Nomentana hospital, focus sulla situazione lavorativa e sanitaria in commissione
Seduta congiunta di settima e nona commissione sulla richiesta di integrazione salariale da parte di una struttura in cui ci si sono verificati numerosi casi di contagio.
05/11/2020 - Seduta congiunta oggi delle commissioni sanità e lavoro del Consiglio regionale del Lazio, per un'audizione sul tema "Ricorso alla cassa integrazione per 250 lavoratori del Nomentana Hospital". Una struttura già al centro dell’attenzione nella prima fase della pandemia, come ricordato dal vicepresidente della commissione settima Paolo Ciani, e che ora vede una recrudescenza dei casi, su cui si innesta la problematica lavorativa. La consigliera Laura Cartaginese ha ricordato sempre in apertura dei lavori che la struttura è finanziata al 90 per cento dalla regione.
Per i sindacati, Massimiliano Rizzuto della Cgil ha detto che non è tollerabile l’atteggiamento della struttura nei confronti dei lavoratori, sia con riferimento alla cassa integrazione che per quanto riguarda le misure di prevenzione e protezione dal virus, che sono state palesemente inadeguate, come dimostra il numero dei casi. Per la Cisl Antonio Cuozzo ritiene paradossale a fronte di questa situazione l’anticipo dei fondi e la dotazione di personale alla struttura, e ha chiesto che la Asl Roma 5 effettui maggiori controlli a carico di questa struttura sanitaria. Questi temi però sono comuni a tutta la sanità laziale, ha aggiunto Cuozzo. Domenico Frezza della Uil ha aggiunto che la struttura ha sempre rifiutato una concertazione; gli attuali 49, secondo le ultime notizie in suo possesso, dipendenti positivi sono segnale chiaro di una mancanza di procedure di sicurezza dal covid. Immediato stop alla cassa integrazione è la richiesta della Uil.
Per il Nomentana hospital, Desiderata Berloco, rappresentante legale, ha parlato di una gravissima crisi economica e ha detto che è la prima volta che la struttura fa ricorso agli ammortizzatori sociali, perché si trova con 300 posti letto vuoti al momento, numero in aumento costante. 21 su 124 e 30 su 98 sono i letti occupati al momento per riabilitazione e lungo degenza, rispettivamente, ha aggiunto Berloco. Il membro del Cda Massimo Fiorella ha detto inoltre che il cordone sanitario imposto dalla Asl alla struttura nei primi giorni di ottobre non è stato ancora rimosso, e questo ha determinato il ricorso agli ammortizzatori per salvare i posti di lavoro da un lato e permettere di restituire i fondi regionali dall’altro ( cinque milioni di euro i debiti già accumulati dalla struttura per acconti regionali per prestazioni non effettuate). Sulle misure anticontagio, il direttore sanitario in carica da settembre scorso Filippo Berloco ha detto che i sistemi di protezione vengono forniti regolarmente, ma in questa nuova ondata del virus l’elevato numero di positivi asintomatici rende difficoltoso arginare i contagi tra gli operatori e di conseguenza anche tra i pazienti.
A nome dell’assessore alla sanità Alessio D’Amato, è intervenuto Egidio Schiavetti il quale ha detto però che l’acconto di fatturazione del 90 per cento di cui trattasi aveva proprio l’intento di evitare il ricorso agli ammortizzatori sociali da parte delle strutture sanitarie che ne beneficiavano e non dovrà necessariamente essere restituito; al contrario, in caso di ricorso agli ammortizzatori sociali, la motivazione dell’acconto verrebbe meno. Piena apertura invece a tavoli per risolvere la situazione con l’azienda da parte dell’assessorato.
Per la Asl Rm 5, il dottor Coiro ha detto che sono 91 i positivi tra i pazienti e 33 tra gli operatori e che è stata inviata la relazione sull’azienda in questione. Il dottor Fiorella ha espresso soddisfazione per questo, sperando che sia consentita la riapertura, ma ha ribadito che nemmeno con la piena operatività nel 2021 e 2022 si potrebbe restituire le somme anticipate; diverso il caso in cui invece non sussista questo obbligo alla restituzione, ma in ogni caso il ricorso alla Cis è finalizzato proprio alla tutela dei posti di lavoro, ha ribadito Fiorella.
Tra i consiglieri, Marta Bonafoni della lista Zingaretti ha detto di ritenere che, alla luce dell’intervento di Schiavetti, le motivazioni dell’azienda non appaiano plausibili; pertanto si apre la via all’ipotesi di una revoca degli accreditamenti per strutture che mettano in pericolo sia il diritto alla salute che quello al lavoro. Non dissimile il tono dell’intervento di Loreto Marcelli, Movimento 5 stelle, per il quale nulla può giustificare la situazione di mancata sicurezza per pazienti e dipendenti in aziende accreditate dalla Regione. Chi sbaglia deve pagare, a suo avviso. Chiarissimo il senso dell’intervento di Schiavetti anche per Rodolfo Lena del Pd, ora sta alle Asl effettuare i controlli dovuti. Per Angelo Tripodi della Lega, alla struttura privata non può essere invece addebitata la piena responsabilità della situazione, se è stata messa in condizioni di non poter operare e quindi fatturare. Francesca De Vito del M5s ha ricordato che il monitoraggio di chi usufruisce di denaro pubblico è compito primario della Regione. Inoltre, la seconda ondata presumeva che le strutture si facessero trovare meno impreparate che nella prima, a marzo scorso, ha aggiunto.
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Tutela del lavoro e della salute” devono andare di pari passo, questa la conclusione dei lavori da parte di Eleonora Mattia, presidente della nona commissione Lavoro.
A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio