Western Union, audizione in commissione Lavoro sugli esuberi
Le parti aziendali e sindacali, presente l'assessore al Lavoro della Regione, hanno affrontato il tema nella commissione presieduta da Eleonora Mattia.
31/10/2019 - Audizione oggi in IX Commissione - Lavoro, formazione, politiche giovanili, pari opportunità, istruzione, diritto allo studio del Consiglio regionale, presieduta da Eleonora Mattia, sulla vertenza relativa alla procedura di licenziamento, aperta dalle due società con sede in Irlanda (Wursi e Wupsil) in cui si articola il gruppo di
money transfer Wester Union, che riguarda 42 lavoratori, la maggior parte a Roma, sul totale di 190 dipendenti italiani.
Si tratta, come detto da Giancarlo Di Cosimo della Rsa di Wupsil, che ha preso la parola per primo riassumendo i termini della questione, di una percentuale molto rilevante di esuberi, che va ad impattare su vari reparti delle due società in cui si articola il gruppo. Le persone coinvolte sono nella maggior parte dei casi in azienda da più di un quindicennio, o anche venti anni, con età anche non giovanissime e conseguenti difficoltà di ricollocamento sul mercato del lavoro. Lo scopo della vertenza è quindi, per il rappresentante sindacale, quello di limitare almeno un numero così elevato di esuberi.
Per conto delle due società in cui si articola Western Union, il primo a prendere la parola è stato Aldo Calza, che ha fatto presente che non di crisi si tratta ma del fatto che ci si sta muovendo in anticipo per prevenire gli aspetti negativi del mercato prossimo venturo, in un settore che è diventato altamente concorrenziale, con conseguente riduzione dei margini di profitto, il che impone adeguamenti aziendali.
A seguire, Stefano Coluzzi ha poi aggiunto tra le motivazioni della ristrutturazione, che ha carattere mondiale, il costo sempre crescente dei compensi ai punti in cui si effettua l’attività di trasferimento denaro. Il nuovo modello organizzativo, ha detto, prevede aree più grandi, con conseguenti riduzioni soprattutto del settore commerciale e maggiore utilizzo dei centri di eccellenza esteri, come quelli ubicati in Lituania o India, ad esempio. Ma anche il back office è impattato da questo processo di ristrutturazione, per non parlare della attività di reception, che non è più richiesta.
Da parte Uil si è concordato con quanto detto in apertura da Di Cosimo, mentre il rappresentante dei Cub ha chiesto un intervento della politica a tutela dei lavoratori rispetto alle modalità operative, tipiche delle multinazionali, di delocalizzare le attività da un paese ad altri in cui i costi di gestione sono evidentemente minori.
L'assessore regionale al Lavoro, Claudio Di Berardino, ha riconosciuto la serietà della situazione, come in ogni contesto in cui siano in gioco dei posti di lavoro, e ha preso l’impegno di sollecitare l’attenzione del governo sulla questione, sulla quale pesa, ha detto ancora l’assessore, “una situazione di carenza di regole” per questo tipo di imprese che operano sul territorio nazionale.
A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio