Rigenerazione urbana, via libera a norme su ambiti e cambi di destinazione d'uso
Eventuali interventi sui centri storici rinviati alle norme del collegato estivo. La seduta proseguirà giovedì pomeriggio.
03/07/2017Altri due articoli della proposta di legge per la rigenerazione urbana e il recupero edilizio hanno ottenuto il via libera dell’Aula della Pisana. Il Consiglio regionale del Lazio, presieduto per gran parte della seduta dal vicepresidente Francesco Storace, ha approvato le disposizioni per la disciplina degli ambiti territoriali (articolo 3) e le disposizioni per il cambio di destinazione d’uso degli edifici (articolo 4). La seduta è stata aggiornata a giovedì 6 luglio, alle ore 14, per proseguire l’esame della normativa proposta dalla Giunta Zingaretti. L’Aula tornerà comunque a riunirsi domani pomeriggio per trattare due leggi in materia di legittimità dei debiti fuori bilancio.
Gli ambiti territoriali “urbani” di riqualificazione e recupero edilizio potranno essere individuati dai Comuni per consentire, al loro interno, interventi di ristrutturazione edilizia e urbanistica o di demolizione e ricostruzione con una volumetria o una superficie lorda aggiuntiva nella misura massima del 30 per cento. Sono possibili in questi ambiti – e a particolari condizioni – cambi di destinazione d’uso, esclusi quelli per l’apertura di medie e grandi strutture di vendita (come precisato da un emendamento con primo firmatario Daniele Fichera, Psi). Prevista anche la possibilità di delocalizzazioni, con diverse misure – sollecitate dai m5s – per garantire la bonifica delle aree lasciate libere. Come già previsto per i programmi di rigenerazione, sono state inserite premialità aggiuntive del 5 per cento se gli interventi saranno realizzati con concorsi di progettazione.
Dalle disposizioni sugli ambiti territoriali di riqualificazione e recupero edilizio sono esclusi gli insediamenti urbani storici, così come definiti dal piano paesistico territoriale (Ptpr). E questa limitazione ha riacceso la polemica, in particolare del centrodestra e di Pietro Sbardella (Misto) che chiedevano invece delle possibilità di intervento a favore dei centri storici. Argomento che l’assessore regionale Michele Civita ha manifestato la disponibilità ad affrontare, magari con un articolo ad hoc. “Tutti insieme possiamo costruire un’ipotesi di intervento nei centri storici da qui a poche settimane durante il collegato”, ha proposto il capogruppo pd Massimiliano Valeriani.
I Comuni, poi, in forza delle disposizioni approvate con il secondo articolo votato oggi, potranno prevedere nei propri strumenti urbanistici generali interventi di ristrutturazione edilizia, compresa la demolizione e ricostruzione, di singoli edifici con una superficie lorda complessiva fino a 10 mila metri quadrati, con cambiamento di destinazione edilizia tra le categorie funzionali individuate dal testo unico dell’edilizia (art. 23-ter dpr 380/2001), fatta esclusione di quella rurale. Anche in questo caso non è stata consentita l’apertura di medie e grandi strutture di vendita. Negli insediamenti urbani storici (individuati dal Ptpr) e nelle zone omogenee D (insediamenti produttivi) i Comuni potranno limitare gli interventi previsti dall’articolo.
Entro i dodici mesi successivi all’approvazione della proposta di legge sulla rigenerazione, in attesa che i consigli comunali intervengano con delibera sui propri strumenti urbanistici, le disposizioni per il cambio di destinazione d’uso si potranno applicare agli edifici esistenti, legittimi o legittimati, previa richiesta di titolo abilitativo ai sensi del dpr 380/2001. Restano comunque esclusi da questa possibilità gli edifici ricadenti nei consorzi industriali e nei piani degli insediamenti produttivi e nelle zone omogenee D. Nelle zone individuate come insediamenti urbani storici dal Ptpr – ha poi stabilito un emendamento di maggioranza (primo firmatario Fabio Bellini, Pd) – le disposizioni si applicheranno previa autorizzazione della Giunta comunale. La disciplina transitoria, contenuta nell’ultimo comma dell’articolo 4, è stata oggetto di critiche da parte del M5s perché toglierebbe ai comuni che non si affrettassero a deliberare la possibilità di intervenire per un periodo troppo lungo, lasciando ampi margini ai privati.
La seduta si era aperta stamattina con la richiesta da parte del consigliere Antonello Aurigemma al presidente della Regione Nicola Zingaretti per un intervento nei confronti del direttore generale del Policlinico Umberto I, Domenico Alessio. Venerdì in una nota stampa del Policlinico di precisazione a un comunicato stampa di Aurigemma sulle circostanze di un black-out, si parlava di “strumentalizzazione”, di “allarme infondato”, di irresponsabilità, di danno all’immagine e si annunciava la segnalazione di tali comportamenti “alle istituzioni competenti”. Un atteggiamento stigmatizzato da Aurigemma – appoggiato da altri esponenti dell’opposizione – come irrispettoso. Zingaretti è intervenuto alla Pisana e ha definito non consoni i toni utilizzati nel comunicato stampa dell’Umberto I e ha annunciato l’invio di una lettera al direttore del Policlinico “per invitarlo a un maggior rispetto delle prerogative del Consiglio e di coloro che dal Consiglio esprimono degli orientamenti”.
A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio