In commissione Tutela del territorio l'assessora capitolina Alfonsi su impianto biodigestione anaerobica di Casal Selce
Per il Campidoglio “Roma è una metropoli che si deve porre il tema di smaltire all’interno del proprio territorio i rifiuti che produce”.
07/03/2022 - Audizione stamani in commissione Tutela del territorio, presieduta da Enrico Cavallari (FI), per capire, come ha spiegato il presidente, quali sono le intenzioni del Comune di Roma sull’annunciata trasformazione del previsto impianto di compostaggio in impianto di biodigestione anaerobica in località Casal Selce, considerando le criticità già segnalate.
La giunta capitolina ha infatti recentemente approvato la realizzazione, insieme ad altri impianti in altri siti, di questo impianto a biogas da 100mila tonnellate annue, da finanziare con i fondi del Pnrr. Trasformazione contestata dai territori della località del Municipio XIII nella periferia nord ovest della Capitale che non vogliono un impianto di questo tipo così grande dopo che per trent’anni hanno sopportato la presenza di Malagrotta, la discarica più grande d’Europa.
Risposte alle criticità che già, come ha ricordato Cavallari, “aspettavamo dall’amministrazione precedente” e tanto più che nel Piano Rifiuti 2019 questo impianto non è stato previsto. “Con quale procedura dobbiamo procedere per inserirlo in un contesto strategico del nostro territorio?”, si è chiesto.
Ma per il Campidoglio occorre "chiudere il ciclo dei rifiuti di Roma, costruire gli impianti e smetterla di gravare" non solo su altre zone della regione ma anche di altre, ha confermato
Sabrina Alfonsi,
Assessora all’Agricoltura, Ambiente e Ciclo dei rifiuti del Comune di Roma.
“Cambiamo totalmente rispetto al piano fatto dalla sindaca Raggi”, ha spiegato. “A Casal Selce era previsto un impianto di compostaggio aerobico che non dà risultati in termini di quantità che servono alla metropoli e dà molti più problemi e molto meno possibilità di avere materia seconda. La prima scelta è stata di passare da un aerobico a un anaerobico, impianto previsto dal Pnrr in quanto produce materia seconda, in questo caso biogas, e visto anche quello che succedendo ahimé in questi giorni, la produzione di biogas penso debba essere incentivata. Sono impianti di nuova generazione che esistono in tutta Italia. L’umido è il vero tema e poi la parte di indifferenziato. Noi abbiamo voluto aggredire immediatamente l’umido e insieme a questo ricominciare a far salire la raccolta indifferenziata perché quello è il modo per andare in economia circolare”.
La scelta, secondo l’assessora, è stata motivata anche dal fatto che per Casal Selce esistono già una serie di autorizzazioni e indagini nonché la disponibilità dell’area, che appartiene all’Ama. “Se vogliamo chiudere il ciclo dei rifiuti in tempi congrui dobbiamo anche ripartire da aree già con autorizzazioni in essere, e pur dovendo fare una Via con un cambiamento sostanziale comunque partiamo da dati oggettivi già analizzati”, ha detto Alfonsi.
Altro punto a favore della scelta di Casal Selce il fatto che il Pnrr va a punteggio e, come spiegato, “sono molto premianti sia il livello progettuale che il passaggio autorizzativo”. Per Alfonsi non è più il momento di opposizioni “non sotto casa mia”: “non sotto casa mia i cassonetti dei rifiuti, non sotto casa mia gli impianti. Roma è una metropoli che si deve porre il tema di smaltire all’interno del proprio territorio i rifiuti che produce”, ha concluso.
Quanto all’Ama, erano presenti Marco Casonato, Responsabile Direzione Igiene Ambientale, Emanuele Letegano, Responsabile Servizio e Cesare Ciotti Responsabile Staff di Coordinamento dell’Ufficio Progettazione Impianti. Nel corso probabilmente già di questa settimana l’Ama presenterà la richiesta di modifica di autorizzazione ai competenti uffici della Regione Lazio, dopo di ché partirà la Conferenza dei servizi.
Il rischio idrogeologico, il vincolo paesistico, la vocazione agraria del territorio, le emissioni inquinanti e il cattivo odore emanato dalla discarica di Malagrotta nonché l’alto tasso di malattie tumorale e l’aumento di malattie respiratorie ma anche la mancanza di opere primarie e strade atte al continuo passaggio dei camion, i motivi addotti da Elisabetta Gasparri, Presidente del Comitato Castel di Guido che insieme al vice presidente Andrea Frateiacci hanno ribadito un secco no al nuovo impianto a biogas da 100mila tonnellate. Disposti invece ad ospitare, insieme agli altri comitati di zona, un impianto da massimo 20tonnellate ma non in quell’area perché, secondo il Comitato, non è idonea.
Marco Cacciatore (Gruppo misto), presidente della Commissione regionale Urbanistica, politiche abitative, rifiuti ha ribadito la preferenza per impianti aerobici di dimensioni medio piccole, al massimo 20mila tonnellate: “ne occorrerebbero 20 da 20mila tutti intorno al GRA. Prima della digestione anaerobica deve avvenire quella aerobica, lo dice la legge”, ha detto ricordando la residualità del recupero energetico. Quanto al Piano rifiuti, “una pianificazione oggi ce l’abbiamo, spezzo una lancia a favore di questa maggioranza. Il Piano rifiuti può non essere condiviso ma che ci sia è molto lodevole”.
“Vigileremo e controlleremo”, ha concluso Cavallari preoccupato in particolare per l’impatto idrogeologico e le emissioni che il nuovo impianto potrà arrecare.
A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio