Comunità montane e associazionismo, il dibattito in Aula
29/07/2015Dopo la bocciatura della questione pregiudiziale di legittimità avanzata dal M5s e della richiesta di sospensiva proposta dal consigliere Antonello Aurigemma, il Consiglio regionale del Lazio ha avviato il dibattito generale sulla proposta di legge n. 69 sul riordino dell'associazionismo comunale e la soppressione delle Comunità montane, di iniziativa della Giunta regionale. Dai numerosi interventi in Aula è emersa una divisione tra maggioranza e opposizioni, che ricalca grosso modo le posizioni già delineate nel corso della discussione sulla questione pregiudiziale e sulla richiesta di sospensiva.
Il primo a prendere la parola è stato il relatore del provvedimento,
Simone Lupi (Pd), promotore di numerosi emendamenti approvati in I Commissione che hanno modificato il testo della proposta originaria. "Questa proposta di legge - ha esordito Lupi - arriva in Aula dopo un anno e mezzo di lavoro all'interno della Commissione Affari istituzionali, che ha arricchito il testo uscito dalla Giunta, anche su suggerimento delle tante sollecitazioni che ci sono state fatte dal Cal, dall'Anci, dall'Uncem, dalla Lega delle Autonomie, oltre naturalmente alle rappresentanze sindacali". Lupi ha poi spiegato che "la legge sul riordino nell'associazionismo comunale e soppressione delle Comunità montane trova fondamento nell'esigenza di rispondere a dei precisi dettami legislativi, al decreto-legge n. 78/2010 e alla legge n. 56/2014, in particolar modo per cercare di definire, da parte dell'Ente regionale gli ambiti territoriali ottimali per la gestione associata delle funzioni fondamentali per i comuni sotto i 5.000 abitanti e sotto i 3.000 abitanti se appartenenti a Comunità montane". Tuttavia, Lupi ha aggiunto che "se è vero che l'azione legislativa muove da questa necessità, è vero anche che la maggioranza alla guida della Regione Lazio ha voluto fare un lavoro ben più ampio, una riflessione a trecentosessanta gradi sulla gestione dei servizi di carattere territoriale, così come sulle troppe sovrapposizioni tra Enti e strutture istituzionali che sono presenti all'interno della nostra Regione, sia cercando di continuare l'azione di riduzione dei costi delle Istituzioni, sia ripensando agli strumenti, alle dinamiche che sono necessarie alla definizione di politiche per la gestione dei servizi nelle aree vaste". Nella fase conclusiva del suo intervento, Lupi ha affrontato il tema dei posti di lavoro a rischio: "Non abbiamo dimenticato i lavoratori. Già con la finanziaria del 2015, questo Consiglio ha approvato in loro favore un emendamento con il sostegno dei loro stipendi, dei loro emolumenti che non venivano pagati da mesi, visto che non vi era la copertura finanziaria, ma anche qui abbiamo previsto una transizione indolore all'interno dei nuovi strumenti che comunque sono stati previsti dalla presente legge".
Il presidente della I Commissione,
Baldassarre Favara (Pd), ha sottolineato il "lavoro proficuo" svolto in Commissione, "frutto di numerosissime audizioni e anche di incontri con le Comunità montane proprio nella loro sede principale, di una serie di emendamenti presentati dalla maggioranza e dall'opposizione concernenti anche l'aggiornamento della stessa proposta di legge, non solo nei confronti della legge Delrio, ma anche per andare incontro alle richieste delle varie comunità, delle associazioni, dei Sindaci, di tutti quelli che abbiamo ascoltato. Questa proposta di legge, insomma, è frutto di una collaborazione intensa, di una collaborazione a volte aspra, vivace, ma partecipata con passione".
Fabio Bellini (Pd), vicepresidente della I Commissione, nel corso del suo intervento ha criticato alcuni aspetti della legge 'Delrio': "Il Governo nazionale su quel provvedimento ha fatto una norma di chiusura stringente ma anche impegnativa, perché dice sostanzialmente che se non legiferiamo entro il 30 ottobre alla fine verranno imputati alle Regioni non solamente i costi del personale ma anche i costi di funzionamento delle Province. E questa scadenza varrà di anno in anno entro il 30 aprile. Insomma, noi dovremo legiferare all'inizio di ogni anno, sennò per un anno ci dovremo caricare l'onere non del personale bensì del funzionamento dell'Istituzione provinciale. Quindi, alla ripresa dopo la pausa estiva saremo chiamati a un lavoro impegnativo su questo tema".
Per la maggioranza è intervenuto anche il consigliere
Gian Paolo Manzella (Pd), il quale ha parlato di "atto normativo significativo, che tocca uno dei nodi, uno dei punti attuali del dibattito federalista, e lo fa occupandosi di un istituto importante come quello dell'Unione dei Comuni. Un istituto che ha nella storia amministrativa italiana una vita travagliata, sia perché dopo la legge n. 142/1990 l'attuazione è stata meno intensa di quello che ci si aspettava, sia perché in fondo il pendolo di dove andare rispetto ai Comuni italiani è una storia lunga, che passa da momenti in cui si va verso un loro accorpamento a momenti, invece, in cui se ne esaltano le individualità. Penso che questa vicenda - ha aggiunto Manzella - sia in particolare importante nel Lazio nella misura in cui, se uno guarda una cartina, le Unioni dei Comuni del Lazio nel Lazio sono minori di quante invece sono in altre regioni italiane". Manzella ha poi posto l'accento su due aspetti legati al provvedimento in esame: "Il primo è, ovviamente, per i riflessi economici e per le riduzioni di costo, ma io penso che sia molto importante anche per un fatto culturale, cioè abituare i Comuni a lavorare insieme, a scegliere le funzioni da gestire insieme, a esplorare nuove forme di collaborazione. Il secondo punto è il superamento delle Comunità montane, che sono state anche oggetto di abusi, per così dire, nel senso che abbiamo trovato delle Comunità Montane in luoghi non propriamente considerabili montani".
Per i gruppi di opposizione di centro-destra sono intervenuti i consiglieri Cangemi, Abbruzzese, Tarzia, Di Paolantonio, Palozzi, Malcotti, Righini, Sbardella e Aurigemma.
Giuseppe Cangemi (Ncd) ha criticato la relazione dell'assessore Ciminiello, definita "deludente" perché, a suo avviso, "ha omesso una parte importante del grande lavoro fatto in Commissione", vale a dire il ritiro da parte dell'opposizione di due proposte di legge precedenti alla n. 69. "Alcuni emendamenti che discuteremo in Aula - ha aggiunto Cangemi - sono veramente importanti e vanno visti con attenzione, perché possono ancora migliorare il testo rispetto a una nuova organizzazione dei 378 Comuni. Il ruolo centrale lo vivranno quei 254 Comuni sotto i 5.000 abitanti, che dovranno riorganizzarsi nel territorio e lo dovranno fare attraverso una serie di servizi associati. Tutti sanno che, praticamente, le Unione dei Comuni della nostra regione in questi anni non hanno funzionato perché non c'erano risorse, fondi e mezzi per farle camminare in maniera diversa rispetto alle Comunità montane". Rivolgendosi poi all'assessore, Cangemi ha espresso perplessità sulle norme che riguardano le Comunità montane: "Lei sta cambiando solamente la targhetta della porta delle varie Comunità montane, non si chiameranno più così, ma si chiameranno Unione dei Comuni. Non saranno soppresse, e neanche trasformate, ma riorganizzate. Riorganizzate con chi? Chi saranno gli artefici della riorganizzazione? I Commissari saranno nominati dal Presidente della Regione e saranno individuati nei Presidenti uscenti. Questa è la Regione che ha più Commissari straordinari d'Italia - ha detto Cangemi - mi auguro invece che si pensi a una fase nuova, per ridare il giusto peso e la giusta misura a tutte le strutture collegate alla Regione Lazio, con nomine che prevedano anche la presenza dell'opposizione a garantire maggiore trasparenza e rispetto delle regole, ma nell'interesse di tutti".
Anche
Mario Abbruzzese (Pdl-FI) si è dichiarato insoddisfatto per la relazione dell'assessore, "anche perché - ha spiegato - un tema così importante doveva svolgersi in un contesto anche di esposizione totalmente diverso. Secondo me, è stato un grande errore anche non aver accolto la questione pregiudiziale, perché rischiamo di ritrovarci in quest'Aula con contenziosi e osservazioni a questa proposta di legge. Noi avevamo chiesto di soprassedere, per cercare di adottare un provvedimento ancora più forte, più coeso, più attinente alle esigenze dei nostri territori. Oggi noi affrontiamo questo argomento in un contesto difficile e delicato, con la riforma delle Province che ha lasciato a metà il percorso, con le Province che non riescono a dare una risposta ai propri territori. Per questo motivo - ha aggiunto Abbruzzese - non possiamo permetterci il lusso di continuare a sbagliare su questi argomenti".
"Il nostro giudizio su questo provvedimento - ha concluso l'ex presidente del Consiglio regionale - resta sospeso in attesa di un confronto costruttivo all'interno di quest'Aula, sperando di trovare un punto di sintesi per scrivere una nuova e bella pagina della storia politica della nostra Regione".
Olimpia Tarzia (Lista Storace) ha fatto riferimento al processo di trasformazione degli enti locali che ancora non si è concluso a livello nazionale. "Siamo inattesa di una norma nazionale che dovrebbe trattare e normare la questione - ha precisato - e non si sa se le norme nazionali rimarranno le stesse, oppure se cambieranno e, se cambieranno, in che modo lo faranno. Non sappiamo nemmeno se agli annunci poi seguiranno i fatti". Per questo motivo, la consigliera ha posto alcune domande alla Giunta: "Sono queste le urgenze della nostra Regione? Non sarebbe stato meglio accantonare il provvedimento, aspettando di capire a livello nazionale quale fosse il quadro?".
Perplessità e criticità sul provvedimento sono state espresse anche da
Pietro Di Paolantonio (Ncd): "Resta un nodo gigantesco che non è stato né affrontato né conseguentemente sciolto, che rischia di minare la credibilità complessiva del corpo normativo e di rendere del tutto inutile tale legge, perché non si capisce quali saranno gli effetti concreti ed eventualmente positivi che tale norma produce.
Ancora più critico e contrario il giudizio di
Adriano Palozzi (Pdl-FI), che ha parlato di una legge "illogica", che "non ha assolutamente senso e che evidentemente non è attinente come tempistica alle esigenze dei cittadini del Lazio in questo momento". Da qui, l'invito alla maggioranza a ritirare il provvedimento: "Un atto di buonsenso credo sarebbe quello di ritirare questa legge e di ripresentarla in un momento in cui il tema della discussione può essere sicuramente più pregnante, perché la legge Delrio può determinare in maniera migliore gli effetti di questa norma che oggi si tenta di portare avanti".
Luca Malcotti (Misto), dopo aver ribadito che il Consiglio avrebbe dovuto votare a favore della questione pregiudiziale e di quella sospensiva, ha sottolineato come sia condivisa "la strada di mettere insieme i servizi, ma - ha puntualizzato - in questa legge non c'è scritto né quali servizi le Unioni di Comuni dovranno mettere insieme, né quale sia il modello organizzativo. Se non facciamo questo, non si capisce su che cosa esattamente stiamo legiferando e corriamo il rischio di legiferare soltanto sul nome e, quindi, di fare una legge toponomastica, una legge che si limita a cambiare il nome delle cose. "L'unico risultato percepibile - ha concluso Malcotti - è che sicuramente emergerà da questa legge, e lo dico positivamente, che almeno finiranno le sovrapposizioni dei Comuni che appartengono sia ad un'Unione dei Comuni che a una Comunità montana".
Giancarlo Righini (FdI) ha osservato che la proposta di legge andava necessariamente esaminata congiuntamente alla riforma 'Delrio' e che nel testo si parla di soppressione delle Comunità montane, ma "in realtà - ha detto - non si fa altro che sostituire il termine Comunità montane con il termine Unione dei Comuni. Una mera operazione, quindi, di sostituzione di nomi, imponendo, peraltro, anche la stessa composizione territoriale e di Comuni aderenti, in difetto". Infine, Righini ha chiesto spiegazioni all'assessore in merito allo stanziamento di 7,8 milioni di euro destinato alle coperture del costo del personale: "Che durata avrà di permanenza nel bilancio?. Voglio immaginare che questa somma sia necessaria esclusivamente in questa fase di approvazione e, quindi, transitoria rispetto all'esigenza di garantire il pagamento degli stipendi, considerato che per anni purtroppo i lavoratori hanno percepito le loro spettanze con tempi assolutamente irragionevoli".
Pietro Sbardella (Misto) ha espresso preoccupazione perché "potremmo entrare in contraddizione rispetto a quello che decideremo sulla declinazione per il Lazio della legge 'Delrio' - ha detto -. Ritengo che sarebbe assurdo, pericoloso e ridicolo incappare nella norma di chiusura che ci dice che entro il 30 ottobre o l'avete fatto o comunque vi prendete i costi. Stiamo parlando di una cosa di buonsenso. Ho paura che sarà un lavoro su cui dovremmo ritornare una volta che affronteremo il dibattito, per non incappare in maniera ridicola nella tagliola posta dal Governo di chiusura per la decisione sulle funzioni e sui costi".
Antonello Aurigemma (Pdl-FI) ha criticato l'atteggiamento della maggioranza: "Una riforma importante come quella del territorio - ha dichiarato - si cerca di farla a colpi di maggioranza e non su proposte concrete che domani avremo la possibilità di leggere. Avrete modo anche di vedere gli emendamenti, o meglio il contributo che proviamo a dare su questa proposta, per cercare di renderla consona alle esigenze del territorio".
Per il Movimento 5 stelle l'intervento nel dibattito generale sulla proposta di legge è stato condotto dalla presidente del gruppo,
Valentina Corrado, la quale ha giudicato "lungo e tortuoso" l'iter che ha portato all'esame dell'Aula la proposta di legge n.69. Inoltre, Corrado ha sottolineato alcune criticità contenute nel testo: "Non siamo riusciti ancora a capire e a quantificare su come queste misure causeranno un risparmio e una maggiore efficienza dei costi dei vari livelli governativi di governo del territorio. Questo è rappresentativo di un dato che è presente nella legge che è il costo del personale delle Comunità montane, che pesa per circa il 75/80 per cento sui costi totali di questa manovra; dubbi che sono sorti anche dal fatto che la discussione, a nostro avviso, non può prescindere da quella che poi effettueremo sull'attuazione della Delrio, ovvero quella che poi è oggetto di una proposta di legge di Giunta proprio sul conferimento delle funzioni e dei compiti amministrativi alla Città metropolitana di Roma, a Roma Capitale e di riallocazione delle funzioni amministrative a livello locale".
"Nel merito della legge - ha aggiunto Corrado - ulteriori dubbi si sono poi concretizzati in emendamenti che abbiamo depositato soprattutto per quanto riguarda la pseudo soppressione delle Comunità montane sul ruolo e sulla personificazione che avranno i Commissari. Abbiamo specificato che il Commissario, che deve essere liquidatore, deve cessare con l'estinzione dell'ente attualmente conformato come Comunità montana; abbiamo previsto anche una sostituzione in caso di inerzia nel caso in cui non si vada a liquidazione dell'Ente, proprio perché quello che vogliamo è una reale soppressione delle Comunità montane".
Dopo gli interventi dei consiglieri, l'assessore
Concettina Ciminiello è intervenuta per una breve replica. "Mi avete chiesto quali sono le funzioni, quali sono le utilità ulteriori. Ve ne dico qualcuna: l'organizzazione dell'Amministrazione, la gestione finanziaria e contabile, l'organizzazione dei servizi pubblici di interesse generale di ambito comunali, ivi compresi i servizi di trasporto pubblico, il catasto (ad eccezione, naturalmente, delle funzioni mantenute dallo Stato), la pianificazione urbanistica ed edilizia in ambito comunale, l'attività di protezione civile, coordinamento, primi soccorsi. Tutti questi servizi (pensiamo anche all'edilizia scolastica e alla Polizia municipale) realizzeranno, naturalmente, economie di scala. Considerate cosa vuol dire - ha aggiunto Ciminiello - la ripartizione di un costo fisso che non è più in capo a un solo piccolo Comune, ma in capo a più Comuni. Ci sarà una rivoluzione della governance: meno burocrazia, chiarezza dei compiti affidati a ciascun ente, certezza delle funzioni, snellimento del procedimento amministrativo. Un lavoro che ha visto impegnati per molti mesi tutti noi e che ha messo insieme, allo stesso tempo, le esigenze dei cittadini e le peculiarità dei territori".
A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio