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Iniziato in Aula l'esame della legge sul diritto allo studio

La riforma prevede il riassetto della governance, semplificazione e nuovi servizi per studenti e specializzandi. Approvati 14 articoli su 29.
04/07/2018
Il Consiglio regionale del Lazio ha iniziato oggi l’esame della proposta di legge n. 28 “Disposizioni per il riconoscimento e il sostegno del diritto allo studio e la promozione della conoscenza nella Regione”. Si tratta di una vera e propria riforma del settore, che prevede innanzitutto la sostituzione di Laziodisu con il nuovo Ente regionale per il diritto allo studio e la promozione della conoscenza (Di.S.Co.). Queste le altre novità contenute nel provvedimento: introduzione del concetto di promozione della conoscenza; potenziamento del raccordo tra università, formazione e inserimento lavorativo; ampliamento dei servizi e delle agevolazioni offerte agli studenti, che verranno estese anche alla popolazione “post-lauream”; istituzione della Consulta regionale per il diritto allo studio e alla conoscenza.

La proposta è stata illustrata in Aula dal vicepresidente della Giunta regionale, Massimiliano Smeriglio, assessore alla Formazione, diritto allo studio, università e ricerca, attuazione del programma e dalla relatrice di maggioranza, scelta dalla nona commissione, Valentina Grippo (Pd). Dopo la discussione generale e l’approvazione di 14 articoli su 29, il vicepresidente Devid Porrello del Consiglio regionale ha aggiornato la seduta a domani, giovedì 5 luglio, alle ore 11 per completare l’esame e votare la legge.

Prima di illustrare i contenuti della proposta di legge, il vicepresidente Massimiliano Smeriglio ha ricordato all’Aula che il provvedimento in esame “viene da lontano, frutto di un lungo lavoro nel corso della decima legislatura in cui è stato oggetto di molti approfondimenti e audizioni nell’allora quinta Commissione”. Un lavoro condiviso tra maggioranza e opposizione che – secondo il vicepresidente della Giunta regionale – ha prodotto “una legge ambiziosa che non vuole solo rispettare quanto la normativa nazionale impone in tema di diritto allo studio, ma che ha anche l’intento di ridisegnare la stessa concezione di welfare studentesco. Una legge che riesca a razionalizzare la spesa pubblica non restringendo gli spazi di partecipazione né depotenziando i servizi offerti ma, anzi, innovando ed ampliando sia i destinatari sia le prestazioni erogate”.

Smeriglio ha poi elencato quelli che per lui sono i punti qualificanti del provvedimento.
  • La promozione di un diritto alla conoscenza, “da intendere come strumento di inclusione sociale, diritto di cittadinanza, partecipazione democratica, empowerment della persona”.
  • L’ampliamento dei destinatari e delle prestazioni, con interventi indirizzati ad arginare la dispersione universitaria; a tutelare le esigenze dei cosiddetti ‘ibridi studentesco-lavorativi’ (dottorandi senza borsa, tirocinio formativo attivo, specializzandi); ad agevolare gli spostamenti dei pendolari tra i Comuni sede degli atenei e quelli limitrofi; a supportare l’inserimento lavorativo, l’informazione e l’orientamento sui percorsi di formazione; a sostenere le attività di socialità e mutuo sostegno promosse e autogestite dagli studenti; a garantire i servizi sanitari per gli studenti fuori sede per poter usufruire di servizi di medicina preventiva, assistenza psicologica e consultori”.
  • Una governance più snella ed efficace: si passerà da tredici a sei figure nella governance centrale e da 38 a soli tre dirigenti interni, a presidio delle articolazioni territoriali, in quella periferica. Una proposta che, fra gettoni di presenza e altri emolumenti, secondo la Giunta porterà a un risparmio di circa 500mila euro annui.
Anche Valentina Grippo, vicepresidente della nona commissione, ha sottolineato l’importanza del lavoro ereditato dalla precedente legislatura, che ha consentito di approvare il testo in commissione in una settimana, con tre sole sedute, di cui una dedicata alle audizioni dei rappresentanti degli studenti. Grippo ha poi messo in evidenza come “questa legge sia molto importante per rendere competitivi i nostri giovani nella loro crescita professionale nazionale ed internazionale e, contestualmente, si mette un primo tassello di un disegno più ampio che è quello della riforma organica di tutto il diritto allo studio”, dalla prima infanzia fino all’università. “Fra le altre cose – ha proseguito Grippo – questa legge cerca di superare le sperequazioni, le differenze che non sono solo di reddito, ma sono anche di situazione familiare, sono anche di provenienza geografica. Su questo, pur mantenendo il principio costituzionale del merito, la legge cerca veramente di garantire parità di accesso a tutti al percorso che vogliono affrontare”.

La discussione generale è stata aperta dall’intervento di Eleonora Mattia (Pd), presidente della nona commissione Lavoro, formazione, politiche giovanili, pari opportunità, istruzione, diritto allo studio. “Questa sul diritto allo studio – ha detto Mattia – è una legge che gli studenti del Lazio aspettano da tantissimo tempo e noi abbiamo il dovere di portarla a compimento consapevoli che il diritto allo studio è un ascensore sociale per i ragazzi. Anzi, oggi è l’unico ascensore sociale che ci è rimasto, perché la scuola è ancora oggi lo strumento del welfare più potente che abbiamo per rimescolare una società immobile in cui, chi nasce povero, povero rimane”. Riguardo ai lavori in commissione, la presidente ha spiegato che “in pochissimi giorni noi siamo riusciti ad incontrare l’assessore Smeriglio che ci ha presentato la proposta, a confrontarci con molte associazioni studentesche e a comprendere quali correttivi adottare, presentare e votare. Non è un caso se tra gli emendamenti adottati troviamo il diritto alla genitorialità, sacrosanto per chi nel percorso degli studi si trova ad avere un figlio e vuole proseguire il proprio percorso nel modo più agevole, ma anche l’opzione tesa ad agevolare la fruizione di alloggi per studenti non soltanto nella capitale, ma anche nei comuni limitrofi, offrendo maggiore flessibilità agli studenti e un’opportunità di entrare in questa economia ai comuni della fascia urbana”, ha aggiunto Mattia.

Favorevoli al provvedimento si sono dichiarate Gaia Pernarella (M5s) e Marta Bonafoni (Lista civica Zingaretti), che hanno partecipato attivamente alla stesura del testo nella scorsa legislatura. “Personalmente, è la prima volta che vedo in un provvedimento accolti tutti gli emendamenti e le proposte provenienti dal gruppo a cui appartengo”, ha dichiarato Pernarella. “Sono certa che questo confronto abbia arricchito la legge di temi che a noi stanno a cuore politicamente – ha aggiunto – e abbiamo lavorato molto, anche visitando le residenze, incontrando gli studenti, cercando di capire in prima persona quali fossero effettivamente i servizi di cui hanno bisogno”. Pernarella ha poi elencato alcune delle proposte del suo gruppo che sono state accolte nel testo: l’assistenza sanitaria agli studenti fuori sede; l’inserimento dei criteri per la scelta dei consiglieri d’amministrazione; l’elezione a suffragio universale del rappresentante degli studenti all’interno del consiglio d’amministrazione. Per Marta Bonafoni “la legge affronta un passaggio fondamentale, cioè detta una visione di sistema laddove, invece, fino a oggi, la legge sul diritto allo studio aveva tappato i buchi, rincorso le emergenze, fatto molto spesso male. È una legge innanzitutto strumento di inclusione e cittadinanza, perché la cittadinanza, per essere esercitata a pieno, ha bisogno di essere consapevole, di conoscere. È una legge che racconta di una società potenzialmente più equa, di un sistema di sviluppo migliore, basato sulla qualità e non soltanto sulla quantità”.

Il consigliere Giuseppe Cangemi (gruppo misto) ha annunciato che il voto del suo gruppo alla legge dipenderà dall’esito dell’attività emendativa. In particolare, Cangemi ha auspicato modifiche a sostegno del diritto allo studio per le persone in stato di detenzione, perché “sarebbe un grande segnale di civiltà, di attenzione, di rispetto, di educazione, ma soprattutto proprio di amministratori attenti a non lasciare nessuno indietro”. Per Marietta Tidei (Pd) la proposta di Cangemi “potrebbe essere un punto assolutamente qualificante di questo provvedimento, già comunque assolutamente d’orgoglio per quest’Aula”.

Massimiliano Maselli (Nci), nel corso del suo intervento, ha criticato l’esiguità delle risorse finanziarie previste per questa legge. “Rispetto a tutti gli oneri previsti dalla proposta, parliamo di 30 milioni di euro, abbiamo 11 milioni di entrate. Una cifra totalmente insufficiente se vogliamo garantire un diritto allo studio serio e degno di questa città e degno di questa Regione”, ha spiegato Maselli. Per Antonello Aurigemma (FI) si tratta di “una proposta di legge che aspettavamo da tempo. Abbiamo presentato degli emendamenti, che siamo convinti possano essere propositivi nel cercare di migliorare lo scopo e l’obiettivo di fare una riforma sul diritto allo studio che possa consentire non solo di formare i nostri giovani studenti, ma anche di dare loro l’opportunità e la possibilità di trovare un’occupazione una volta finito il loro percorso di studio”. Pasquale Ciacciarelli (FI) ha lamentato una scarsa tutela dei territori più periferici sia in termini di governance che di rappresentanza.

Una critica al provvedimento è arrivata anche da Stefano Parisi (Lazio 2018), che ha auspicato un maggiore coinvolgimento dei privati. “Sicuramente è positiva la partecipazione, la trasparenza, però siamo fortemente convinti che il pubblico non può fare tutto, penso che debbano contribuire a questo obiettivo, che è un obiettivo pubblico, sia i soggetti pubblici che i soggetti privati. Anzi, io penso che i soggetti privati possano fare molto da questo punto di vista”, ha detto Parisi. Per Giancarlo Righini (FdI) si tratta “nel complesso, di un provvedimento importante e significativo, con riferimento alla rivisitazione della governance, che trova finalmente una definitiva risposta nella partecipazione degli studenti”. Su questo punto però Righini ha espresso “perplessità forti in ordine al suffragio universale per l’organo di rappresentanza, che ovviamente, come nelle università, sarebbe il caso che fosse di secondo livello”. Orlando Angelo Tripodi (Lega) è intervenuto per sottolineare che a suo avviso ci sono alcune lacune nella proposta di legge: “Mancano delle situazioni particolari, soprattutto in merito ad alcune disabilità, alla formazione sportiva di livello, alla rappresentanza degli studenti di tutte le università”. A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio

Ufficio Stampa