Educazione in natura, un lungo confronto in commissione Istruzione del Consiglio regionale
Quindici interventi di associazioni e operatori del settore. L’obiettivo è ripartire in sicurezza fin dall’estate con forme sperimentali
21/05/2020 - L’educazione in natura come chiave per far ripartire forme di didattica innovativa, già durante l’estate. Questo il tema dell’audizione in videoconferenza che si è tenuta oggi nella commissione Istruzione e diritto allo studio del Consiglio regionale del Lazio. La presidente,
Eleonora Mattia, aprendo la seduta, ha ricordato come nella proposta di legge sul sistema integrato 0/6 - che dopo il voto finale delle commissioni competenti, arriverà presto in Aula - sia già previsto un articolo sull’educazione in natura: “Siamo stati anticipatori, oggi vogliamo continuare questo lavoro”, ha spiegato.
E’ stata poi la volta delle associazioni di genitori, operatori del settore, insegnanti, cooperazione.Antonia Labonia. (Gruppo nidi infanzia): “L’educazione in natura è una possibilità per la riapertura dei servizi anche a breve, anche per i piccolissimi. Un tema interessante da progettare molto bene, dobbiamo avere ben chiaro cosa lo spazio esterno debba offrire ai bambini e va formato il personale. Se vogliamo davvero utilizzare gli spazi esterni, anche a settembre, dobbiamo cominciare da subito a ristrutturarli”. Luca Fagiano (Asili nel bosco di Ostia): “Possiamo trasformare i grandi problemi che abbiamo di fronte in innovazione del sistema scolastico. Non è soltanto un periodo di difficoltà: quando si privano i bambini e i ragazzi della socialità avviene qualcosa di molto grande in prospettiva. Rischiamo di trovarci una generazione con addosso i segni di quello che è successo. Dobbiamo soccorrere le famiglie, stare vicini ai bambini e agli adolescenti. L’educazione in natura è una grandissima opportunità e ci porta ad aggiornare i paradigmi educativi. La Regione Lazio può essere davvero all’avanguardia. Noi siamo a disposizione: serve subito un piano per l’infanzia, con esperienze di educazione all’aperto che partano già questa estate”. Danilo Casertano (Associazione maestri di strada e scuola nel bosco): “Anche nel Lazio ci sono già esperienze attive, ma non siamo mai arrivati a lavorare su scala molto grande, serve formazione, altrimenti rischiamo di trovarci in una situazione molto difficile. Da qui a settembre vanno individuate alcune esperienze all’avanguardia che facciano squadra per arrivare a linee guida condivise. Per spostare migliaia di bambini, inoltre, è necessaria la creazione di una piattaforma digitale per gestire infrastrutture e luoghi”. Francesca Lepori (Asili nel bosco Caffarella): “Possiamo partire con i nostri progetti già pronti appena avremo il via libera dalla Regione, Dobbiamo fare tesoro di questo periodo estivo per superare il disagio che abbiamo vissuto”.Stefania Lattanzi (Associazione Genima): “Dobbiamo occuparci sicuramente degli aspetti immunologici, ma anche di quelli psicologici, soprattutto per quanto riguarda i bambini: avere una socialità soltanto digitale non può essere sufficiente. Rischiamo gravi regressioni comportamentali. E dobbiamo anche pensare alla fascia 0-3 anni: i bambini più piccoli sono quelli che capiscono meno la situazione. Passando alle famiglie: abbiamo la necessità di organizzarci, gli interventi che ci sono stati sono ben accolti, ma non sono sufficienti: i contributi (congedo e bonus baby sitter) vanno usati in maniera integrata fra di loro e non alternativa. Siamo molto preoccupati per settembre, il Comune di Roma ci sembra del tutto assente: dove la facciamo la didattica all’aperto, con tanti spazi interdetti per carenze strutturali?”.Adriano Sias (associazione Geronima): “Siamo perplessi intanto dal fatto che sia intervenuto il ministro della Famiglia e non della Scuola. Si poteva provare a ragionare su delle sperimentazioni già nelle materne. Abbiamo interrotto la scuola, senza spiegare nulla ai bambini, non si poteva almeno garantire il rito di passaggio da una classe all’altra? Rischiamo di ripartire a settembre completamente nel caos. Non ci si può affidare soltanto al privato, bisogna dare un ruolo alla scuola pubblica. Lo Stato deve fare la sua parte, serve l’intervento del ministero della Scuola”.Giulia Fiocca (Tavolo per l’educazione popolare): “A Roma, negli ultimi anni, stanno riemergendo molte realtà di scuola popolare, che hanno avuto un ruolo importante nell’aiuto alle famiglie in questo periodo difficile. La sperimentazione deve partire subito per arrivare a un nuovo modello, con forme di didattica e luoghi diversi. Roma stessa può diventare una scuola: dai luoghi della cultura, ai luoghi del turismo, dobbiamo mappare queste realtà e promuovere azioni per metterci in gioco: mantenere il distanziamento fisico, non quello sociale”. Serena Baldari (comitato genitori Istituto comprensivo Simonetta Salacone): “In primo luogo per poter riaprire la scuola in maniera sicura e adeguata serve subito un aumento del personale. Non possiamo arrivare, come succede di solito, ad avere un organico stabile soltanto a novembre. Il secondo punto è l’aumento e il ripensamento degli spazi: è prioritario che siano mappati e manutenuti. Non c’è stato un intervento del governo rassicurante nei confronti delle famiglie, non bastano gli interventi di sostegno al reddito, non si possono sostituire all’educazione. Ci aspettiamo una risposta immediata: serve una visione sul futuro della scuola”.Irene Ausiello (Aps Cantieri comuni): “Volevo condividere una esperienza nata a Firenze. E’ stata creata una mappatura di tutti gli spazi disponibili per creare una scuola diffusa sul territorio, una iniziativa che ha avuto molto successo e si può replicare anche nel Lazio”.Federica Cozzi (Onda gialla): “A Roma non ci sono indicazioni univoche sull’apertura delle scuole nel periodo estivo, non si capisce come e cosa fare per i bambini. Sulla fascia 0-3 il governo ha detto chiaramente che non riapriranno prima di settembre, per il resto non c’è nulla: a settembre la scuola deve essere messa nelle condizioni di poter riaprire. Il secondo tema è quello delle responsabilità: cosa succede in caso di contagio? Qual è la responsabilità di chi gestisce la struttura? Le famiglie vogliono delle risposte che noi non possiamo dare, le istituzioni devono essere chiare. E questo vale anche per l’educazione all’aperto”. Goffredo Seppiaci (Aninsei Confidustria): “Aninsei è l’associazione di Confindustria che rappresenta le scuole non statali. Il nostro settore sta attraversando una grave crisi. Siamo stati tra i primi a essere chiusi e saremo gli ultimi ad aprire. Si può stimare che a settembre, nel Lazio, il 30 per cento delle strutture non riprenderanno l’attività. Il Lazio è la Regione che ha il rapporto più elevato in Italia tra metri quadrati e bambini, quindi l’educazione all’esterno può essere una soluzione interessante. Ci servono indicazioni chiare e precise, innanzitutto sul numero degli operatori e sulle responsabilità in questa fase dei rappresentanti legali delle scuole. Come associazione di categoria chiediamo la massima attenzione a questi argomenti con delle ordinanze precise che permettano a tutti di operare con tranquillità”.Katiuscia Levi (associazione Scarabocchiando): “Noi ci occupiamo di nidi famiglia e vogliamo partecipare a questi progetti, abbiamo già case dove poter lavorare sull’educazione all’aperto, un protocollo sulla sicurezza, personale formato”.Anna Vettigli (Legacoop Lazio): “Per il mondo della scuola è un momento di blocco totale, i provvedimenti governativi hanno demandato le decisioni alle Regioni. Lavoratori, imprese, genitori, sanità, pedagogia hanno una grande opportunità per costruire insieme le regole per ripartire. La Regione sta bruciando le tappe in molti settori, speriamo lo faccia anche per i bambini. Siamo molti fiduciosi e disponibili a lavorare insieme fin da subito: possiamo essere una delle prime regioni a partire con le sperimentazioni”.Maura Barva (associazione Io ci sono): “Noi ci occupiamo proprio di educazione in natura, non si può improvvisare, servono formazione e individuazione degli spazi. Bene quindi nuove sperimentazioni, ma senza creare scuole di serie A e scuole di serie B”.
Giovanni Castagno (associazione genitori scuola Di Donato): "A Roma abbiamo tante esperienze di sperimentazione: questa emergenza deve portare tutti ad accelerare enormemente verso una didattica cooperativa. Serve un nuovo patto educativo, una nuova rete che lavori in fretta. E intanto bisogna aumentare il bilancio della scuola, anche ripensando le responsabilità degli insegnanti. Altrimenti non riusciremo a ripartire. Questo incontro deve essere l’inizio di un percorso condiviso. L’educazione in natura si può fare, si deve fare subito”. E’ stata poi la volta degli interventi dei consiglieri regionali.
Roberta Lombardi (M5s) ha confessato subito il suo conflitto di interessi “come mamma di due bambini in età scolare. Esco molto confortata da questa discussione: da tutti ho percepito una voglia che mi fa ben sperare per la ripartenza. La scuola è rimasta al Novecento. La didattica ha mantenuto gli stessi linguaggi di 40 anni fa. C’è stata una grande capacità di adattamento degli insegnanti in questi mesi, anche nell’uso di strumenti digitali. Dobbiamo mettere in campo una serie di azioni concrete per dare sostegno e sollievo alle famiglie, come prevede l’ordine del giorno presentato dal nostro gruppo e approvato ieri dal Consiglio regionale, anche sul versante dell’educazione all’aperto. Quando arriverà in aula la legge sul sistema integrato di educazione 0-6 anni dobbiamo approfondire l’articolo dedicato a questo tema.
Secondo Marta Bonafoni (Lista Zingaretti) “questa audizione è un’occasione per mettere in contatto tante esperienze così innovative con l’assessora Troncarelli, per poter fare tesoro di questo lavoro e trasformarlo in indicazioni precise. Dobbiamo recuperare il tempo perduto: la prima data che abbiamo di fronte è il 3 giugno, dobbiamo mandare un segnale di ripartenza. E si fa mettendo tutti gli attori del mondo della scuola in condizione di ripartire in sicurezza. Partiamo dai luoghi su cui la Regione ha competenza diretta per mettere in campo sperimentazioni che facciano da apripista. C’è il grande tema del rito di passaggio: proviamo a fare qualcosa anche su questo fronte. Dobbiamo scommettere sul futuro, costruendo da subito un sistema integrato”.Laura Cartaginese (Lega) ha dichiarato di “condividere pienamente le idee che sono state avanzate, abbiamo il dovere di dare risposte immediate”.La presidente Mattia, infine, ha ricordato che “in pochissimo tempo abbiamo dovuto cambiare la nostra agenda, ma la commissione per più di un anno ha lavorato sul sistema integrato 0-6, quella proposta di legge anticipa molte soluzioni di cui noi abbiamo parlato oggi, anche sul fronte dell’educazione all’aperto. Continuiamo con questo metodo di lavoro, mettendo al centro le bambine, i bambini, gli adolescenti e le famiglie, trovando una strada comune: servono soluzioni per il breve periodo, ma dobbiamo porci anche obiettivi di medio termine. La pandemia rischia di aumentare le diseguaglianze già gravi che ci sono nel nostro Paese. E poi non dimentichiamo che la salute è il bene più prezioso che abbiamo: tutte le aperture devono partire dalla tutela dei bambini. Dobbiamo ripensare gli spazi dove si svolge la didattica, attenendoci alla qualità dell’educazione”.L’assessora alle Politiche sociali, Alessandra Troncarelli, chiudendo il dibattito, ha ricordato “che il metodo della concertazione è quello che abbiamo sempre seguito, ancora di più in questa fase di grave emergenza. La Regione, in prima battuta, ha cercato di dare un sostegno economico agli asili nido, stanziando un contributo complessivo di 14 milioni di euro: se vogliamo costruire il futuro dobbiamo partire dalla tutela delle strutture esistenti, altrimenti togliamo un servizio alle famiglie. La seconda fase, nella quale ci troviamo oggi: la fascia 0-3 anni non può ancora ripartire. Speriamo che si possa sciogliere questo nodo molto presto. E dobbiamo già pensare a come riaprire a settembre. Già stiamo riflettendo sull’aumento del numero degli operatori, saremo a fianco delle famiglie, del mondo della cooperazione e del terzo settore, con interventi mirati che si andranno ad aggiungere a quelli già attivati. E’ importante ascoltare tutte le esperienze, ne terremo conto nelle nostre azioni successive”. A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio