In commissione sanità i dirigenti delle ASL e di alcuni ospedali
Due audizioni oggi alla Pisana per fare il punto sulla situazione della sanità laziale.
25/06/2018 - Due audizioni oggi in commissione settima del Consiglio regionale, presieduta da Giuseppe Simeone, per conoscere la situazione della sanità laziale, con i direttori delle Aziende sanitarie locali, la prima, e di alcune delle principali strutture ospedaliere, la seconda. Il quadro complessivo è quello di una sanità che punta ad uscire dai sacrifici del piano di rientro per realizzare miglioramenti nel servizio alla cittadinanza, specie sulle questioni delle liste d'attesa e dei pronto soccorso.
Nella prima audizione, il direttore dell’Asl Rm1 Danese ha parlato di “azienda in movimento”, riferendosi al fatto che la Asl in questione proviene dall'accorpamento delle due preesistenti Roma A e Roma E, la quale a sua volta comprendeva la struttura ospedaliera S.Filippo. Con dimensioni triplicate e sei municipi al suo interno, la Asl Rm1 ha dovuto procedere a un’operazione di snellimento con l’ultimo atto aziendale, ma in compenso sono ricominciate le assunzioni. La Rm2 viene invece dall’accorpamento di ex RmB e RmC, con una popolazione complessiva di un milione e trecento mila abitanti, il carcere di Rebibbia e problemi sociali vari (tra cui i campi nomadi) all’interno del suo territorio, ha detto il direttore De Grassi. Troppi accessi al pronto soccorso a fronte dell’esiguo numero di posti letto delle strutture ospedaliere Sandro Pertini e S.Eugenio Cto. Si cerca quindi di prevenire l’ospedalizzazione, ha concluso il direttore.
La Rm3 va da Ostia a Monteverde “con 500mila abitanti, un ospedale, il Grassi di Ostia, da 270 posti e 45 mila accessi l'anno”, ha riferito il direttore De Salazar. Anche qui si cerca di prevenire l'ospedalizzazione, ad esempio con progetti quale quello della telemedicina.Le Rm4 e Rm5, la cui situazione è stata illustrata dal direttore Quintavalle, sono aziende sanitarie dell'area metropolitana, che hanno in quanto tali problemi peculiari, come ad esempio la scarsa attrattiva per il personale. Il polo Civitavecchia-Bracciano (comprendente l’ospedale S.Andrea) è stato già creato e ad esso farà seguito quello Colleferro-Palestrina. Il direttore della Asl Rm6, Mostarda, infine, si è detto non convinto che, “con un 68 per cento di codici verdi al pronto soccorso” l'apertura del nuovo ospedale dei Castelli, prevista entro dicembre, sia la soluzione, anche se i suoi 340 posti saranno più del doppio della somma di quelli attualmente disponibili.
Tra i consiglieri, Antonello Aurigemma (Forza Italia) si è chiesto se le Case della salute stiano ripagando gli investimenti fatti; per Davide Barillari (Movimento 5 stelle) è strano che si apra un nuovo ospedale se il modello è la deospedalizzazione, come la nascita delle case della salute farebbe pensare. Chiara Colosimo (Fratelli d’Italia) ha ricordato il problema non risolto delle liste d'attesa, mentre Marta Bonafoni (Lista Zingaretti) ha chiesto il potenziamento dei consultori. Secondo Stefano Parisi il "risanamento non può essere solo quello di bilancio", ma il problema è il prodotto finale. Ma Enrico Panunzi (Partito democratico) ha ricordato i vincoli che i direttori trovano nella legge e nel carattere pubblico delle "aziende", che sono tali solo nominalmente. Di "personalizzazione della cura" ha parlato Paolo Ciani (Centro solidale), di "clima costruttivo" nella commissione Massimiliano Maselli (Noi con l’Italia).
Nella seconda audizione, il direttore generale del S.Camillo Forlanini, D’Alba, ha ricordato come la struttura, anche per l’importanza delle sue dimensioni (900 posti letto circa) sia quella che avesse il maggior disavanzo in Regione; lo sforzo di rientro è reso più difficile dall’anzianità del personale. Poi la parola è passata al direttore amministrativo del S.Giovanni Addolorata, Camponi, che ha parlato di un’altra struttura importante per dimensioni e in sofferenza per la carenza di personale (meno della metà di quanto previsto dalla pianta organica). Il direttore amministrativo, Longo, ha illustrato la situazione del S.Andrea, struttura da 450 posti letto che soffre anch’essa per il fatto che una buona parte del personale è universitario, quindi non a tempo pieno. Infine il direttore sanitario dell’Ifo, Vujovic, ha descritto le caratteristiche della struttura, polo oncologico e dermatologico regionale, in cui la componente della ricerca riveste grande importanza, e che lavora con i criteri della “presa in carico” del paziente e dell’”umanizzazione della cura”.
Da più consiglieri è stata manifestata la volontà di approfondire i temi toccati, eventualmente con sopralluoghi nelle strutture: d’accordo si è detto il presidente Simeone. Presenti anche i consiglieri Michela Di Biase (Pd), Daniele Giannini (Lega), Salvatore La Penna (Pd), Loreto Marcelli (M5s).
A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio