Beni e Servizi Culturali, in audizione circa trenta fondazioni, istituti, archivi, musei e biblioteche
Presenti anche la Direzione Generale Archivi del Mibac e Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio.
25/07/2019 - Circa trenta fondazioni, istituti, archivi, musei e biblioteche del Lazio sono intervenuti oggi all’audizione in commissione Cultura sulla proposta di legge di iniziativa della Giunta regionale in materia di servizi culturali regionali che abrogherà la legge regionale n.42 del 1997 (Norme in materia di Beni e Servizi Culturali del Lazio). All’incontro, presieduto dal presidente Pasquale Ciacciarelli e dalla vice presidente Marta Leonori, hanno partecipato la direttrice regionale Cultura e Politiche Giovanili, Miriam Cipriani, e il dirigente dell’Area Servizi Culturali, Promozione della Lettura e Osservatorio della Cultura, Claudio Cristallini.
Il ruolo del bibliotecario e dell’archivista e il tipo di patrimonio da tutelare i temi più ricorrenti fra gli intervenuti ma anche il destino delle istituzioni non appartenenti all’Organizzazione Museale Regionale o all’Organizzazione Bibliotecaria Regionale che oggi fanno parte dei Sistemi Territoriali Museali o Bibliotecari, il punto più ambiguo della proposta secondo gli interventi.
“Estremamente positivo che gli archivi siano presenti nella legge – ha detto Raffaele Pittella dell’Anai Lazio (Associazione Nazionale Archivistica Italiana) – ma quali sono le qualifiche del personale per garantire che all’interno vi lavorino soggetti con le qualità culturali adeguate?”. Poiché fra i requisiti per accedere all’istituenda Organizzazione Archivistica Regionale, si richiede che gli archivi dispongano di un “consistente patrimonio da destinare alla pubblica fruizione”, questo, ha aggiunto Pittella: “non può essere misurato al chilo”.
Sulla stessa lunghezza d’onda l’intervento di Egizia Cecchi di Aib Lazio (Associazione Italiana Biblioteche): “rispetto alla legge 42 sembra che il ruolo del bibliotecario venga indebolito”, ma anche quello di Cristina Perini della Biblioteca di Santa Marinella (Rm): “il requisito del solo diploma del bibliotecario dei comuni al di sotto dei 30mila abitanti ci sembra mortificante”, ha detto. Per Perini inoltre, occorre riportare l’inalienabilità delle sedi, scesa con il presente testo a 10 anni, ai 30 anni della vigente norma: “abbiamo visto anche biblioteche importanti essere sfrattate, la tentazione di cambiare destinazione d’uso può venire”.
Quanto ai patrimoni, occorre specificare anche quelli interattivi, digitali, come ha sottolineato anche Lorenza Merzagora, coordinatrice del Sistema Museale Resina, un sistema tematico dedicato ai musei scientifico-naturalistici presenti sull’intero territorio del Lazio.
Anche per Mauro Lo Castro, coordinatore del Sistema Museale Territoriale MedAniene che riunisce cinque musei nei comuni della Valle dell’Aniene, occorre inserire gli istituti culturali che hanno un patrimonio immateriale, condividendo al contempo il dubbio se il significato dell’espressione “consistente patrimonio” abbia un’accezione quantitativa o qualitativa.
Ha parlato a nome del Comitato di coordinamento che riunisce circa 40 realtà culturali, dalla Fondazione Roffredo Caetani alla Fondazione Ugo Spirito e Renzo De Felice, dalla Società Geografica Italiana alla Fondazione Lelio e Lisli Basso – Issoco, pure presenti all’audizione, Letizia Lanzetta, direttrice dell’Istituto Nazionale di Studi Romani. Oltre all’invito a chiarire le norme sulle OMR, OBR e OAR, Lanzetta ha chiesto certezze sull’accesso ai fondi per avere garanzia di stabilità: “le percentuali di contributi saranno di volta in volta variabili, ma come sarà possibile fare delle programmazioni senza sapere quale è l’apporto della Regione?”.
Vincenzo Maria Vita, presidente della Fondazione Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico (Aamod) si è invece interrogato sulle novità della proposta rispetto alla LR42. “Quando si modifica una normativa che bene o male ha trovato la sua modalità di funzionamento bisogna capire il quid di novità”, ha detto, aggiungendo se non ci siano “un po’ troppi regolamenti attuativi previsti, il rischio è che non entri mai in vigore” e chiedendo come si collocano gli archivi nel contesto, in specie alla luce delle riforme del Mibac.
Giacomo Tortorici, direttore del Sistema Bibliotecario Castelli Romani, invitando a considerare maggiormente il contesto tecnologico che consente nuove forme di fruizione, ha spiegato che l’Anci sta riunendo tutti i sistemi culturali comunali mentre il Mibac, attraverso il progetto Rete delle Reti riunisce tutti i sistemi bibliotecari italiani per tentare di uniformarli, invitando a tener conto delle iniziative.
Apprezzamento per la proposta e per l’ampliamento del concetto di bene culturale da Alberta Campitelli del coordinamento Icom Lazio (International Council of Museums) che ha rilevato che tra i requisiti non c’è la presenza del direttore mentre il Piano triennale è più puntuale, invitando a fare maggiori riferimenti al sistema nazionale museale.
Anche per Monica Di Gregorio, direttrice del Sistema Territoriale Museale Castelli Romani e Prenestini il Piano Triennale approvato è più dettagliato riguardo ai requisiti, chiedendo se con questa nuova norma sarà ancora possibile tenere insieme i musei non facenti parte dell’OMR.
Definire una forma di collaborazione con i sistemi nazionali e di coordinamento con il Mibac, ovvero con le Soprintendenze regionali, l’invito della rappresentante ministeriale Sabrina Mingarelli della Direzione Generale Archivi del Mibac, che si è felicitata per l’introduzione dell’OAR “che si aspetta da tempo”.
Ultimo intervento quello di Monica Grossi, responsabile della Soprintendenza Archivistica e Bibliografica del Lazio, organo periferico del Ministero dei beni e delle attività culturali con competenza sugli archivi presenti nel territorio della regione: “spingere in modo deciso verso i sistemi integrati il punto di forza della proposta di legge". Quanto agli interventi di tutela, Grossi ha auspicato un tavolo tecnico con la Soprintendenza, poiché “tutti questi interventi sono assoggettati all’autorizzazione” dell’ente che fra le competenze ha anche quello della formazione, mettendo quindi la Soprintendenza ha disposizione a questo scopo. “Regione dove - ha concluso – non è mai stato costituito un luogo della cultura che possa chiamarsi Archivio storico della Regione Lazio. La documentazione è a rischio dispersione, e lo stesso vale per le biblioteche e gli archivi provinciali, immensi patrimoni della memoria soprattutto del Novecento”.
Assicurando che gli uffici regionali verificheranno la coerenza su tutta la legge, Marta Leonori ha chiesto agli intervenuti di segnalare anche esperienze positive “che possono essere integrate in questa legge o in altri provvedimenti”. Quanto al ruolo del bibliotecario, ha spiegato, “ci siamo soffermati sul Piano Triennale per andare incontro alle piccole realtà con pochi dipendenti”, rassicurando che si terranno in considerazione i suggerimenti su cosa inserire nella legge, nel regolamento e nel Piano Triennale. Il presidente Ciacciarelli, rallegrandosi per la folta partecipazione, ha dato tempo fino a metà settembre per l’invio in forma scritta delle osservazioni.
Tra i partecipanti, anche l’Ecomuseo del Litorale Romano, l’Ecomuseo Casilino Adduas Lauros, il Centro Internazionale di Studi Cateriniani, la Comunità Ebraica di Roma, l’Istituto Affari Internazionali, l’Istituto di Ricerche Internazionali Archivio Disarmo, l’Istituto di Storia e di Arte del Lazio Meridionale (I.S.A.L.M.), l’Istituto Italiano di Paleontologia Umana (Isipu), l’Istituto Luigi Sturzo, la Società Romana di Storia Patria, Compagnia dei Lepini - il Sistema Territoriale Musei e Biblioteche dei Monti Lepini, Ibimus.
A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio