Museo dell'altro e dell'altrove, il racconto di un'esperienza modello

La commissione Urbanistica e politiche abitative ha dedicato un’audizione alla comunità di Metropoliz e all’esperienza del “museo abitato”.
25/11/2021 - La commissione Urbanistica e politiche abitative del Consiglio regionale, presieduta da Marco Cacciatore, ha fatto oggi il punto sulla situazione del “Museo dell’altro e dell’altrove di Metropoliz – città meticcia (Maam)”, l’esperienza culturale e abitativa nata dall’occupazione dell’ex salumificio Fiorucci sulla Prenestina, nel quartiere romano di Tor Sapienza.

“Si tratta di uno spaccato sociale che merita l’attenzione della Regione – ha spiegato Cacciatore - Un’esperienza davvero felicemente singolare, quasi meticcia, fra arte e abitare, un’idea di pluralismo più che di integrazione che dobbiamo trovare il modo di preservare”.

Un’esperienza sulla quale è intervenuto anche Matteo Orfini (deputato Pd): “Si tratta di una vicenda eccezionale, che obbliga le istituzioni a fare qualche riflessione. Il Maam è un unicum, un vero e proprio modello, dove tante storie di esclusione, attraverso l’incontro con la cultura e l’arte, costruiscono momenti di inclusione. Persone che hanno trovato un luogo, lo hanno trasformato nella loro casa, costruendo un incontro con l’arte e la cultura, un vero e proprio museo abitato, aperto al quartiere, al resto della città. Un’esperienza che nasce da un atto illegale, un’occupazione. C’è una sorta di contrapposizione fra un modello riuscito che nasce violando un altro diritto, quello dei proprietari. Ma le istituzioni devono preservare un’esperienza di questo tipo oppure soffocarla nel nome della legalità? Personalmente non ho dubbi, vanno costruite le condizioni per trovare una soluzione per tenere insieme le due cose, i vari diritti. E preservare il Maam vuol dire preservarlo in quel luogo, perché l’unicità di quel luogo sta proprio nel fatto che le opere d’arte che stanno in quel luogo sono concepite per quel contesto, in cui arte e dimensione abitativa stanno insieme”.

Irene Di Noto (Movimento per il diritto all’abitare) ha ripercorso la storia del Maam: “Metropoliz città meticcia è un’esperienza di rigenerazione urbana. Siamo partiti dal bisogno di 60 nuclei familiari di continuare a vivere nella città di Roma, nel 2009. A questi si sono aggiunti poi i rifugiati e una comunità Rom che ha rifiutato il meccanismo di ghettizzazione dei campi etnici. Un’area abbandonata da più di 20 anni che diventa non uno spazio per disperati, ma un modello di integrazione. L’incontro con Giorgio de Finis è stato fondamentale: è stato l’incontro con l’arte. In questi anni sono intervenuti più di 600 artisti, per esprimere la loro solidarietà, ma anche perché hanno trovato uno spazio interessante,del quale sono diventati parte attiva. Abbiamo costruito un luogo che rappresenta la nostra idea di città, aperta, inclusiva, partecipata. Quello che chiediamo alla Regione è un pronunciamento formale di interesse per aprire un percorso che riesca a tutelare questa esperienza”.

Sugli aspetti culturali è entrato di più Giorgio de Finis (Maam): “Questo museo abitato è davvero un miracolo – ha spiegato – esistono tante esperienze di “fabbriche dipinte”, luoghi di arte ungerground, ma questa è davvero unica. Questo percorso parte dal 2011, quasi come un gioco, un gioco che ha avuto un grande successo e che abbiamo pensato per questo di stabilizzare portando il museo dentro le case di metropoliz. La risposta degli artisti, più di 600, ha costruito qualcosa di più di una collezione, è un’opera unica che ha dato un senso nuovo all’arte stessa. Un’esperimento che racconta la possibilità di una città diversa, Metropoliz è una speranza: che la città non sia solo la contrapposizione fra chi la vive e le forze economiche che la sfruttano.  Metropoliz offre una soluzione diversa e a questa cosa non vogliamo rinunciare”.

Gli ultimi tre interventi hanno contribuito a dare una rappresentazione concreta di questa realtà. A partire dal racconto di chi ci abita come Gina Bautista Huaman:  “Metropoliz per me è una casa stabile, una piccola città, una comunità solidale, governata attraverso assemblee settimanali. Un mosaico composto da parti diverse, da culture diverse. Qui sono cresciuta, ho frequentato la scuola, adesso sono iscritta a Ingegneria”. Guendalina Curi, invece, è un’operatrice  dell’associazione Pupica: “Come assistente sociale – ha raccontato - devo dire che l’esistenza di questo spazio ci ha permesso di fare un grande lavoro in questa zona della città, sui bambini, sui loro percorsi scolastici. Metropoliz ha dato a tante famiglie la possibilità di avere una vita dignitosa e di creare spazi didattici aperti anche agli altri bambini del quartiere. Parlando nello specifico della comunità Rom, i numeri della scolarizzazione sono straordinari. Ma Metropoliz è diventata non solo una casa per gli abitanti, ma anche un ricchezza per il quartiere che ha la possibilità di accedere a opere d’arte di valore internazionale senza dover attraversare la città”. Infine Veronica Montanino, una delle prime artiste che hanno cominciato a lavorare in questa realtà:  “Per noi è stata un’occasione quasi irrinunciabile, quella di portare l’arte fuori dai luoghi deputati, che la proteggono, ma la isolano al tempo stesso. Un’occasione per essere rilevanti per mostrare il lato sociale e politico dell’arte. Una grande opportunità, un modo completamente differente di fare arte”.

Concludendo l’audizione, il presidente Cacciatore ha proposto di arrivare a un documento di indirizzo della commissione per dare una risposta concreta alle richieste delle associazioni.

  A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio