Pluralismo Informazione su censura on line e difesa della libertà di espressione
Per cinque operatori numerosi casi di sospensione degli account da parte di alcuni social network. Necessario un intervento del legislatore; la UE sta lavorando sulla regolamentazione del web ma ci vorrà tempo.
01/03/2021 - "Censura on line e difesa della libertà di espressione”, il tema del confronto promosso dalla III commissione regionale “a seguito dei fatti ed eventi attuali di particolare rilevanza relativi al tema della libertà di espressione sulle piattaforme digitali e alla difesa dell'Articolo 21 della Costituzione Italiana" che si è svolto stamattina.
All’attenzione della commissione, presieduta da Davide Barillari (Gruppo misto), cinque casi di censura online: “La Casa del Sole”, testata online di geopolitica e media, “Byoblu”, testata giornalistica presente su diverse piattaforme, la webtv “ControTV”, il canale YouTube “Border Nights” e la pagina FaceBook “Le più belle frasi di Osho”, quest’ultimo caso portato all’attenzione dai consiglieri di FdI Fabrizio Righini e Chiara Colosimo che hanno richiesto l’audizione.
“Purtroppo non ci sarà confronto, questa è una cosa molto grave – ha esordito Barillari - A nome di questa commissione desidero denunciare l’assenza di FaceBook, Google, Twitter e YouTube”. I responsabili italiani delle note piattaforme, “non hanno risposto ai nostri numerosi inviti per l’audizione odierna, in quanto il tema delicato della censura online li ha costretti a nascondersi dietro la loro arroganza di non dover rendere conto a nessuna istituzione pubblica, nemmeno per un confronto trasparente e corretto”, ha spiegato.
Righini, che ha fatto proprie tutte le premesse del presidente, ha espresso rammarico per la loro l’assenza. “Il momento in cui si va a censurare la satira credo che si rischi veramente la fine della democrazia”, ha detto. “La satira colpisce a destra e sinistra, ma probabilmente più che altro si è voluto colpire l’opinione politica delle le frasi di Osho che è notoriamente una persona vicina alla destra italiana, ma che non ha risparmiato critiche anche nei confronti dei leader del centro destra. Le sue frasi sono sempre improntante all’ironia. Avrei voluto sapere chi materialmente dispone la censura e la sospensione delle pagine. È questo che ci dovrebbe preoccupare. Noi auspichiamo già da tempo un intervento del legislatore rispetto a questo tema”.
Il pluralismo dell’informazione, l’infodemia (cioè la circolazione di una quantità eccessiva di informazioni, talvolta non vagliate con accuratezza, che rendono difficile orientarsi su un determinato argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili) e soprattutto il ruolo dei media e la censura dell’informazione i punti toccati dall’intervento di apertura di Barillari. “I pochi canali di informazione libera e indipendente esistenti in Italia, di cui oggi abbiamo autorevoli partecipanti, hanno subito attacchi censori veri e propri da parte del cosiddetto mainstream”, ha spiegato il presidente.
Per “La Casa del Sole”, ha detto la direttrice responsabile, Margherita Furlan, YouTube ha deciso dal 1 febbraio di sospendere il programma di partnership e anche il canale abbonati non è più visibile. “Il motivo sarebbero le ripetute violazioni del codice di condotta, tutte in materia di Covid”. Tuttavia, come testata giornalistica regolarmente iscritta, “noi siamo gli editori. Ci viene sostanzialmente vietato di esercitare il nostro diritto di cronaca”, garantito dalla Costituzione, chiedendo una normazione dei rapporti di forza tra gli editori e i vari social network.
Secondo Massimo Mazzucco di ControTV, YouTube censura “tutto ciò che è contrario al messaggio dell’OMS sul Covid”, riportando le parole della Ceo del social media in un’intervista, con la formula generale “disinformazione medica”. Per Mazzucco, con l’appello si potrebbe togliere la frase incriminata, “ma non succede mai. È una piattaforma privata, allo stato attuale non c’è niente da fare”. Occorre quindi “trovare un accordo con YouTube per il quale il diritto di appello non sia generico ma occorre puntualizzare dove è la violazione”.
Come ha spiegato la direttrice editoriale Virginia Camerieri, anche ““Byoblu” è una testata giornalistica, che pubblica su YouTube contenuti multimediali con mezzo milione di iscritti e 2000 video caricati”, presente anche su altre piattaforme. Una squadra di circa 20 persone delle quali cinque giornalisti che si sostiene attraverso donazioni, abbonamenti e introiti di YouTube, social che ha oscurato il loro tg “per supposta disinformazione in ambito medico. Questo ha comportato un danno di immagine ed economico, perché per una settimana Byoblu non ha potuto pubblicare e quindi monetizzare”. Per YouTube un errore degli algoritmi ma “il danno non è mai stato risarcito”. Sono poi avvenute ulteriori sospensioni e dal 24 febbraio scorso il canale non è stato più monetizzato.
“Una testata giornalistica non può essere censurata se non per provvedimento della magistratura o di un’autorità pubblica. Lo stato italiano sta perdendo il controllo, la propria sovranità”, ha detto.
Per Fabio Fabretti di Border Nights, “non mi sembra sia una priorità della politica”. YouTube ha sospeso la monetizzazione del suo canale, poi riabilitata dopo un anno. “Ma con il Covid sono ricominciati i problemi e a ottobre/novembre è di nuovo scattata la tagliola, questa volta con l’accusa di contenuti dannosi. Col il Covid mi pare si sia preso lo spunto per fare una sorta di rappresaglia che queste settimane sta avendo una escalation piuttosto preoccupante. Con quale diritto un soggetto che non è un editore può venire a sindacare? Rientra nei diritti del giornalista criticare. L’OMS non è un dio, non è un atto di fede così come il vaccino”. Fabretti ha poi posto il problema anche del “shadow banner”, cioè un algoritmo che fa in modo di non essere trovati facilmente.
Sono inoltre intervenuti, la presidente Corecom Lazio, Maria Cristina Cafini, il giurista Oliviero Grandinetti, e Andrea Camponi, autore del libro edito dal Corecom Lazio, “La Garanzia del Pluralismo dell’Informazione nelle Istituzioni regionali. Il caso Lazio”.
Per Cafini, l’audizione odierna è stata “un’occasione di riflessione importante”, spiegando che il tema dell’intervento normativo non è solo nazionale ma comunitario e internazionale. “C’è in atto un grande movimento per cercare di capire con quali interventi si può regolamentare il web. Il parlamento europeo ha emanato due grandi progetti di riforma che serviranno proprio ad inserire delle possibilità di regolamentazione. Non è la politica nazionale in arretrato, è un discorso globale, quantomeno comunitario”. La tempistica però, ha ammesso la presidente del Corecom, è molto lunga. “Si parla di un’emanazione concreta alla fine del 2021/22”.
Grandinetti ha inoltre chiarito che oggi siamo di fronte a un triangolo rovesciato con al vertice lo stato e gli intermediari di Internet. In basso ci sono i titolari di libertà di manifestazione del pensiero, cittadini, associazioni, media tradizionali. Questi devono assoggettarsi alle regole delle piattaforme che svolgono una “censura per procura” per conto dello stato.
Cosa può fare la Regione Lazio, unica regione in Italia ad avere una commissione regionale di vigilanza sul pluralismo dell’informazione? Per Camponi, il campo è ristretto ma si potrebbe rendere più attuale la legge regionale 13/2016 di riordino in materia di informazione e comunicazione, inserendo ulteriori norme che possano tutelare ancor più la libertà di espressione ed evitare interventi censori.
“Lasciare aperto il dibattito. E’ bene ascoltare tutte le voci, anche di chi sta su terreni più tradizionali, sia dei mezzi che dei contenuti, rispetto ai presenti di oggi”, la richiesta del vice presidente della commissione, Emiliano Minnucci (Pd). Rifiutando lo strumento della censura, “la mancanza di censura non è traducibile nel fatto di dire quello che ci pare in qualsiasi contesto e attraverso qualsiasi strumento”, ha detto Minnucci. Secondo il consigliere, le norme attuali “mentre hanno investito molto le forme tradizionali di comunicazione”, hanno “dato modo di avere delle scappatoie a chi invece utilizza i social”. Per Minnucci occorre una regolamentazione “nel solco di una piena assunzione di responsabilità di quello che si afferma. Non credo sia impossibile criticare l’OMS, non ci sono santuari, ma qualsiasi affermazione si ha il dovere di documentarla e ci si assume il rischio di dover eventualmente pagare le conseguenze di quello che si afferma. Anche costituzionalmente, non tutte le opinioni sono uguali. Teniamolo nella debita considerazione”, ha concluso.
“Spero che periodicamente ci si possa tornare a confrontare”, l’auspicio anche di Righini che ha ricordato il prossimo rinnovo delle commissioni consiliari. “Spero anche che il futuro presidente continui nel solco del presidente Barillari, che credo sia stato un ottimo presidente del Pluralismo della informazione”, ha affermato.
Barillari ha quindi annunciato di riconvocare i social network per una prossima audizione e di riflettere sulla revisione della legge regionale 13/2016. Fra le ipotesi anche un progetto di legge sui diritti online e la promozione di canali indipendenti che non fanno censura, in alternativa a FaceBook o YouTube.
A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio