Scuola, alla Pisana audizione sul caso di San Vito Romano
Cancellata una classe a pochissimi giorni dall’inizio dell’anno scolastico nella sede distaccata dell’Istituto agrario “Emilio Sereni”. Protestano sindaci e genitori.
17/09/2018 - Una classe cancellata a pochissimi giorni dall’inizio dell’anno scolastico e quattordici ragazzi della sede distaccata di San Vito Romano dell’Istituto agrario “Emilio Sereni” che rischiano di essere privati del loro diritto allo studio. E’ questa la denuncia di genitori e sindaci dei comuni interessati che oggi sono stati ricevuti in audizione nella nona commissione del Consiglio regionale del Lazio, presieduta da Eleonora Mattia. Audizione che è stata priva di contraddittorio per l’assenza della dirigente scolastica dell'Istituto tecnico agrario e del direttore generale dell’ufficio scolastico regionale del Lazio, come ha stigmatizzato Mattia. “Ci hanno comunicato solo stamattina che non sarebbero venuti”, ha detto la presidente della commissione, che poi ha letto una parte della email in cui la dirigente scolastica si è dichiarata disponibile ad accogliere i ragazzi nella sede centrale dell’istituto, a Roma.
Ipotesi non percorribile, a giudizio della rappresentante del comitato dei genitori degli studenti, Bruna Colaneri, la quale è intervenuta in apertura di audizione per riassumere i termini della questione. “L’istituto agrario – ha spiegato Colaneri – non riguarda solo San Vito ma tantissimi altri comuni della Valle dell’Aniene. Le alternative per i ragazzi della zona che vogliono intraprendere quel tipo di studi sono Roma, Viterbo e Frosinone, difficilmente raggiungibili da molti comuni montani del territorio. Questo è uno dei motivi per cui era nato questo presidio a San Vito Romano”. Colaneri ha poi denunciato il comportamento della scuola che avrebbe comunicato la chiusura della classe solo il 7 settembre, a pochissimi giorni dall’inizio dell’anno scolastico. “L’anno scorso – ha proseguito la rappresentante – la scuola aveva comunicato a luglio l’indisponibilità a creare una classe a San Vito, nonostante ci fossero 16 iscritti, dando il tempo alle famiglie di organizzare le alternative. Quest’anno invece la notizia è arrivata a ridosso dell’inizio delle lezioni, creando gravi disagi ai genitori e ai ragazzi. Il 28 luglio scorso la scuola aveva persino comunicato la lista dei libri di testo adottati dalla classe e aveva invitato i genitori a pagare la tassa d’iscrizione. Ad oggi – ha concluso Colaneri – questi ragazzi non sanno ancora dove andare a scuola perché non hanno più la possibilità della seconda opzione, in quanto gli istituti superiori sono tutti pieni”.
Il comitato dei genitori ha anche dato mandato a un legale di tutelare i diritti dei ragazzi opponendo ricorso al provvedimento ritenuto illegittimo. L’avvocato Giovanni Vaccaro, intervenuto in audizione, ha dichiarato che la legge consente la formazione della prima classe, anche se composta da soli 14 studenti e ha fornito i riferimenti normativi del suo assunto: “Innanzitutto – ha detto – l’articolo 5 del Dpr n. 81 del 2009, che fissa solo un numero massimo di studenti, venti, per la formazione di una classe di istituto superiore, in presenza di almeno un alunno con disabilità, come in questo caso. Anzi, in una sentenza del Tar riferita a una classe di 22 alunni, è stata affermata la possibilità di scinderla in due classi da 11 studenti, consentendo così di formare una classe con meno di 14 ragazzi”. In più, secondo l’avvocato Vaccaro, dal combinato disposto degli articoli 8 e 11 dello stesso Dpr, si evince che nei comuni montani le classi delle scuole superiori possano essere costituite con un numero minimo di dieci alunni. “Quindi – secondo il legale dei genitori dei ragazzi – già attualmente è possibile formare una prima classe in un comune montano in presenza di 14 alunni”.
Il comportamento della dirigente scolastica dell’istituto agrario “Emilio Sereni” è stato criticato da tutti i sindaci e dal presidente della nona Comunità montana del Lazio intervenuti all’audizione, che però hanno anche denunciato, più in generale, le difficoltà che quotidianamente devono affrontare i residenti dei comuni montani situati in quella parte de Lazio. Difficoltà logistiche derivanti dalla morfologia del territorio ma anche pesanti disagi scaturiti dai tagli ai servizi pubblici in settori come trasporti, sanità e istruzione, legati al numero degli utenti più che alle necessità primarie dei cittadini. In tal senso, gli amministratori locali hanno chiesto maggiore impegno da parte della Regione, anche come ente interlocutore con il Governo centrale.
Sulla specifica questione di San Vito Romano, tutti i consiglieri regionali intervenuti all’audizione si sono fatti carico della denuncia di sindaci e genitori, impegnandosi a votare un ordine del giorno in Aula per chiedere alla Giunta di intervenire presso il ministero dell’istruzione pubblica e annunciando la costituzione di un tavolo interistituzionale permanente sulla vicenda, composto da sindaci, Regione e rappresentanti dei genitori.
Per gli enti locali hanno partecipato alla seduta: Maurizio Pasquali, sindaco di San Vito Romano; Giacomo Troja, sindaco di Arcinazzo Romano; Ercole Viri, sindaco di Affile; Flavio Cera, sindaco di Bellegra; Sandro Runieri, sindaco di Rocca Santo Stefano; Francesco Pelliccia, sindaco di Subiaco; Nazario D’Antoni, assessore del comune di Pisoniano; Stefano Pizzuti e Guido Milana, rispettivamente assessore e consigliere comunale di Olevano Romano; Luigino Testi, presidente della nona comunità montana del Lazio.
Sono intervenuti i consiglieri regionali: Valentina Grippo e Marco Vincenzi (Pd); Marta Bonafoni (Lista Zingaretti); Antonello Aurigemma (FI); Massimiliano Maselli (Nci); Giancarlo Righini (FdI); Francesca De Vito (M5s).
A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio