Convegno su federalismo e riforme in Consiglio regionale
Studiosi e personalità della politica riuniti in sala Mechelli per fare il punto della situazione.
"Le regioni e la riforma costituzionale tra federalismo e partecipazione dei cittadini" è il titolo del convegno tenutosi il 5 dicembre 2013, nella Sala Mechelli del Consiglio regionale del Lazio, via della Pisana 1301 : l'appuntamento era dedicato all'approfondimento dei risultati della Commissione per le Riforme costituzionali (i cosiddetti 'Saggi'), alla luce anche dell'esito della consultazione on line della Presidenza del Consiglio dei ministri 'Partecipa.gov', con cui 200mila cittadini hanno espresso la propria opinione su alcuni punti della proposta di riforma. Ma inevitabilmente i lavori sono stati condizionati dall'importante sentenza con cui ieri la Corte Costituzionale ha bocciato la legge elettorale in vigore attualmente, per quel che riguarda il premio di maggioranza e le liste "bloccate".
Il presidente del Consiglio regionale Leodori ha introdotto i temi caldi del dibattito, in primis la necessita' di riforma del titolo V e l'incapacita' delle attuali forze politiche a realizzarne una condivisa; i nodi principali sono, a suo avviso, il rapporto Stato-regioni e il troppo alto rapporto ancora esistente tra rappresentanti e rappresentati, gia' corretto in altre democrazie europee alle cui esperienze di riforma positivamente concluse occorre ispirarsi. Il consigliere segretario Petrangolini ha poi sottolineato la richiesta di cambiamento e soprattutto di risposte concrete che proviene dalla cittadinanza e si evidenzia anche grazie a strumenti come il sondaggio online partecipa.gov, da cui emergono consensi molto alti per temi quali il superamento del bicameralismo e la riforma delle autonomie locali.
Il prof. Guzzetta, dell'università di Roma Tor Vergata, ha sottolineato il carattere "surreale" di questo dibattito, dopo la sentenza di ieri che di fatto delegittima, a suo modo di vedere, l'attuale Parlamento dal progettare una qualsivoglia riforma del sistema elettorale che non sia un puro e semplice ritorno al proporzionale o al limite una riproposizione del previgente "Mattarellum"; a cio' si aggiunga che in tale situazione anche le regioni vedono messo in crisi il loro assetto, nella misura in cui le rispettive leggi elettorali prevedano un premio di maggioranza. "Possiamo porci il problema del Senato federale senza aver prima le idee chiare sul modello di regionalismo che deve esserne alla base?": questo e' il quesito fondamentale che si pone Stelio Mangiameli, dell'università di Teramo, che sottolinea come negli anni recenti si sia passati dal tema dell'attuazione del titolo V a quello della sua riforma quasi senza soluzione di continuita', ed ora vi si sovrapponga il tema delle riforme costituzionali. La verita', a suo parere, e' che la scelta maturata negli ultimi anni in nome dell'elezione diretta delle piu' alte cariche istituzionali svaluta il ruolo della rappresentanza sia a livello locale che nazionale. Damien Lanfrey ha illustrato, quindi, i risultati del sondaggio "partecipa.gov", sottolineando come sia emersa da esso un'esigenza di semplificazione, prima ancora che di risparmio.
La parola è passata poi a Luciano Violante, membro della Commissione per le riforme costituzionali, che ha affermato che la sentenza di ieri ha bocciato solo due punti della vigente legge elettorale e non impedisce affatto al Parlamento di adottarne una nuova; a suo avviso, il problema al fondo di tutto sta nel fatto che in questi anni alle critiche contro la politica questa ha risposto non migliorando i servizi ai cittadini, ma rinunciando ad offrirne, in cambio di una riduzione dei costi. Forse invece la strada da percorrere era esattamente quella opposta. Stefano Ceccanti, altro membro della commissione dei cosiddetti "saggi", ha argomentato le critiche al bicameralismo "ripetitivo", come lo ha definito, con due motivi: l'eccessivo carico di contenzioso Stato-regioni sulla Consulta, in mancanza di un Senato federale, e la differenza nel comportamento elettorale tra i 18-24enni e le altre fasce di eta', che determina una difficile governabilita' in un sistema a bicameralismo perfetto.
Il vicepresidente del Consiglio regionale Storace ha invitato a riflettere sul connubio tra alte percentuali di astensionismo e premio di maggioranza, che altera del tutto il gioco democratico; in questo senso la sentenza di ieri mette il dito nella piaga e anche le regioni dovranno trarne le dovute conseguenze, compreso il Lazio. Dopo l'intervento dell'ass. regionale agli enti locali Ciminiello, ad illustrare le grandi linee di una pl regionale di riforma delle autonomie locali, la parola è passata al prof. Clementi, membro anch'egli della Commissione per le riforme e docente dell'universita di Perugia, che ha affermato che la sentenza di ieri capovolge del tutto l'ordine delle priorita', che fino a ieri era "riforma del titolo V-riforma del bicameralismo-legge elettorale"; a questo punto, occorre, a suo avviso, decostituzionalizzare le province, come prima cosa.
Dopo l'intervento del sindaco di Velletri, ha parlato la prof.ssa Nicotra, un'altra dei "saggi", per la quale la riforma necessaria comporta il superamento del bicameralismo perfetto in favore dell'adozione di una camera che sia portatrice delle istanze dei territori ma non debba dare la fiducia al governo; la Consulta ha invertito l'ordine delle priorita', da questo punto di vista. Con due camere differenziate in tal modo, si potrebbe anche pensare a leggi elettorali diverse per le due. Solo in seguito si potra' metter mano alla riforma del titolo V, con maggiore distinzione tra legislazione e amministrazione.
Per Gianluca Passarelli, dell'università "La Sapienza", la riforma e' necessaria e deve andare in una direzione maggioritaria; la sentenza della Consulta ha un carattere eminentemente politico. Favara, presidente della prima commissione consiliare, ha portato il suo impegno a far arrivare quanto prima in Aula le due pp.l. sulle comunita' montane e quella di Giunta sui piccoli comuni. Sterpa, vicesegretario generale della Regione, ha evidenziato il tema della lentezza e nel peggiore dei casi dell'incapacita' delle regioni a operare negli spazi loro assegnati dal titolo V, con conseguente rioccupazione dei suddeetti spazi da parte statale.
Bruno Manzi, presidente di Legautonomie, ha sottolineato l'importanza della stabilita' normativa ai fini del buon funzionamento di un sistema istituzionale e si è chiesto se il sistema proporzionale non sia piu' adatto a questo paese. Infine Donato Robilotta, presidente del Cal, prima di lasciare la parola agli amministratori locali, ha richiamato l'importanza dell'organismo da lui presieduto, ai fini dello scopo di far sentire la voce delle comunità locali su un tema che interessa loro da vicino come la riforma dell'assetto istituzionale e costituzionale della Repubblica. A coordinare i lavori, Massimiliano Valeriani, vicepresidente del Consiglio; Teresa Petrangolini, Gianluca Quadrana e Giuseppe Simeone, consiglieri segretari dell'Ufficio di presidenza del Consiglio regionale del Lazio.