Servizio idrico integrato, alla Pisana la protesta di alcuni comuni laziali
Audizione congiunta in ottava e dodicesima commissione. Chiesta una moratoria rispetto al passaggio obbligatorio sotto la gestione di Ato 1 e Ato 2.
16/10/2018 - Arriva alla Pisana la protesta di una ventina di comuni del Viterbese e della provincia di Roma contro l’obbligo di trasferire il servizio idrico integrato sotto la gestione degli ambiti provinciali Ato 1 e Ato 2. I sindaci e i delegati degli enti locali interessati sono stati ricevuti stamane in audizione congiunta dalla ottava commissione (Agricoltura, ambiente), presieduta da Valerio Novelli, e dalla dodicesima commissione (Tutela del territorio), presieduta da Sergio Pirozzi.
In apertura di seduta, i termini della questione sono stati riassunti da
Filippo Moretti, consigliere delegato alle risorse idriche del comune di Ladispoli. “La Regione Lazio ci ha intimato di attivare tutte le procedure per l’immediato passaggio delle nostre infrastrutture ai rispettivi gestori degli ambiti provinciali, Ato 1 e Ato 2, pena l’immediato commissariamento. Eppure siamo tra i pochi comuni compresi in questi due ambiti – ha proseguito – che, autonomamente o attraverso società partecipate, ancora gestiscono in proprio il servizio idrico integrato, con buoni risultati in termini di prestazioni di servizi e tariffe. Potremmo considerare il nostro come un esempio virtuoso di gestione che si contrappone a quella dei grandi gestori d’ambito (Acea per Ato 1 e Talete per Ato 2). L’ingresso in questi ambiti, stando ai loro risultati di gestione, per noi significherebbe uno scadimento del servizio”. I comuni si sono anche opposti alla decisione ma i ricorsi hanno dato esito negativo sia dinanzi al Tar che al Consiglio di Stato. “Rimane aperta una questione politica – ha detto Moretti – che riguarda la sensibilizzazione della Regione verso una proposta di legge attualmente all’esame del Parlamento che, rimettendo in discussione l’attuale disegno dei bacini d’ambito, li riorganizza sotto l’aspetto idrogeografico con l’obiettivo di favorire la creazione di piccoli bacini d’ambito a gestione locale attraverso consorzi di comuni”. Per questo motivo i comuni oggi chiedono alla Regione una moratoria per aspettare l’esito dell’iter legislativo nazionale, onde evitare un doppio passaggio che potrebbe creare molti problemi di gestione.
Il presidente
Sergio Pirozzi, nel condividere la richiesta di moratoria, ha anche proposto di votare una risoluzione nelle due commissioni la prossima settimana, da portare al Ministro competente in materia, per tutelare quei comuni che in maniera virtuosa gestiscono il servizio idrico integrato.
Enrico Panunzi (Pd) ha messo in evidenza le distorsioni della legge che ha disegnato gli ambiti territoriali, nonostante la bontà degli obiettivi che si prefissava: “Il vero tema oggi è come il legislatore può intervenire su una situazione consolidata di fatto e di diritto, con contratti e legami giuridici già vigenti”.
Silvia Blasi e
Marco Cacciatore (M5s) hanno criticato la Regione “perché – ha detto Blasi – accusa i comuni di essere inadempienti quando invece è lei ad essere stata per prima inadempiente, non avendo dato attuazione alla legge regionale n. 5 del 2014. Una legge di iniziativa popolare – ha aggiunto la consigliera pentastellata – frutto di un percorso legato al referendum del 2011 in cui 27 milioni di italiani hanno ribadito che l’acqua è un bene comune e non una risorsa economica. Legge che disegna gli ambiti su criteri idrogeografici e la cui attuazione avrebbe evitato le criticità emerse oggi”.
Gianluca Quadrana (Lista Zingaretti) ha detto che “l’acqua è un bene talmente prezioso che non può essere in alcun modo consegnato a logiche mercantilistiche, che va salvaguardato in ogni modo”. Dopo aver criticato uno dei gestori (“Acea gestisce una cosa che non gli appartiene come se fosse un bene privato e patrimoniale, in una logica feudale e ricattatoria”), ha annunciato che sulla questione si considererà “svincolato dalla maggioranza, perché nella passata legislatura abbiamo avuto la colpa di non aver affrontato a sufficienza e risolto una volta per tutte il tema che i comuni pongono oggi”.
Roberta Angelilli (Lazio 2018), che ha portato la questione all’attenzione delle commissioni, ha detto che la richiesta di moratoria è giustificata dal dibattito parlamentare in essere, “dove è stata chiesta una procedura d’urgenza sulla questione dell’acqua in quanto giudicata un pilastro del patto che sta alla base dell’attuale governo”.
Eugenio Patanè (Pd) ha ribadito l’opportunità che siano i comuni a gestire i servizi di prossimità ai cittadini, “perché le gestioni di alcune società in ambiti più grandi sono state catastrofiche dal punto di vista economico-finanziario”.
Laura Cartaginese (FI) ha definito grave l’assenza di rappresentanti sia politici che amministrativi della Giunta regionale nell’audizione odierna.
Per i comuni sono intervenuti i sindaci Gabriele Caucci (Arsoli), Sergio Caci (Montalto di Castro), Fabio Bartolacci (Tuscania), Mario Mengoni (Ronciglione), Emanuele Maggi (Bassano Romano), Antonio Porri (Vasanello), Mario Giulianelli (Villa San Giovanni in Tuscia) e l’assessora Claudia Paolessi (Orte). Hanno aderito alla richiesta anche i comuni di Agosta, Anticoli Corrado, Marano Equo, Roviano, Bassano in Teverina, Gallese, Monteromano e Vitorchiano.
Intervenuti anche gli avvocati Angelo Annibali, legale rappresentante dei comuni, e Rocco Sofi (presidente Area consumatori).
A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio