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In Consiglio regionale seduta dedicata all'emergenza rifiuti nel Lazio

Richiesta dai gruppi di centrodestra, la discussione iniziata oggi proseguirà mercoledì 26 novembre.
Foto di Alessandro Antonelli.20/11/2019
Il Consiglio regionale del Lazio si è riunito oggi per una seduta dedicata al tema dell’emergenza rifiuti nella Regione, chiesta dai gruppi di centrodestra. La discussione proseguirà mercoledì 27 novembre a partire dalle ore 10.

“Le motivazioni per cui abbiamo richiesto questo Consiglio straordinario sono evidenti”, ha esordito Massimiliano Maselli (FdI), primo firmatario della richiesta. “Questa Regione è in una totale emergenza da tempo. I dati li conosciamo tutti quanti. La situazione della città di Roma è sotto gli occhi di tutti, una situazione che rischia di comportare una serie di danni, penso all’allarme che hanno lanciato i pediatri sulla salute dei bambini. E si tratta di una emergenza che non è dettata da fattori imprevedibili, ma da una serie di scelte che la politica doveva fare e che fino a oggi non sono state fatte. Mi riferisco alla Giunta regionale, ma anche alla Città metropolitana e al Comune di Roma”, ha aggiunto Maselli. Il Consigliere di Fratelli d’Italia ha poi detto che sarebbe stato più opportuno discutere il Piano rifiuti, “su cui siamo in grave ritardo e mi auguro che l’assessore ci possa tranquillizzare sui tempi di approvazione da parte della Giunta. Vogliamo capire qual è l’orientamento della maggioranza e le scelte che si vorranno fare. In questo Consiglio straordinario possiamo anticipare il confronto”. Maselli ha concluso il suo intervento con un auspicio: “La stagione dello scaricabarile deve finire – ha detto – dobbiamo fare delle scelte, noi porteremo il nostro contributo, ma le scelte principali devono farle chi governa la Regione e la città di Roma. Il fallimento di chi governa questa città è sotto gli occhi di tutti”.

Per la Giunta regionale è intervenuto Massimiliano Valeriani, assessore alle Politiche abitative, Urbanistica, Ciclo dei Rifiuti e impianti di trattamento, smaltimento e recupero. “Nelle scorse settimane abbiamo registrato nuove difficoltà nella raccolta dei rifiuti a Roma, in particolare nei pressi di scuole e strutture sanitarie”, ha detto Valeriani. “Il presidente Zingaretti ha scritto alla sindaca Raggi, senza avere ancora nessuna risposta, per chiedere che il Comune rispetti gli accordi presi, che sono alla base dell’ordinanza di luglio, con la quale abbiamo messo a disposizione impianti che hanno garantito una ricettività di rifiuti maggiore del fabbisogno di Roma”, ha spiegato l’assessore, precisando poi che “l’ordinanza doveva scadere a fine settembre, è stata prorogata fino al 15 ottobre per permettere di chiudere accordi con Abruzzo e Marche”. Valeriani ha più volte ribadito che “La Regione ha fatto in pieno la sua parte, ma i problemi restano irrisolti: nessun tritovagliatore mobile è stato noleggiato, quello di via dei Romagnoli è partito in ritardo, non sono state individuate le aree di trasferenza, manca il piano industriale di Ama, a fine anno chiuderà la discarica di Colleferro, manca l’indicazione di un’alternativa per smaltire le oltre mille tonnellate di indifferenziata che vengono portate qui ogni giorno. Roma ogni settimana smaltisce oltre 18mila tonnellate di rifiuti fuori dal suo territorio”. L’assessore ha spiegato che a suo avviso ci sono due soluzioni possibili: Roma dovrebbe individuare una discarica di servizio oppure, attraverso Ama, bandire una gara internazionale, “soluzione di difficile attuazione perché la crisi Ama rende l’azienda inaffidabile sul mercato”.
Sul tema degli impianti, Valeriani ha spiegato che la Regione ha un ritardo trentennale e che saranno stanziate somme importanti per superare questo gap e aiutare le amministrazioni a realizzare impianti pubblici. Per l’assessore servirebbe un intervento strutturale perché senza impianti adeguati non si chiude il ciclo.
Sul rapporto con Roma Capitale, Valeriani ha detto che “devono essere chiare le responsabilità: a noi spetta la responsabilità di programmare, al Campidoglio la raccolta, la pulizia e lo smaltimento dei rifiuti. Malgrado questo la nostra collaborazione c’è sempre stata, ben oltre le nostre competenze. Grazie agli investimenti che abbiamo fatto, dal 2013 al 2019, la differenziata nel Lazio è passata dal 22 per cento al 44,5. Roma è sotto la media regionale, cosa mai accaduta prima, nell’ultimo anno il dato è addirittura peggiorato”.
L’assessore ha parlato anche del Piano rifiuti 2019/25, approvato in Giunta lo scorso luglio, spiegando che sono state espletate tutte le procedure amministrative, che ci sono state oltre 50 osservazioni e che “entro novembre si concluderà l’iter e il provvedimento arriverà in Consiglio regionale. Quella sarà la base del confronto”. Obiettivi: arrivare al 70 per cento di differenziata entro il 2025; passaggio alla tariffa puntuale, “in maniera che chi consuma di più paghi in proporzione”; ridurre la quantità dei rifiuti; riconversione dell’impianto di Colleferro in un impianto per il recupero delle materie prime, “un impianto a emissioni zero”. Infine, Valeriani ha detto che non è previsto nessun nuovo termovalorizzatore, “non sarebbe economico visto l’Unione europea prevede di abbandonarli entro il 2030” e ha ribadito il ruolo e le competenze della Regione: “Nessuno dica che non si possono realizzare gli impianti senza l’approvazione del Piano rifiuti, si poteva applicare già quello precedente. Noi indichiamo i fabbisogni, sono i Comuni che devono realizzare gli impianti. Nel piano prevediamo sei Ambiti territoriali ottimali, le Province più Roma Capitale: tutte le amministrazioni dovranno smaltire i rifiuti tenendo conto di questi Ato”.

Subito dopo l’intervento dell’assessore, è iniziato il dibattito in Aula, aperto da Antonello Aurigemma (Gruppo Misto), il quale ha subito denunciato il “fallimento della gestione dei rifiuti e il continuo scarica barile tra Roma Capitale e la Regione”. Secondo Aurigemma il problema dei rifiuti è iniziato con l’abolizione dello scenario di controllo, “che dava la possibilità di monitorare la gestione dei rifiuti. Una catastrofe. Da allora la Regione non è più stata in grado di controllare il ciclo dei rifiuti”. A questo, secondo il presidente del gruppo Misto, va aggiunta la mancanza di impiantistica nel Lazio, che genera l’emergenza rifiuti. Per Aurigemma, “in base al principio di sussidiarietà, la Regione ha l’obbligo di intervenire di fronte alla incapacità dell’amministrazione capitolina. Non è più possibile accettare lo scarico di responsabilità. Aspettiamo il Piano dei rifiuti per un confronto sereno e scevro da posizioni ideologiche”. Posizione condivisa dal collega di gruppo Pasquale Ciacciarelli, secondo il quale “abbiamo inventato il ‘modello Lazio’: per non trovare una soluzione al problema, facciamo lo scarica barile tra le amministrazioni”. Per Ciacciarelli, la responsabilità del problema rifiuti è del presidente della Regione, perché “manca una programmazione, c’è una gestione che costa milioni di euro per portare altrove i nostri rifiuti, che poi generano anche ricchezza. I rifiuti devono essere gestiti lì dove vengono prodotti”. Anche Giuseppe Simeone (FI), dopo aver sottolineato che servono nuovi impianti, ha chiesto che il ciclo dei rifiuti sia chiuso nel proprio ambito e che sia garantita l’autosufficienza: “Roma deve fare la propria parte, deve dare risposta alla propria produzione. Altrimenti, come accade sistematicamente, gli altri territori regionali vanno in fibrillazione”. Daniele Giannini (Lega) ha chiamato in causa i cittadini (presenti oggi alla Pisana molti residenti di Tarquinia) e i disagi che sono costretti a subire: “Oggi i cittadini sono esasperati perché il ritardo nella soluzione del problema genera paura – ha detto – e la soluzione non può essere quello di una cosiddetta discarica temporanea, perché loro temono che una volta realizzato il primo sito poi questo rimarrà per anni, a causa della perdita di credibilità degli amministratori”. Posizione condivisa anche da Fabrizio Ghera (FdI) che ha anche denunciato le criticità della raccolta differenziata “che non è mai decollata per carenza di risorse”.

Gino De Paolis (Lista civica Zingaretti) ha espresso apprezzamento per l’intervento dell’assessore Valeriani, soprattutto “per la contrarietà all’incenerimento dei rifiuti nella nostra Regione. Una scelta che abbiamo fatto già quando abbiamo eliminato il cosiddetto scenario di controllo”. Per De Paolis, il “Consiglio regionale deve fare la sua parte, portando subito in aula il Piano rifiuti, uno strumento indispensabile per tracciare una linea precisa. Partiamo dal principio della prossimità e dell’autosufficienza: non possiamo lasciare che Roma sia un sub ambito, dobbiamo intervenire sul piano regionale per far diventare Roma un Ato a sé. La Capitale deve individuare i siti necessari, produce il 60 per cento dei rifiuti di tutta la Regione, deve assolvere ai suoi compiti. Basta con la giostra dei rifiuti che girano per la Regione, dobbiamo responsabilizzare i territori e le amministrazioni”, ha concluso.
Per Gaia Pernarella (M5s), “l’emergenza rifiuti a Roma e nel Lazio non è di oggi.  Il primo decreto emergenziale è del 1999. L’afflusso di turisti e di persone che arrivano a Roma raddoppia la popolazione della Capitale e tutte le persone che usufruiscono dei servizi pagano le tasse altrove. Siamo sempre in una situazione di emergenza. Prima la chiusura di Malagrotta, adesso quella di Colle Fagiolara, sono due dati su cui fare i conti”. Anche Pernarella di è detta d’accordo sull’autosufficienza degli Ambiti territoriali ottimali, “ma in questi anni si sono fatti diversi atti amministrativi in senso contrario. Anche l’ordinanza emanata a luglio non rispetta questi parametri e ha dato ai privati la possibilità di derogare ai limiti stabiliti dalla legge”. Sugli impianti, Pernarella ha detto che i Tmb non sono sufficienti perché recuperano una bassa quantità di rifiuti. Per quanto riguarda i rapporti tra la Regione e Roma Capitale, la consigliera ha chiesto che la prima imponga il necessario adeguamento tecnologico. “Roma non ha la disponibilità di indicare la discarica, deve indicare le aree idonee, ma è la Regione che deve indicare i criteri. Ognuno deve guardare alle sue responsabilità”, ha concluso. A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio

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