Ex Ina Casa a Monterotondo, la soluzione proposta dalla commissione Politiche abitative
Lunga audizione con le 90 famiglie a rischio sgombero, un tavolo di tutte le istituzioni interessate per bloccare la procedura.
15/04/2024 - Novanta famiglie che rischiano di rimanere senza casa senza un intervento da parte delle istituzioni nei confronti del Tribunale di Roma. E’ la situazione in cui si trovano gli inquilini di un complesso che si trova a Monterondo, ma che vede protagonista il Comune di Roma. Lo ha affrontato la commissione Urbanistica e politiche abitative del Consiglio regionale.
La vicenda comincia nel 1975, quando l’amministrazione capitolina espropria una serie di case lungo il fosso di Sant’Agnese per realizzare la tangenziale Est e trasferisce gli abitanti nel complesso di Monterotondo preso in affitto all’epoca dall’Ina Casa. La proprietà cambia più volte, gli inquilini pagano regolarmente al Comune che regola a sua volta i rapporti. Nel 2017 la società fallisce e si apre la procedura fallimentare con le case che vengono messe all’asta. Allo stato attuale ne sono state vendute tre.
Secondo quanto rappresentato dai Comuni di Roma e di Monterotondo ci sarebbero circa 25 inquilini disposti ad acquistare l’alloggio, 15 che sono disposti ad accettare il trasferimento in un’altra casa nella capitale, alcuni appartamenti, infine, sono vuoti: rimarrebbero circa 40 famiglie che non possono spostarsi, composte prevalentemente da anziani che ormai hanno passato tutta la vita in quella città.
Il Comune di Roma, in audizione, ha spiegato che non ha intenzione di comprare gli appartamenti, anzi ha sollevato il tema delle circa 2mila abitazioni che la Capitale al di fuori del suo territorio, un patrimonio che non riesce a gestire e su cui chiede di trovare una soluzione condivisa con la Regione.
Le Ater di Roma e provincia hanno dato disponibilità a mettere a disposizione circa 10 appartamenti, ma non a Monterotondo.
La proposta su cui si è trovato un punto di incontro, condivisa dalla presidenza della commissione, è articolata in due fasi: intanto tutte le istituzioni interessate chiederanno al tribunale e al curatore fallimentare di bloccare la procedura di sgombero, partendo proprio dalla disponibilità di un numero non esiguo di famiglie di procedere all’acquisto, in seguito si riunirà un tavolo comune fra Regione, Comuni di Roma e Monterondo e Ater per arrivare a una soluzione definitiva per le persone che non vogliono spostarsi dalla città eretina.
A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio