La direttrice della Asl di Latina, Silvia Cavalli :"abbiamo lavorato su una organizzazione a fisarmonica, capace di cambiare e dare risposte immediate nelle diverse ondate. Recuperate le prestazioni ambulatoriali e le attività di screening hanno raggiunto il livello target e l’estensione richiesta".08/02/2022 -
Proseguono in commissione speciale emergenza Covid-19, presieduta da Paolo Ciani, le audizioni con i direttori generali delle Asl del Lazio per conoscere l’impatto della pandemia su ogni azienda sanitaria, l’erogazione delle prestazioni sanitarie e rispetto all’organizzazione dei servizi di prevenzione, diagnosi e cura.
Oggi a fare il punto sul lavoro svolto nella Asl di Latina è stata la direttrice generale della ASL, Silvia Cavalli.
Il territorio della Asl di Latina è organizzato in 5 Distretti sanitari, la rete ospedaliera aziendale è dislocata su tutto il territorio con quattro ospedali: Il santa Maria Goretti di Latina, sede di DEA di II livello, IL Fiorini di Terracina sede di pronto soccorso, il Sangiovanni di Dio di Fondi, e il Dono Svizzero di Formia, sede di DEA di I livello, a questi si sommano le 3 Case della Salute già operative. Nel suo intervento, la direttrice Cavalli ha illustrato in modo puntuale con numeri e slide, una organizzazione aziendale a “fisarmonica”, ovvero ad alta flessibilità in termini di riorganizzazione e riconversione degli ospedali di Latina e del centro sud, in aree Covid e non Covid, capace di far fronte alle diverse ondate pandemiche. “Fin dall’inizio della pandemia – ha spiegato la direttrice - la Asl di Latina ha adottato protocolli operativi in linea con le disposizioni normative e le principali linee guida che sono state costantemente aggiornate. L’attività ambulatoriale nella prima ondata è stata paralizzata, ma abbiamo mantenuto le attività non Covid per le reti di emergenza a tempo dipendenti, come la rete perinatale, quella ematologica e oncologica, per infarti o trauma, insomma per tutte le patologie a grave deterioramento, incrementando le sedute aggiuntive con trasferimenti presso altri ospedali o strutture accreditate”.
La direttrice Cavalli ha proseguito spiegando come negli ospedale del centro sud siano stati individuati anche spazi e posti letti tecnici riservati ai pazienti Covid, come avvenuto nei Ps di Fondi, Terracina e Formia. Ha puntualizzato come si sia sempre proceduto alla separazione di percorsi Covid e non Covid, e come già dalla seconda fase ci sia stata una intensa attività ambulatoriale, che ha permesso il recupero delle prestazioni mancate. La terza ondata, ha permesso di entrare in una fase diversa, anche grazie alle diverse terapie, per cui sono stati attivati ambulatori per pazienti Covid, sono stati organizzati centri vaccinazioni per soggetti vulnerabili, si è mantenuto per quanto possibile tutta l’attività dedicata alle patologie oncoemtatologica e per quelle a grave deterioramento. Sino ad arrivare alla quarta ondata pandemica in cui il Goretti viene confermato Hub Covid, con una organizzazione di team di operatori per aree Covid, con un ampio utilizzo delle terapie monoclonali, e dove la UOC di Malattia infettive ha segnato un’eccellenza, per l’organizzazione di infusioni anche a domicilio o presso le Rsa ( oltre 1600 i trattamenti).
“Il problema rilevante che abbiamo registrato – ha dichiarato la direttrice nel suo intervento - è la carenza di medici specialistici, che su alcune discipline si fa sempre più pressante, l’assenza di sanitari che si infettano che ricade sulla questione risorse umane”. La direttrice ha poi snocciolato i numeri delle attività svolte per il contact tracing e tamponi: 93.535 gli utenti positivi contattati telefonicamente per tracciare i contatti a rischio, e per comunicare le disposizioni dei conseguenti provvedimenti di sanità pubblica, ovvero isolamento e programmazione tamponi, 78.377 contatti identificati, 1934 pazienti positivi senza MMG/PlS presi in carico dal SISP, 271 focolai gestiti presso comunità chiuse, di cui 166 presso strutture ospedaliere/sanitarie, socio assistenziali, istituti religiosi e centri di accoglienza, 93 focolai gestiti tra aziende e associazioni sportive, 12 screening di popolazione organizzati presso la comunità indiana locale. Tra le principali attività organizzate dalla Asl di Latina, la direttrice ha ricordato i tamponi domiciliari, il grande lavoro dei drive in, di cui uno dedicato alle scuole, il walk in, il telemonitoraggio per pazienti Covid, il vax tour in estate nelle località balneari, che ha permesso di raggiungere anche tutta una popolazione di immigrati non regolari, la somministrazione delle terapie antivirali, le vaccinazioni pediatriche. Infine, la direttrice ha concluso annunciando con soddisfazione il recupero delle attività di prestazioni specialistiche ambulatoriali, anche attraverso fondi dedicati, e dichiarato che le attività di screening hanno raggiunto il livello target e l’estensione richiesta. Sui ritardi dovuti alla quarta fase pandemica, ancora in corso, si prevede recupero subito dopo la flessione della curva pandemica.
Il presidente Paolo Ciani ha espresso plauso per il lavoro svolto dalla Asl di Latina, soprattutto per la gestione e l'attviità di screening della comunità sikh e destinata agli immigrati irregolari. A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio