Tutela persone fragili, illustrata proposta di legge per il Lazio
04/12/2014A dieci anni dall'entrata in vigore della legge nazionale 6/2004 sull'Amministrazione di sostegno, approda in Consiglio regionale un testo per recepirne e valorizzarne i principi. Il presidente della commissione Politiche sociali e Salute,
Rodolfo Lena (Pd), ha illustrato, nel corso del convegno "Per i diritti", la sua proposta di legge "Interventi per la promozione e la diffusione dell'Amministrazione di sostegno a tutela delle persone fragili", un dispositivo che sarà poi integrato alla riforma del Welfare attualmente in discussione alla Pisana. "Intendiamo potenziare l'operatività, anche a livello territoriale, dell'Amministrazione di sostegno, che ci auguriamo vada a sostituire definitivamente l'antiquato e retrogrado istituto dell'interdizione, creando una rete tra soggetti pubblici e privati, con particolare riguardo al raccordo con gli uffici dei giudici tutelari e con i servizi sociosanitari", ha spiegato Lena. "Nessuno deve restare indietro, nessuno deve essere lasciato solo", ha puntualizzato, annunciando una vasta fase di ascolto in Commissione per perfezionare il testo di partenza, mediante audizioni o relazioni da parte delle realtà interessate.
Ospite d'eccezione, il professore
Paolo Cendon dell'Università di Trieste, l'ispiratore della norma che ha introdotto in Italia la figura dell'Amministratore di sostegno per quelle persone che, per effetto di un'infermità o di una menomazione fisica o psichica, si trovino nell'impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi: anziani e disabili, ma anche alcolisti, tossicodipendenti, detenuti, malati terminali. "Quella di Lena è una proposta di legge preziosa - ha dichiarato Cendon -. Rappresenta una benedizione per tutti i soggetti fragili che ogni giorno sono costretti a fare i conti con tutti i delicati aspetti del nostro codice civile che impattano con attività assai caratterizzanti delle nostre vite come affitti, compravendite, contratti di assicurazione, testamenti, adozioni, accesso ai servizi sociosanitari. L'interdizione non può essere la risposta, è frutto di un approccio autoritario, oppressivo, che non valorizza affatto i principi di autodeterminazione, dignità e libertà di agire. Nel Lazio come altrove, gli amministratori di sostegno esterni al nucleo familiare sono ancora troppo pochi e troppo poco conosciuti rispetto ai numeri crescenti di soggetti in difficoltà - denuncia il professore -. In passato abbiamo lavorato bene con le giunte guidate da Rutelli e Veltroni: sto aspettando una telefonata del sindaco Marino, per riprendere le fila del discorso a livello comunale, attraverso l'istituzione di sportelli dedicati, con personale debitamente formato".
La giornata si è aperta con i saluti del presidente del Consiglio regionale,
Daniele Leodori, che si è impegnato a dare una "corsia preferenziale" a questa proposta di legge, apprezzandone l'impianto e le possibili ricadute positive sulla vita di migliaia di persone in difficoltà.
I numerosi relatori sono stati introdotti e coordinati da
Marco D'Alema, direttore del Dipartimento di Salute mentale della Asl Roma/H, che ha sottolineato la necessità di dare concreta applicazione a nobili leggi quadro nazionali come la 6 del 2004 così come la 328 sui servizi sociali, addirittura del 2000. Sull'abolizione dell'interdizione, ha inoltre spiegato, è all'esame della commissione Giustizia della Camera uno specifico progetto di legge, atteso da anni. Presente
Maria Pia Garavaglia, ex ministro e attualmente presidente dell'Istituto di studi sanitari "Giuseppe Cannarella". "Era ora - ha detto - che la Regione Lazio mettesse in cantiere una norma ad hoc per regolamentare al meglio i percorsi di intermediazione tra il soggetto fragile e la nostra società. Non ci si può più affidare al 'fai da te' o ai soli affetti familiari, che a volte pur a fin di bene si rilevano troppo limitanti: se passa questo principio individualistico ci avviamo verso tempi cupi per tutti noi, anche per i cosiddetti normali".
La consigliera regionale
Marta Bonafoni (Per il Lazio) ha insistito sugli impegni che la Regione assumerà attraverso la nuova proposta di legge: "E' compito dell'istituzione favorire la formazione e l'informazione rispetto al prezioso lavoro già svolto dagli Amministratori di sostegno. Noi crediamo in questo istituto e faremo il possibile per favorirlo sul territorio".
Il magistrato
Mario Rosario Ciancio, presidente della sezione Tutele del Tribunale di Roma, ha quindi dato conto delle esperienze che si verificano quotidianamente: "Ci confrontiamo con finti matrimoni combinati da extracomunitari o con casi di anoressia, per fare qualche esempio fuori dal comune - ha spiegato -. Apprezziamo lo sforzo della Regione di voler diventare protagonista della corretta applicazione di questo istituto giuridico, in un quadro di evidente difficoltà qui nella Capitale per i numeri davvero importanti di persone da assistere. Ottima l'idea di attivare degli sportelli, magari in tutti i Municipi e le Asl, per fare sia consulenza sia raccolta delle istanze di sostegno".
Carlo Francescutti, presidente dell'Osservatorio nazionale condizione persone con disabilità, ha ricordato come senza una valida Amministrazione di sostegno la vita dei soggetti deboli sia una vita vuota. A seguire,
Federico Marchegiani, presidente dell'Associazione Persona e Diritti, ha sottolineato la "rivoluzione copernicana" introdotta dalla legge-Cendon del 2004. Contributi al dibattito sono stati curati anche da
Monsignor Andrea Manto, direttore del Centro per la Pastorale sanitaria;
Augusto Battaglia, della Comunità Capodarco di Roma Onlus;
Alfonso Amoroso, di Fish Lazio;
Daniela Pezzi, presidente della Consulta regionale della Salute mentale;
Letizia Sdrubolini, avvocato del Foro di Roma;
José Mannu della Fondazione Internazionale "Luigi Di Liegro Onlus";
Caterina Carosi, assistente sociale presso la Asl Roma/H.
[SG]
A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio