Le problematiche del passaggio di competenze della riserva Monte Soratte in commissione
L'audizione ha fatto il punto sullo stato della procedura prevista da una legge regionale e che si è arenata per motivi inerenti il personale.
08/04/2021 - Affrontata in commissione ottava, presieduta da Valerio Novelli, la situazione di stallo inerente il passaggio delle competenze della Riserva naturale del Monte Soratte dalla Citta Metropolitana di Roma Capitale all’ente regionale di diritto pubblico Riserva naturale regionale Nazzano, Tevere – Farfa. Questo passaggio era stato sancito dalla legge regionale 7 del 22 ottobre del 2018, n. 7, all’ art.5 comma 2. La convenzione tra gli enti prevista dalla legge, è emerso dall’audizione, non è mai stata siglata, quindi il passaggio del personale non si è mai realizzato e ciò paralizza il funzionamento della riserva.
Di qui la richiesta di audizione, fatta dal sindaco del Comune di Sant’Oreste, Valentina Pini, per favorire lo sblocco della procedura, specie perché ci sono grossi problemi nel territorio da lei amministrato specialmente con riferimento alla fauna selvatica, in particolar modo i cinghiali.
Il direttore regionale del personale Alessandro Bacci ha parlato di due punti della norma, il subentro vero e proprio tra enti e il personale; specie quest’ultimo ha presentato delle difficoltà, ha detto Bacci, che ha ricordato come l’ultima interlocuzione con Città metropolitana risalga a luglio del 2019. Il problema è nel fatto che la norma non prevede un passaggio di personale da città metropolitana a regione ma un semplice utilizzo del personale stesso da parte della regione. La procedura si è arenata su questo punto e i quattro dipendenti della riserva sono tuttora in carico a città metropolitana, che chiede il rimborso dei relativi oneri. Bacci ha anche ricordato come il modulo convenzionale scelto per regolare l’utilizzo di personale fu dovuto alla necessità di evitare aggravio di costi per spese del personale regionale con conseguenti rischi di impugnativa statale.
Anche il responsabile delle aree parco della Città metropolitana di Roma, arch. Angelo Mari, ha confermato che la situazione è ferma da luglio 2019: ma il problema di personale riguarda gli uffici appositi di Città metropolitana, ha detto Mari. Nel frattempo, si è proseguito con le attività di gestione in modo ordinario, ma è necessaria ormai una soluzione, perché la riserva ha bisogno di investimenti.
Il direttore regionale Capitale naturale, parchi e aree protette, Vito Consoli, ha confermato che la convenzione prevista dalla norma, che doveva sancire il passaggio del personale e il subentro tra gli enti, non è mai stata siglata; “sorpresa”, però, nel sentir dire che ci sarebbero degli oneri da rimborsare ha espresso Consoli, perché in mancanza del subentro formale non può esserci rimborso da parte della Regione a Città metropolitana, che sta di fatto continuando a gestire la riserva. Evidente, anche a suo avviso, la necessità di una soluzione della questione.
Per la Riserva naturale Tevere – Farfa, il direttore Pierluigi Capone ha confermato poi che in mancanza del passaggio di personale, è impossibile prendere in carico la gestione della Riserva del monte Soratte.
Tra i consiglieri, Emiliano Minnucci del Partito democratico ha detto che i due anni che sono prossimi dalla data in cui si è arenata la vicenda sono troppi, specie a fronte dell’immobilità che emerge da questa audizione. La politica deve prendere atto quindi di questo stallo, tornando in caso alla situazione previa prima che insorgano, tra l’altro, spinose questioni di rimborsi di costi sostenuti, cosa che si evinceva dagli interventi. Per Eugenio Patanè, il consigliere, anche lui del Pd, che aveva promosso la legge di cui trattasi, questo passaggio preludeva a un complessivo riassetto della governance complessiva delle riserve. Patanè ha ricordato come nella sua originaria proposta un vero e proprio passaggio del personale fosse previsto, ma non fosse stato approvato: siccome è evidente come l’aumento di competenze previste nella legge non si possa realizzare in assenza di incremento di personale, tanto vale revocare il passaggio di competenze in caso la situazione non si sblocchi.
Concorde il parere del presidente Novelli,che ha espresso il timore però che fare retromarcia su questa vicenda da parte della Regione potrebbe creare un precedente negativo a carico di situazioni analoghe. Un nuovo modello di approccio al territorio è alla base del lavoro che si sta facendo a proposito delle riserve naturali, ha detto l’assessora alla transizione ecologica Roberta Lombardi in chiusura di audizione; tema che è al centro del programma di fine consiliatura di questa giunta, e su cui quindi nessuna motivazione legata all’avvicendamento nelle responsabilità amministrative dovrà causare un rallentamento dell’azione della Regione.
A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio