In commissione Trasparenza il progetto di ampliamento della città giudiziaria di Roma

Parti politiche, istituzionali e cittadini ascoltati sull'iter che si sta realizzando sulla base di un protocollo di intesa tra ministero della Giustizia, regione Lazio e Roma capitale.
L'entrata del Consiglio regionale del Lazio. 20/05/2022 - Audizione oggi in commissione Trasparenza e pubblicità del Consiglio regionale sul tema del “Protocollo d’Intesa tra il Ministero della Giustizia, la Regione Lazio e Roma Capitale per la realizzazione di un intervento di ampliamento della città giudiziaria di Piazzale Clodio nel territorio di Roma”. Sottoscritto il 15 maggio 2019, come detto dal richiedente l’audizione, il protocollo riguarda il parco Teulada, che è area di competenza di Roma natura: lo scopo, destinare la zona ad ampliamento degli uffici giudiziari. Le spiegazioni e le necessità esposte dalle parti istituzionali non hanno convinto il comitato dei cittadini, che chiede una partecipazione reale a questo progetto.

Sembra siano state già eseguite le prime perforazioni, ha proseguito la parte richiedente l’audizione. Area però in cui esiste anche una vasta edificazione destinata ad edilizia militare, quindi si rende necessaria una valutazione circa l’opportunità di utilizzare un’area naturale protetta a questo scopo e non invece altri edifici già esistenti nella zona in questione, è stato detto dai richiedenti.

Da parte di un esponente del consiglio del Municipio I di Roma Capitale si è detto che le trivellazioni sono in realtà iniziate nel 2019-20. 90 milioni di euro è la somma a cui ammonterebbero i fondi destinati alle opere. Evidenziata la presenza di una falda acquifera nel sottosuolo di questo, che è unico polmone verde del territorio. Nel protocollo si parla anche di un coinvolgimento dei cittadini che non c’è stato affatto, si è detto. Incrementare il processo telematico potrebbe essere un modo per evitare il ricorso a edificazioni.

Anche il Coordinamento Comitati “Insieme 17”, associazione di cittadini della zona Prati di Roma, ha confermato che si tratta dell’ultimo prato di Roma, per quanto riguarda l’area interessata dal progetto di cui al protocollo. L'area è inclusa nella riserva di Monte Mario, di qui la mobilitazione dei cittadini della zona. La tutela ambientale mal si concilia con questo progetto, secondo il coordinamento: piuttosto serve una valorizzazione di questa area, attualmente non fruibile perché non curata. La partecipazione a questa procedura è ciò che si chiede alle autorità da parte dei cittadini.

La direzione regionale per le politiche abitative e la pianificazione ha fatto osservare che il tavolo tecnico fu istituito per risolvere i problemi del tribunale penale di Roma; la ristrutturazione prevede inevitabilmente una dislocazione del personale e del materiale cartaceo degli anni passati, tale che si rende necessario liberare delle aree. Smentito che la cittadinanza non sia stata sentita su questa vicenda, perché nei municipi ci sono stati una serie di incontri. L’intervento non intaccherebbe l’intera area del pratone di via Teulada, per la direzione. L’edificazione circonda già completamente l’area, che è sostanzialmente abbandonata a se stessa, tanto che gli interventi previsti rivestono piuttosto un carattere di valorizzazione, che avverrà sulla base di un progetto internazionale.

Da parte ministeriale, si è ribadito come la parte degli uffici giudiziari interessata da questo intervento sia solo quella penale. Lo stato attuale degli uffici di piazzale Clodio è di vero e proprio degrado, è stato detto. Anche le prospettive tecnologiche di sviluppo del processo telematico necessitano di spazi adeguati. Le necessità sono quindi innegabili e le modalità individuate dal protocollo sono state una scelta politica conseguente.

Per la Corte d’appello di Roma, l’ipotesi di processo telematico non si può invocare come sostitutiva delle modalità tradizionali di processo penale, che affondano le loro origini nella storia del diritto e della civiltà giuridica: le modalità alternative da individuarsi eventualmente non possono far decadere il sistema di garanzie necessario. Anche la sdemanializzazione di beni militari, prospettata come possibilità alternativa, non è facilmente realizzabile.

Il Provveditorato interregionale per il Lazio-Abruzzo-Sardegna del Ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili è intervenuto in qualità di responsabile del progetto. I beni demaniali disponibili sono stati già utilizzati per la giustizia civile, è stato detto. Precisato anche che si è scelta la strada del concorso internazionale di progettazione come strumento di riqualificazione a beneficio della città. Tra le soluzioni quella prescelta è stata la meno impattante, ha aggiunto il Provveditorato. A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio