Terminato in nona commissione l'esame della proposta di legge sulla parità retributiva tra i sessi

Il testo passa ora in commissione bilancio per l’approvazione della norma finanziaria prima del voto finale in commissione Lavoro.
"Modern, hard working women" by Rsms is licensed under CC BY-NC 2.0 12/11/2020 - La commissione Lavoro, formazione, politiche giovanili, pari opportunità, istruzione, diritto allo studio, presieduta da Eleonora Mattia (Pd) e riunita in modalità telematica, oggi ha terminato l’esame della proposta di legge n. 182 concernente "Disposizioni per la promozione della parità retributiva tra i sessi, il sostegno dell’occupazione e dell’imprenditoria femminile di qualità, nonché per la valorizzazione delle competenze delle donne", presentata dalla stessa Mattia e sottoscritta anche dalle consigliere Sara Battisti, Valentina Grippo, Michela Di Biase, Michela Califano, Marta Leonori (tutte del Pd), Marta Bonafoni (Lista civica Zingaretti), Laura Corrotti (Lega) e dal capogruppo del Pd Marco Vincenzi. Il voto finale è stato rinviato in attesa del passaggio del testo in commissione Bilancio, che dovrà esprimersi sulla norma finanziaria (articolo 21). A quel punto, la nona commissione potrà completare le votazioni sull’articolato (manca anche l’articolo 22 sull’entrata in vigore), approvare il testo e inviarlo all’Aula.

L’esame in nona commissione dei 20 articoli approvati fino ad ora, distribuito su tre sedute, ha prodotto un dibattito partecipato, dal quale sono scaturiti molti emendamenti approvati quasi sempre all’unanimità, da tutti i membri della commissione che hanno preso parte alle sedute. Eleonora Mattia, Marta Bonafoni (Lista civica Zingaretti), Valentina Grippo (Pd), Roberta Lombardi e Loreto Marcelli (M5s), hanno contribuito, insieme all’assessora regionale Giovanna Pugliese, a implemetare gli interventi previsti per raggiungere le finalità indicate all’articolo uno della proposta di legge:
1) promuovere “l’affermazione del ruolo delle donne in tutti i contesti della società, anche attraverso un approccio trasversale di genere in tutte le politiche pubbliche” della Regione;
2) “favorire: a) la parità retributiva tra i sessi; b) la permanenza, il reinserimento e l’affermazione delle donne nel mercato del lavoro; c) la valorizzazione delle competenze delle donne; d) la conciliazione dei tempi di vita e dei tempi di lavoro e l’equa distribuzione delle responsabilità di cura familiare.”.

La proposta di legge prevede, quindi, l’istituzione di un “Registro regionale delle imprese virtuose in materia di parità retributiva”. A queste imprese saranno attribuiti benefici economici e premialità nonché titolo preferenziale “negli appalti pubblici per l’affidamento e l’esecuzione di lavori, servizi e forniture di competenza della Regione o degli enti dalla stessa dipendenti o comunque controllati.”. Prevista anche l'istituzione della “Giornata regionale contro le discriminazioni di genere sul lavoro”, da celebrarsi ogni anno il 7 giugno, nel corso della quale verranno premiate le imprese iscritte nel Registro regionale che si saranno particolarmente distinte nell’ambito della riduzione del divario salariale o che abbiano messo in pratica particolari e innovative azioni in materia di parità.

Numerosi sono gli strumenti di sostegno alle donne lavoratrici previsti dalla proposta di legge.

Il Capo III contiene gli “strumenti per il sostegno alla sfera lavorativa delle donne”: le misure per contrastare l’abbandono lavorativo delle donne (art. 6); quelle per favorire l’occupazione femminile stabile e di qualità (art. 7); i percorsi di formazione promossi dalla Regione per il reinserimento lavorativo delle donne disoccupate (art. 8); le misure per il reinserimento sociale e lavorativo delle donne vittime di violenza e di quelle con disabilità (artt. 9 e 10); l’istituzione di uno “Sportello donna” presso i centri per l’impiego (art. 11); la riserva di una quota del Fondo per il Microcredito alle donne in situazione di disagio sociale (art. 12); le misure per il benessere lavorativo del personale femminile regionale (art. 13).

Il Capo IV, invece, elenca gli “strumenti per la valorizzazione delle competenze delle donne”.
Misure per sostenere l’imprenditorialità femminile (art. 14) attraverso agevolazioni a:
a) società cooperative e società di persone, costituite, da almeno un biennio antecedente la concessione dell’agevolazione, in misura non inferiore al 60 per cento da donne;
b) società di capitali le cui quote di partecipazione spettino in misura non inferiore ai due terzi a donne e i cui organi di amministrazione siano costituiti per almeno i due terzi da donne, da almeno un biennio antecedente la concessione dell’intervento;
c) imprese individuali gestite, da almeno un biennio antecedente la concessione dell’agevolazione, da donne, che operino nei settori dell’industria, dell’artigianato, dell’agricoltura, del commercio, del turismo e dei servizi.
Parità di accesso agli organi di amministrazione e di controllo degli enti strumentali e delle società controllate o partecipate dalla Regione (art. 15); misure per garantire la parità di genere nelle Giunte comunali, sia attraverso misure sanzionatorie, come l’esclusione da bandi e avvisi pubblici per i Comuni con popolazione superiore ai 3 mila abitanti che violino le norme sulla parità, sia attraverso meccanismi di premialità, come il riconoscimento definito “Certificazione di equità di genere”, istituito d’intesa con l’Anci, da assegnare ai Comuni virtuosi (art. 16).

Il Capo V, infine, indica gli “strumenti per la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro”, tra i quali si segnalano i “Buoni per l’acquisto di servizi di baby-sitting e di caregiver” e le “azioni positive in tema di condivisione delle responsabilità di cura” (art. 17). I buoni per l’acquisto di servizi di baby-sitting domestici sono concessi alle madri lavoratrici, anche autonome, o imprenditrici, per gli undici mesi successivi al periodo di congedo obbligatorio di maternità ovvero al congedo parentale. Prevista anche la possibilità, in via sperimentale, di concedere un buono anche ai padri lavoratori che usufruiscono del congedo parentale in alternativa alla madre lavoratrice. Per l'attività di cura che le donne lavoratrici in qualità di caregiver prestano nei confronti di persone non autosufficienti, è riconosciuto un buono di indennizzo alle lavoratrici che utilizzano permessi non retribuiti per lo svolgimento dell’attività di cura. Per accedere ai buoni occorre avere un reddito ISEE non superiore a 30.000 euro. Importanti anche le disposizioni che mirano a conciliare “tempi di cura, tempi di lavoro e tempi delle città” (art. 18). A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio