Lago di Vico, il problema della potabilità delle acque in commissione ottava
Il lago serve i comuni di Caprarola e Ronciglione; ma gli impianti di potabilizzazione secondo alcuni auditi oggi non sarebbero sufficienti a dare garanzie.
16/06/2020 - Nella audizione di oggi in commissione ottava, Agricoltura e ambiente, presieduta da Valerio Novelli, si è presa in esame la situazione del Lago di Vico, a proposito della qualità delle acque e della inadeguatezza dei sistemi di potabilizzazione volti ad eliminare le sostanze che la possano compromettere. Se da un lato è stato detto che l’acqua che arriva nei rubinetti degli abitanti dei due comuni di Caprarola e di Ronciglione, che nel primo caso proviene totalmente dal lago, non ha mai rappresentato un reale rischio per la salute, d’altro canto, secondo altri relatori, la situazione non permette di abbassare la guardia e anzi è peggiorata.
L’Assessore regionale all’Agricoltura Enrica Onorati ha ricordato come il lago di Vico sia un bacino che necessita di tempi molto lunghi per il rinnovo delle acque, la cui potabilità è messa a rischio per la presenza di elementi che derivano dalla sua natura di lago vulcanico (arsenico) ma anche dalla concentrazione di inquinanti che provengono dalla attività agricola, in cui la coltura della nocciola è la più importante. Il lago è costantemente monitorato da Arpa Lazio; il comune di Caprarola, in particolare, a differenza di Ronciglione, che è rifornito dal consorzio Talete, è approvvigionato esclusivamente dalle acque del lago. L’ente parco collabora a controllare anche il rispetto delle ordinanze comunali preordinate alla tutela delle acque del lago, nonostante non abbia competenze dirette in materia. Attenzione viene posta soprattutto sui fattori inquinanti, come l’utilizzo di concimi chimici in agricoltura e la presenza di manifatture inquinanti, ha concluso Onorati.
Per l’Istituto Superiore di Sanità, Luca Lucentini ha parlato del piano di tutela dell’acqua, che costituisce un sistema di analisi del rischio integrato all’interno del quale si colloca la tutela delle acque che servono i comuni di Ronciglione e Caprarola. In entrambi i casi, la potabilizzazione dell’acqua si presenta difficile per presenza di fenomeni inquinanti naturali nel lago; il ruolo di Iss è quello di fissare i parametri di rischio delle acque ma non si è mai palesato, sulla base dei monitoraggi effettuati, un reale rischio per la popolazione, ma sono stati adottati tuttavia degli atti a livello precauzionale da parte delle amministrazioni. Tuttavia la raccomandazione di Iss, ha concluso Lucentini, è quella di destinare risorse importanti ad ammodernamenti infrastrutturali atti a garantire un approvvigionamento alternativo.
Dal lato delle amministrazioni comunali, il Sindaco del Comune di Caprarola Eugenio Stelliferi ha apprezzato la relazione di Lucentini, specialmente con riferimento al fatto che l’acqua non abbia mai rappresentato un reale rischio per i cittadini di Caprarola; dal 2013, addirittura, la curva della presenza di inquinanti nel lago ha invertito la rotta, grazie alle buone pratiche agricole messe in atto. Le amministrazioni comunali sono state però lasciate sole nella gestione di questo problema, ha detto il sindaco, e tutte le iniziative sono state realizzate in autofinanziamento. Anche il Sindaco del Comune di Ronciglione Mario Mengoni, nel confermare la disponibilità a salvaguardare l’ecosistema del lago di Vico, ha chiesto sostegno per gli amministratori locali per quanto riguarda le soluzioni da adottare, anche eventualmente per il ricorso a fonti di approvvigionamento alternative. Sostegno al reddito degli agricoltori in cambio di una gestione più virtuosa dell’attività agricola, la sua proposta.
A seguire, Antonella Litta, dell’ Associazione medici per l’ambiente, ha detto però che esiste una documentazione che conferma il pericolo esistente nelle acque del lago per la presenza di cianobatteri, che possono produrre microcistine tossiche e cancerogene. Le ordinanze di non potabilità non sono sufficienti, così come l’utilizzo degli impianti di potabilizzazione: bisogna migliorare la qualità delle acque e nel frattempo trovare altre fonti di approvvigionamento idrico. Anche Milena Bruno, dell’ Iss, ha parlato di “netto peggioramento” negli anni recenti, per l’aggiunta di nuove tossine prodotte nel lago a quelle preesistenti; anche a livello quantitativo, negli anni 2018-19 si sono raggiunti picchi notevoli. Quindi a suo avviso non solo per l’uso umano, per il quale gli impianti di potabilizzazione non sono sufficienti, ma anche per l’ecosistema il lago rappresenta ormai un rischio.
Il Direttore Generale ARPA Lazio Marco Lupo ha riepilogato le attività dell’agenzia, i cui monitoraggi forniti alla regione ai fini della classificazione riguardano periodi triennali, il prossimo dei quali, previsto per il 2020, sarà a compendio del triennio 2018, 2019 e 2020. In una nota letta dal presidente Novelli da parte del dottor Andreani della Provincia di Viterbo, questa si è detta a disposizione di tutti gli attori per eventuali attività preordinate alla tutela delle acque del lago. La ASL di Viterbo-Dipartimento Prevenzione, con il dott. Giovanni Chiatti, ha affermato il ruolo meramente tecnico dell’ente, che non ha potuto ad oggi dichiarare potabile l’acqua. Il principio di precauzione è utilizzato costantemente a tutela della salute dei cittadini, ha detto Chiatti. Il dottor Giancarlo Daniele dell’ATO 1 Lazio Nord Viterbo ha detto di avere ben presente il problema del lago di Vico, per il quale non ritiene più opportuno il moltiplicarsi di impianti di potabilizzazione. La regione dovrebbe, a suo avviso, provvedere a una unificazione degli Ato, rivedendo la programmazione complessiva.
Per l’Università della Tuscia, Giuseppe Nascetti ha detto, in conseguenza dei suoi studi pluriennali, che il lago è stato trasformato dalle attività umane, e soprattutto che vi è stata una crescita inesorabile di nutrienti a base di azoto, che ha modificato la struttura del lago, con la comparsa della cosiddetta “alga rossa”. Gli allarmi lanciati dagli ecologi non sono però stati ascoltati; la scomparsa dell’ossigeno in parte del lago è il problema principale. Il presidente del Comitato acqua potabile di Ronciglione Raimondo Chiricozzi, che parlava anche a nome di altre associazioni, ha detto che la delibera regionale si limita a delegare le amministrazioni comunali, mentre gli agricoltori continuano a far largo utilizzo di pesticidi. I concimi vanno vietati, a suo avviso,dalla Regione.
Il dirigente area Risorse idriche e difesa del suolo della Regione Lazio, Nicola Marcucci, ha annunciato la condivisione dei problemi posti con le amministrazioni locali e la ricerca in comune di una soluzione, anche eventualmente attraverso l’adesione al servizio idrico con una razionalizzazione dei costi. Per la direzione regionale Parchi e aree protette, Vito Consoli ha detto di non aver competenze dirette sulla potabilizzazione delle acque ma una competenza generale sulla tutela dell’ambiente di quell’area, che è protetta e vigilata dai guardiaparco. L’area è caratterizzata anche dalla presenza di zone speciali di conservazione, ha ricordato il direttore; lavorare a diminuire l’impatto delle attività agricole è la via da percorrere, a suo avviso.
Tra i consiglieri, Silvia Blasi del Movimento 5 stelle ha ricordato lo scopo di collaborare ai fini della soluzione dei problemi che si vuole perseguire con questa audizione: non si tratta certo di accusare i sindaci, ma la loro azione deve cercare di contenere le cause del problema meglio di come si sia fatto finora. Il peggioramento delle condizioni del lago è innegabile, infatti, secondo Blasi. Per Eugenio Patanè, del Partito democratico, i pareri autorevoli acquisiti oggi, che dovrebbero supportare la politica nelle sue decisioni, vanno tuttavia in direzioni differenti gli uni dagli altri, tanto da rendere necessario un approfondimento da parte dell’assessore. Il “principio di precauzione” va quindi usato anche dalla politica nel valutare gli apporti scientifici sul tema da porre a fondamento delle decisioni, secondo Patanè.
A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio