Targhe di riconoscimento agli archeologi della ''Tomba dell'Aryballos sospeso''
Il presidente Leodori rende omaggio agli autori della sensazionale scoperta di Tarquinia.
15/10/2013 - Il presidente Daniele Leodori, a nome di tutto il Consiglio regionale del Lazio, ha consegnato un riconoscimento ufficiale alla equipe che ha portato a termine la scoperta della "Tomba dell'Aryballos sospeso" (un unguentario), all'interno del tumulo della Regina, nell'area della Doganaccia a Tarquinia, patrimonio dell'Unesco. Le targhe di riconoscimento sono state consegnate, nello specifico: al sovrintendente per i beni archeologici dell'Etruria meridionale, Alfonsina Russo; all'archeologa e alle restauratrici della sovrintendenza per i beni archeologici dell'Etruria meridionale, Maria Gabriella Scapaticci, Antonella Di Giovanni, Maria Angelini; al docente di etruscologia dell'università degli studi di Torino, Alessandro Mandolesi; all'archeologa dell'Universita' degli studi di Torino, Maria Rosa Lucidi.
"Questa giornata - ha dichiarato Leodori - rappresenta per noi un riconoscimento al lavoro silenzioso portato avanti, in tutti questi ultimi anni da un equipe di archeologici che ha trovato un reperto unico al mondo, a cui anche la stampa internazionale ha dato rilevanza, dimostrando quanto il nostro territorio sia apprezzato e quanto possa dare alla cultura a livello mondiale".
Il rinvenimento risale al 21 settembre scorso, nel corso della sesta campagna di scavo, cominciata nel 2008, del Tumulo della Regina
di Tarquinia. "Una scoperta - ha proseguito Leodori - che può generare un indotto turistico importante".
Si tratta di una tomba degli inizi del VI secolo a.C., situata a poca distanza dal monumento principale, che domina, insieme al gemello Tumulo del Re, nel cuore della vasta necropoli dei Monterozzi. I due monumentali tumuli controllano la via che conduce al mare e agli approdi costieri.
L'accesso alla tomba, al centro del tumulo, si trova ad una profondità di quasi 3 metri. La camera funeraria, scavata nella roccia, presenta un ingresso ad arco ribassato e una copertura a volta. Un monumentale lastrone alto 2 metri e largo quasi 1 metro sigillava l'ingresso.
All'interno ci sono due letti funerari scavati nella roccia. Su quello di sinistra c'era uno scheletro, probabilmente di una donna sui 35-40 anni, deposta con ricchi ornamenti e oggetti personali, fra cui una raffinata pisside in lamina di bronzo decorata a sbalzo con motivi di tradizione orientale. Sulla banchina di destra c'erano le ceneri di un uomo, il marito o il figlio. Sulla parete di fondo, ancora appeso ad un chiodo, c'era un "Aryballos" dipinto (unguentario) di tipo greco-corinzio. Questa particolarità ha indotto gli scopritori a denominare il sepolcro: "Tomba dell'Aryballos sospeso".