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Riorganizzazione rete ospedaliera, il dibattito in Consiglio riprende il 19 novembre alle ore 10

17/11/2014
Dopo la relazione del presidente della Regione e commissario straordinario per la Sanità, Nicola Zingaretti, sul piano di riorganizzazione della rete ospedaliera, è iniziato il dibattito in Consiglio regionale.
Di seguito la sintesi del dibattito aggiornata in diretta.

Il primo a intervenire è stato Pietro Sbardella (Gruppo Misto) che ha definito il decreto oggetto del dibattito "un atto pienamente politico. Tutto quello che lei ha detto qui, presidente, verrà contraddetto in maniera scandalosa dagli atti aziendali delle Asl. Oggi ci dice che il Consiglio diventerà protagonista, ma nei fatti non esistiamo, non sappiamo nulla. Non si tratta di semplici atti di governo, ma scelte politiche. Visto che non possiamo condividere le scelte, ci piacerebbe avere almeno la possibilità di controllarle". Secondo Olimpia Tarzia (Lista Storace) "oggi abbiamo la speranza di uscire dal commissariamento, vorremmo tornare a essere presto governati come tutte le Regioni. Il Servizio sanitario deve considerare la persona nella sua interezza. Gli ospedali non possono essere meri centri di spesa e spesso di spreco. Dobbiamo portare la rete di assistenza sul territorio. Bisogna delocalizzare i servizi di assistenza, arrivando a casa dei malati. Servono ospedali socialmente responsabili". Giuseppe Simeone (FI) ha parlato di "decreto lontano dalla realtà. Mi sembra un atto scolastico, i fatti sono molto distanti da quello che c'è scritto. Non si entra nel merito e non si risolvono i problemi che affliggono i territori. La sanità resta lontana da come dovrebbe essere. A Latina, ad esempio, non si risolve la contraddizione con l'università: non è definita la convenzione, le spese preventivate vengono spesso raddoppiate. Se non si risolvono questi problemi a monte, come si può parlare di riordino? Le case della salute sono un altro mistero, dovevano essere un filtro per evitare il pronto soccorso. Ce n'è una a Sezza, vorrei sapere cosa fa di positivo".

Per Fabrizio Santori "non c'è stato alcun tipo di miglioramento in un anno e mezzo di questa amministrazione, a cominciare dalle liste d'attesa. Anzi - ha denunciato il consigliere del gruppo misto - abbiamo assistito a un peggioramento, nonostante un decreto, che peraltro non prevede sanzioni per gli inadempienti. Aumentano i tempi di attesa, che spingono gli utenti verso i privati. Come questo, altri decreti approvati che di fatto uccidono la sanità pubblica e che non sono mai stati condivisi o quantomeno illustrati alla commissione consiliare competente. Anche in questo caso - ha aggiunto Santori - presentare al tavolo nazionale questo Piano senza averlo condiviso prima con questo consesso, sicuramente ha indebolito la nostra regione".
Riccardo Agostini (Pd) ha sottolineato come la seduta odierna sia un'occasione giusta "per osservare il percorso fatto e il lavoro che ancora resta da svolgere. In questo anno e mezzo di governo ci sono alcuni riconoscimenti difficili da negare. Abbiamo ereditato una sanità allo sbando - ha proseguito Agostini - con reparti ospedalieri chiusi con un semplice tratto di penna, con un metodo ragionieristico che ha falcidiato la sanità della nostra regione. Sembra passato un secolo ma invece è trascorso solo un anno e mezzo. Vi è stato un cambio radicale, che ha posto al centro del sistema il cittadino e le sue necessità. E' stata riequilibrata la distribuzione dei posti letto a vantaggio delle province, è stata evitata la chiusura di importanti presidi territoriali, sono state aperte le prime case della salute e molto è stato fatto anche sulla razionalizzazione dei costi. Il cantiere della nuova sanità è ancora fragile e, per questo, tutte le parti in causa devono dare il proprio contributo", ha concluso Agostini. Critico, invece, Mario Abbruzzese (FI), secondo il quale si tratta di un "Piano calato dall'alto, per nulla concertato. Vi è un cambio d'impostazione rispetto al decreto 80 della scorsa legislatura, sembra quasi la sua brutta copia. Si taglia su Roma ma senza potenziare le province del Lazio: tagliare 300 posti letto nella capitale per distribuirli a macchia di leopardo nelle province non ha senso. Su tante cose avremmo avuto molto da dire - ha aggiunto l'ex presidente del Consiglio regionale - ma oggi discutiamo su un atto già approvato: una mortificazione totale nei confronti di tutti i consiglieri regionali, di una opposizione che si è sempre dimostrata responsabile, ma anche dei consiglieri di maggioranza che non hanno potuto dare il proprio contributo".

Di diverso avviso Teresa Petrangolini (Per il Lazio) secondo cui "il piano presentato da Zingaretti è il frutto di scelte precise. La non duplicazione dei reparti e la riduzione delle unità operative complesse, ad esempio. I 257 posti letto in più nelle province, eliminando quelli non necessari a Roma, rappresentano un'altra scelta precisa per combattere la migrazione verso altre Regioni. Vorrei ricordare anche l'enorme attenzione alle malattie: gran parte delle nostre risorse va in questa direzione. Infine il piano che riguarda il soccorso, anche in questo caso partiamo dalle esigenze dei cittadini, sfruttando le nuove tecnologie". Antonello Aurigemma (FI) ha ricordato che "da novembre 2013 in quest'aula non si parla di sanità. C'era l'impegno da parte del presidente a venire in Consiglio regionale con frequenza trimestrale, a verificare il rispetto degli impegni presi con la commissione Sanità: nulla di tutto ciò è avvenuto. Il fatto che Zingaretti venga qui a leggere quello che sta sui giornali da alcune settimane è una grave mancanza di rispetto per tutti i consiglieri regionali. La realtà è completamente diversa da quella che ci ha raccontato il presidente. Diminuiscono i ricoveri nel Lazio, ma aumentano i costi per pazienti ricoverati in altre Regioni: basta ricordare le oltre 10mila Pet l'anno".

Il dibattito riprenderà mercoledì 19 novembre alle ore 10.


A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio

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