I biodistretti sono organizzazioni nate spontaneamente negli anni scorsi. Ce ne sono 30 in tutta Italia, di cui 2 nel Lazio (a Viterbo e Frosinone) e uno attualmente in formazione nella zona di Fiumicino e Cerveteri. Si tratta – nella definizione che dà la nuova legge del Lazio - di un’area geografica omogenea con vocazione all’agricoltura biologica, dove i vari soggetti che operano nel settore “stringono un patto di solidarietà – si legge nella relazione – per la gestione sostenibile del territorio, partendo proprio dal modello biologico di produzione e consumo”. In pratica sI mettono in rete amministrazioni locali, produttori, consumatori per promuovere un modello di sviluppo ecosostenibile. Con questa legge, la prima in tutta Italia, si prevedono le forme in cui può nascere ed essere gestito un biodistretto, le forme di intervento regionale, attraverso l’istituzione di un fondo specifico.
La Regione individua e riconosce i diversi biodistretti, secondo una serie di parametri precisi (la presenza preponderante di sistemi di coltivazione, allevamento e trasformazione alimentare a carattere biologico, la qualità ambientale del territorio, l’identità storica e territoriale omogenea, la presenza di zone paesagisticamente rilevanti). A promuoverne l’istituzione è un comitato costituito fra gli enti locali e i soggetti rappresentativi del sistema economico e sociale che operano nella zona. L’istituzione viene proposta alla Giunta regionale, che, inoltre, approva il piano elaborato dal soggetto gestore. Il piano deve contenere gli obiettivi da raggiungere, i progetti messi in campo per l’uso razionale ed ecosostenibile delle materie prime e delle risorse energetiche, gli interventi per ridurre l’uso di fitofarmaci e fertilizzanti chimici, gli interventi per il recupero ambientale. Ha validità triennale, ma è articolato in programmi annuali, ai quali la Regione contribuisce, con modalità definite da una specifica delibera di Giunta. Viene, infine, istituito un fondo per la promozione dei biodistretti, per realizzare studi di settore, azioni informative e di educazione alimentare, partecipazione a concorsi o fiere, diffusione di conoscenze scientifiche, pubblicazioni e siti web.
Entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge, la Giunta regionale, sentite le commissioni consiliari competenti, adotterà un regolamento che dovrà contenere i criteri per individuare i soggetti che possono far parte del biodistetto, le modalità per l’elaborazione dei programmi annuali, le modalità per l’erogazione dei contributi previsti e per i controlli sull’utilizzazione dei contributi stessi. Per ciascuna delle annualità 2020 e 2021 sono stanziati 150mila euro per la parte corrente e 200mila per gli interventi in conto capitale.
Prima dell’approvazione della legge sono stati discussi 21 ordini del giorno collegati alla legge stessa. Ne è stato approvato soltanto uno, presentato da Silvia Blasi (M5s), sulla semplificazione delle procedure per la definizione delle graduatorie dei bandi legati al Programma di sviluppo rurale.
Enrico Panunzi (Pd) ha annunciato il voto a favore della maggioranza manifestando “viva soddisfazione per la prima legge in Italia su questo tema, una legge che dà la possibilità di vedere in maniera diversa il rapporto fra produzione e consumo”.
In apertura della seduta, il Consiglio regionale ha osservato un minuto di silenzio in ricordo del sindaco di Rocca di Papa, Emanuele Crestini, morto dopo l’esplosione avvenuta nel palazzo del Comune in seguito a una fuga di gas.