Iniziato in Consiglio l'esame della riforma del sistema integrato di educazione e istruzione per l'infanzia
Il testo è stato illustrato in Aula da Eleonora Mattia, presidente della nona commissione, e dall’assessora Alessandra Troncarelli. Conclusa anche la discussione generale.
08/07/2020Il Consiglio regionale del Lazio ha iniziato oggi l’esame della proposta di legge regionale n.99 (“Disposizioni in materia di sistema integrato di educazione e istruzione per l’infanzia”), primi firmatari Eleonora Mattia e Salvatore La Penna del Partito democratico. Si tratta di un provvedimento di riordino del settore, a quarant’anni dall’ultima legge di sistema, in attuazione del decreto legislativo n. 65 del 2017 e, conseguentemente, della legge 13 luglio 2015, n. 107 (cosiddetta ‘buona scuola’). La proposta di legge è stata illustrata in Aula da Mattia, presidente della nona commissione (che l’ha votata all’unanimità) e da Alessandra Troncarelli, assessora regionale alle Politiche sociali, Welfare ed Enti locali. Conclusa anche la discussione generale, il presidente Mauro Buschini ha annunciato che l’esame dei 60 articoli e delle circa 300 proposte emendative (inclusi i subemendamenti) inizierà mercoledì 15 luglio.
“Oggi – ha detto
Eleonora Mattia – discutiamo di un provvedimento che riordina il sistema integrato di educazione e istruzione per l’infanzia, che ha come prima finalità quella di garantire alle bambine e ai bambini pari opportunità di educazione, istruzione, cura, relazione al gioco, superando le diseguaglianze, le barriere territoriali, economiche, etniche e culturali, oltre alla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei genitori, la promozione della qualità dell’offerta educativa e della continuità tra i servizi educativi e scolastici e la partecipazione delle famiglie”. Dopo aver ricordato che la proposta di legge n. 99 “rinnova un sistema vecchio di quarant’anni”, Mattia ne ha elencato i punti salienti: “Tra le finalità abbiamo fortemente voluto la continuità del percorso educativo e scolastico; si è dato un nuovo ruolo di protagonisti alle famiglie; abbiamo puntato a garantire la qualità del servizio; è inoltre presente un focus sulla qualità dell’offerta educativa attraverso la qualificazione universitaria del personale educativo e docente e la promozione dell’ecosostenibilità delle strutture tramite contributi straordinari ai Comuni”. Tra le novità introdotte dalla nuova normativa, Mattia ha citato anche la sperimentazione relativa all’apertura notturna e festiva dei servizi “soprattutto per le lavoratrici e i lavoratori”.
Alessandra Troncarelli ha iniziato il suo intervento con un riferimento all’emergenza da coronavirus: “Il servizio socio-educativo è un servizio fondamentale, parliamo della fascia più piccola, la fascia che soprattutto durante il Covid ha sentito e risentito maggiormente del lockdown”, ha detto l’assessora. “Come Regione – ha aggiunto – anche durante questi mesi abbiamo cercato di stare al fianco di tutti gli asili nido, pubblici, privati, convenzionati, accreditati, autorizzati, perché è un mondo molto variegato, ma che ha un obiettivo comune che è quello di dare un insegnamento fin da zero mesi”. Entrando nel merito delle disposizioni, Troncarelli ha detto che “vengono disciplinati per la prima volta il nido domestico, le cosiddette ‘Tagesmütter’, lo spazio gioco, i centri per bambini e famiglie come luoghi che favoriscono il supporto e l’orientamento alla genitorialità. Parliamo di servizi sperimentali in natura, servizi sperimentali in orario notturno, in giorni festivi, sempre perché il nostro obiettivo è non solo garantire l’istruzione e l’accesso dei più piccoli ai servizi, ma anche per andare incontro alle esigenze delle famiglie”. Troncarelli si è poi soffermata in particolare sull’articolo che riconosce al bambino e quindi alla famiglia, nel momento in cui siano presenti delle disabilità, la possibilità di costruire il proprio Piano individuale assistenziale, utilizzando il budget di salute riferito al bambino.
La discussione generale è stata aperta da
Roberta Lombardi, presidente del gruppo consiliare del Movimento 5 stelle, che in commissione aveva emendato molti articoli. “Oggi iniziamo a esaminare una proposta di legge molto importante – ha detto – che ha richiesto un lavoro molto accurato da parte della nona commissione. In questa legge si parla di educazione e di istruzione nella prima fase di vita di un bambino, la fascia 0-6 anni, il momento fondamentale e più delicato dello sviluppo della personalità di ogni minore e quindi dell’adulto che diventerà”. Lombardi ha poi elencato una serie di novità presenti nella proposta di legge: “I nuovi servizi educativi come le Tagesmütter e quelli relativi alla cosiddetta outdoor education; le norme per l’inclusione e l’integrazione dei bambini diversamente abili nel contesto sociale; la realizzazione di un sistema di tutele di bambini dal rischio di abusi e maltrattamenti da parte degli adulti; i servizi educativi nei luoghi di lavoro, che vanno incontro alle esigenze dei genitori, nel pieno spirito della parità del mondo del lavoro tra uomo e donna; la nuova figura del coordinatore pedagogico e la ridefinizione dei ruoli dei Comuni, delle Asl e della Regione”.
A seguire, ci sono stati altri sette interventi, a cominciare da
Antonello Aurigemma (Fratelli d’Italia), che ha auspicato di trovare un consenso “almeno su un obiettivo comune, che è quello della tutela, dell’educazione, del rispetto e dell’istruzione dei bambini che noi portiamo all’interno dei luoghi preposti e autorizzati al loro controllo”. Aurigemma ha però criticato la maggioranza per i numerosi emendamenti presentati per l’Aula.
Marta Bonafoni (Lista civica Zingaretti) ha sottolineato il lavoro svolto dalla nona commissione, “riaperta durante la crisi Covid proprio per capire come ripensare, laddove è necessario, quello che stavamo scrivendo e che oggi ci apprestiamo a votare. Abbiamo provato ad innovare – ha detto – e su questo troverete l’unica attività emendativa che proporrò all’Aula, non da sola, insieme alla presidente, sulla cosiddetta ‘educazione all’aperto’, che non è semplicemente educazione in natura; in qualche maniera una comunità educante che vede anche nella città un soggetto attivo, operativo, capace di far crescere con quei bambini l’intera comunità”.
Paolo Ciani (Centro solidale-DemoS) ha detto che “riuscire a portare nella nostra Aula oggi questa legge sia un grande risultato, perché il tema del sistema integrato di educazione e di istruzione per l’infanzia apre a nuovi scenari. Penso a una società che è profondamente cambiata, a nuove attenzioni e al pieno recepimento dei diritti dei piccoli. In questo senso ringrazio chi ha lavorato con tenacia alla costruzione e all’arrivo di questa legge in Aula, perché ritengo che dare strumenti nuovi in un mondo che è cambiato può essere una grande occasione per costruire meglio e per dare grande aiuto e sostegno alle famiglie in un rinnovato rapporto”.
Massimiliano Maselli (FdI) ha prima detto che la proposta di legge “sotto il profilo del riordino normativo sicuramente raggiunge un risultato”, poi però ha criticato l’eccessivo numero di articoli. “Apprezzo lo sforzo che sicuramente ha fatto la commissione – ha detto – però la capacità secondo me del legislatore si distingue in vari ambiti e tra questi non può mancare la capacità e l’abilità quando si legifera di contenere tutto non dico in pochi articoli, ma sicuramente in una proposta di legge 60 articoli sono troppi, se tali rimangono”. Maselli (come Aurigemma) ha anche criticato l’elevato numero di emendamenti presentati dagli stessi proponenti della legge che, a suo avviso, comporteranno modifiche sostanziali e ha proposto di interrompere l’esame del provvedimento: “Non abbiamo urgenza di approvare questa proposta di legge. Secondo me, un nuovo confronto potrebbe colmare le lacune e migliorare il testo per approvare una legge più sintetica, più efficace e certamente migliore di quella che, invece, sarebbe approvata se rimanessimo fermi a questo testo”.
Fabrizio Ghera (FdI), nel corso del suo intervento, ha messo in evidenza la questione delle difficoltà che hanno molte famiglie in cui lavorano entrambi i coniugi, “che impone un ragionamento non solo dal punto di vista della parte educativa ma anche da quello sociale”. Ghera ha anche parlato del rapporto numerico tra bambini e operatori che – a suo avviso – in alcune proposte risulterebbe eccessivamente penalizzante per gli operatori privati.
Daniele Ognibene (Leu) ha parlato di una “buona legge, con alcuni punti veramente innovativi e interessanti, che colgono anche nel segno rispetto all’impostazione che, invece, a livello nazionale si sta dando al tema dell’educazione. Parlo per esempio del tema del coordinatore e del coordinamento pedagogico, della centralità del progetto educativo, cioè punti che colgono nel profondo uno dei temi forse meno affrontati dal punto di vista politico in materia di educazione. Da questo punto di vista sono convinto che, discutendo questa legge, avremo modo di approfondire alcuni temi e di metterli al centro del dibattito”.
Opinione condivisa da uno dei due proponenti,
Salvatore La Penna (Pd), il quale ha anche ribadito che “questa legge interviene a riordinare, a risistemare il quadro di un settore che si è profondamente modificato nel corso degli anni, anche rispetto alle ultime vicende che hanno colpito tutti noi con il Covid e con la pandemia. Per cui, è una legge che si è fatta in itinere e in itinere ha anche influito sui cambiamenti, sulle modifiche nelle prassi, negli atteggiamenti, nei comportamenti, nella mentalità che quello che abbiamo vissuto negli ultimi mesi ha comportato. Quindi, vi era bisogno di una risistemazione del quadro legislativo, una risistemazione che prevedesse anche di inserire finalmente nel testo della legge esperienze che negli anni sono andate avanti, sono cresciute con più o meno spontaneismo e che adesso possono trovare un quadro normativo di riferimento”.
Nella sua replica, da relatrice del provvedimento,
Eleonora Mattia ha spiegato i motivi che hanno spinto a presentare altri emendamenti in Aula: “Il motivo dei quaranta emendamenti fatti dalla maggioranza e a mia firma deriva dal fatto che ci sono state delle segnalazioni nell’analisi tecnico-normativa che tutti voi avete potuto visionare. Inoltre, voglio ricordare che la proposta di legge è stata approvata in Commissione prima del Covid, che come sappiamo ha modificato tantissime cose. Quindi, ci siamo sentiti di apportare alcuni piccoli aggiustamenti”. Infine, Mattia ha ricordato che approvando questa legge il Lazio sarebbe la prima regione in Italia a dare attuazione al decreto legislativo n. 65/2017 e si è detta disponibile ad accettare tutti i suggerimenti dell’opposizione, “perché è una legge che mette al centro i diritti delle bambine e dei bambini, e su questi temi non dobbiamo dividerci, anzi credo che dobbiamo costruire il futuro insieme”.
A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio