Donne e mafie: più azioni forti per la legalità
Un confronto tra donne e istituzioni del Lazio e della Calabria, promosso dalla Consulta Femminile Regionale del Lazio per le Pari Opportunità, per dare continuità ad un rapporto di scambio e di collaborazione tra organismi politici, scuole e associazioni di queste due regioni, legate negli ultimi anni dal filo rosso dei traffici mafiosi, droga innanzitutto, ma anche da strategie comuni di intervento e contrasto alla criminalità organizzata. I lavori del convegno odierno presso la Regione Lazio “Contro il crimine, le mafie, le droghe – Lazio e Calabria a confronto” sono stati aperti dalla presidente della Consulta,
Donatina Persichetti, che ha portato i saluti del presidente del Consiglio regionale,
Guido Milana, del presidente della Regione,
Piero Marrazzo, e del ministro
Giorgia Meloni.
Angela Napoli, della Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia, ha così affrescato il quadro attuale della situazione:
“I boss di grosso calibro sono stati assicurati alla giustizia, ma intanto la 'ndrangheta ha assunto una specificità tutta sua, si è vestita di perbenismo e modernità, penetrando nell'economia legale, anche di regioni come il Lazio. Dal punto di vista femminile - ha aggiunto -,
c'è da dire che le donne appartenenti alle cosche purtroppo non hanno sempre un ruolo attivo di contrasto, tranne alcuni encomiabili episodi di coraggio e di riscatto. Capita anzi sovente che, con i mariti e i figli in galera, siano proprio le donne a prendere le redini dell'organizzazione criminale. Bisogna quindi sapersi riappropriare del ruolo della donna per incidere nel contrasto alla criminalità organizzata, facendo leva sull'attitudine tutta femminili al dialogo, ad azioni di coraggio, a gesti di lealtà, alla capacità di guardare al di là di steccati ideologici o politici”. In Parlamento, insieme ad Angela Napoli, siede un'altra donna-simbolo della lotta alle mafie,
Maria Grazia Laganà, vedova di Francesco Fortugno. Come appare, dai palazzi delle istituzioni, la “questione calabrese”?
“La Calabria - ha spiegato l'onorevole Laganà –
purtroppo ancora non ha raggiunto quel livello tale per scrollarsi di dosso la piaga della 'ndrangheta. La famiglia gioca un ruolo fondamentale nella struttura capillare delle 'ndrine: finanche i matrimoni all'interno delle cosche assumono un significato 'militante'. Dal mio punto di vista, essere stata colpita negli affetti, in prima persona, ha fatto diventare per me la lotta alle mafie una ragione di vita. E ho capito meglio la specificità delle donne della 'ndrangheta: in pratica, tutta la tenacia, il senso di responsabilità, il riserbo tipici delle donne del Sud vengono messi al servizio dei traffici criminali. E il peggio è che spesso si convincono dell'inevitabilità della 'ndrangheta, pensando di non commettere nulla di male, ma anzi di preservare i propri valori di appartenenza”. Affidato alla presidente della commissione consiliare regionale 'Sicurezza, contrasto all'usura, integrazione sociale e lotta alla criminalità',
Luisa Laurelli, il compito di tratteggiare i rischi per una regione come il Lazio di confrontarsi sempre più spesso con fenomeni criminali precedentemente estranei al Centro Italia.
“Il Lazio non è immune dal virus delle mafie: è irresponsabile chi afferma il contrario - ha esordito -.
La cartina di tornasole per capire l'entità di questo fenomeno è la mappa dei beni confiscati: il litorale, il sud pontino, la stessa città di Roma, dove si concentra l'inteligence criminale, dove passano i grandi appalti, dove arrivano le grandi partite di droga. In Consiglio regionale, in principio, ho avuto non pochi problemi a far passare l'idea che anche il Lazio fosse una regione con ampie fette di illegalità sul proprio territorio. Oggi, le tante iniziative intraprese, i maggiori stanziamenti per la sicurezza, il costante lavoro della nostra Commissione hanno portato a discutere seriamente e ad affrontare severamente episodi criminali sul nostro territorio e i dati sulla costante crescita dello spaccio e dell'uso di droga”. Denominatore comune di tutti gli interventi il forte appello di tutti i relatori alle numerose scolaresche romane presenti a non usare “per nessun motivo al mondo” sostanze stupefacenti, sia per evidenti ricadute negative sul fisico e sulla psiche, sia per non rimpinguare le casse delle mafie.
Dei legami tra droga e criminalità ha parlato poi
Orfeo Notaristefano, giornalista e scrittore, che ha anche portato il saluto del senatore Giuseppe Lumia, componente della Commissione parlamentare antimafia:
“Le morti per droga sono tante, ma non è solo dal numero di morti che si può comprendere la devastazione creata dall'uso di cocaina e di altre droghe. La 'ndrangheta ha un giro di 36-40 miliardi di euro all'anno movimentando oltre 400 tonnellate di cocaina. Una massa enorme di denaro che consente grandi liquidità alla malavita da investire in altre attività apparentemente lecite. Le donne delle mafie a volte sono organiche all'organizzazione rivestendo ruoli anche importanti. Il 'mostro 'ndrangheta' è infatti organizzato orizzontalmente e non ha struttura piramidale. Ma desidero evidenziare anche che le donne dell'antimafia sono tante, luminose punto di riferimento. Sono tante le donne, raccontate anche in romanzi e film di successo, che hanno fatto il salto dalla nostra parte, dalla parte della legalità”. Notaristefano ha poi ricordato che la Regione Lazio, guidata da Piero Marrazzo, si è costituita parte civile in tutti i processi di mafia, promuovendo iniziative per l’affermazione della cultura della legalità, e partecipando a eventi nel proprio territorio e in altre regioni.
“Con Marrazzo infatti eravamo giovedì scorso a Casal di Principe, alla manifestazione in ricordo di don Peppe Diana, il sacerdote ucciso dal Clan dei casalesi il 19 marzo 1994”. Le conclusioni dei lavori sono state affidate alla presidente della Consulta,
Donatina Persichetti:
“In questa giornata densa di contenuti, ringrazio prima di tutti i ragazzi presenti. Siamo ancora nel mese di marzo, mese dedicato alle donne, e questa manifestazione di oggi ci tocca di più al cuore perché ci porta ad educare e a educarci alla legalità. Dalla crisi economica e di valori va tratta l'energia a reagire proiettandoci verso la positività. Agire su alcuni fattori: la democrazia, attraverso la partecipazione; il ruolo delle donne, che è stato tralasciato per troppo tempo; incidere sulle istituzioni, e lo stiamo facendo con un protocollo d'intesa con il ministero della Pubblica Istruzione. C'è bisogno di unirci come donne, non spezzettarci vanificandone l'azione. Da qui partiamo per azioni concrete in ogni luogo e settore”. Gaetano Orticelli
Addetto Stampa Consiglio regionale del Lazio