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Il Documento di economia e finanza regionale 2016-2018 in sintesi

04/12/2015
Il "Documento di economia e finanza regionale 2016 - Anni 2016- 2018", approvato con numerosi emendamenti a maggioranza dal Consiglio regionale del Lazio, delinea gli obiettivi strategici della Giunta e della maggioranza che la sostiene e gli strumenti di politica regionale in campo economico, sociale e territoriale. Il documento programmatico della Giunta Zingaretti contiene inoltre una serie di dati economici e di analisi, alla base delle politiche di bilancio che hanno caratterizzato l'azione del governo regionale nel periodo più recente e che incidono sugli scenari programmatici di medio-lungo periodo. Alcune pagine del Defr, che è propedeutico ai documenti di bilancio, sono dedicate agli effetti della programmazione economico-finanziaria nazionale sulle politiche di bilancio e sulle politiche settoriali e all'impatto sulle stime di crescita del Pil delle decisioni di politica economica e fiscale.

Lo scenario macroeconomico

L'analisi della congiuntura internazionale e nazionale è il punto di partenza per l'elaborazione degli scenari futuri. Tra gli elementi presi in considerazione: l'elevato livello d'incertezza dell'economia internazionale, causato dall'indebolimento delle economie emergenti a causa del rallentamento della Cina; l'indebolimento dei corsi petroliferi; il calo del commercio mondiale.
In Italia la fase ciclica è caratterizzata dall'uscita dalla recessione e dall'avvio di una ripresa dell'attività sostenuta dalla domanda interna anche se, secondo l'Istat, oscillano - di mese in mese, con incrementi e flessioni - gli ordinativi e il fatturato nell'industria. Resta debole la dinamica dei prezzi, ma migliora la fiducia delle imprese in un frangente in cui i segnali di recupero degli investimenti non provengono da tutti i settori.


Durante il 2015 nel Lazio c'è stato un arresto della caduta dei livelli dell'attività economica e si registrano incrementi dell'occupazione, ma permane, ancora nella prima parte del 2015, una debolezza della ripresa. Se non vi saranno straordinari eventi esterni, le prospettive di un aumento della capacità produttiva, sul finire del 2015 e con maggior vigore nel 2016, dovrebbero riguardare le imprese medio-grandi di specifici comparti economici regionali a elevata tecnologia e orientati all'export. Situazione invece ancora sfavorevole per le imprese molto piccole che producono beni e servizi nei settori tradizionali destinati esclusivamente al mercato interno. Le condizioni del mercato del lavoro regionale restano ancora critiche: l'espansione dell'occupazione nel 2014 è risultata concentrata nel settore terziario e ha riguardato - come effetto delle modifiche normative relative ai requisiti previdenziali - coloro che hanno più di cinquanta anni.

Le politiche per la crescita e i fondi comunitari

Le policy per lo sviluppo e la crescita per il medio periodo riportate nel Defr 2016 riguardano gli investimenti e gli effetti economici e sociali che derivano dalla conclusione del ciclo di programmazione 2007-2013 (2,167 miliardi), gli investimenti avviati (nelle 7 macro-aree d'intervento noti come Azioni cardine) e relativi al programma di governo per la X legislatura, gli investimenti sul territorio regionale del settore pubblico allargato (10 miliardi all'anno di media nell'ultimo triennio).
Rispetto agli obiettivi strategici per il 2020, le politiche di sviluppo programmate con l'avvio della X legislatura sono giunte, tra il 2014 e il terzo trimestre del 2015, nella fase attuativa. Sono state avviate le spese per investimento previste dalla programmazione unitaria regionale 2014-2020 che prevedono l'impiego di Fondi strutturali e di investimento europei (Sie) per un ammontare complessivo prossimo a 2,6 miliardi così distribuiti:
- Circa 211 milioni per la ricerca e innovazione (8,14%); circa 195 milioni per l'Agenda digitale (7,51 %);
- 592 milioni per la competitività dei sistemi produttivi (22,8 %);
- 257 milioni per il settore e le tematiche dell'energia sostenibile e della qualità della vita (9,89%);
- 297 milioni per le policy per mitigare il rischio derivante dalle mutazioni climatiche e dai rischi ambientali (11,44%);
- oltre 421 milioni per le politiche per l'occupazione (16,23%);
- oltre 251 milioni per le attività di inclusione sociale e lotta alla povertà (9,68%);
- oltre 463 milioni per le politiche di istruzione e formazione (9,49%);
- oltre 33 milioni per migliorare la capacità istituzionale e amministrativa (1,28%).

Delle 45 azioni cardine programmate lo scorso anno (definite nel Defr 2015) quelle in attuazione e/o avviate sono attualmente 35 con una dotazione finanziaria pari a 866 milioni. Parallelamente, la Regione è impegnata nella Strategia nazionale per le aree interne (Snai) per contrastare lo spopolamento di specifiche aree del territorio laziale, attraverso progetti per la promozione dello sviluppo locale e il riequilibrio dell'offerta dei servizi di base (scuola, salute, servizi di mobilità e connessione digitale).

Le stime sul Pil

La regione esce da un triennio di recessione, ma già nel 2015 si registra una crescita del Pil leggermente superiore alle attese (+1,1%). Migliore dovrebbe essere il Pil programmatico (+1,2%), cioè quello derivante dall'azione del governo sia nazionale che regionale. Per il prossimo triennio, le previsioni macroeconomiche per l'economia regionale nello scenario tendenziale a legislazione vigente stimano tassi di crescita del Pil nominale pari al 2,4 per cento nel 2016, al 2,7 per cento nel 2017 e al 2,9 per cento nel 2018. I tassi di crescita del Pil programmatico nominale per il prossimo triennio dovrebbero invece essere pari al 2,4% nel 2016, al 2,9% nel 2017 e al 3,0% nel 2018. Per passare dallo scenario tendenziale a legislazione vigente allo scenario programmatico sono stati considerati: gli effetti delle misure economico-finanziarie per il breve e il breve-medio periodo (l'eliminazione degli aumenti delle accise e Iva; esenzione per l'abitazione principale, i macchinari imbullonati e i terreni agricoli; riduzione Ires ed esenzione Irap in agricoltura e pesca; detrazioni fiscali per interventi di ristrutturazione edilizia, riqualificazione energetica e acquisto mobili; ammortamenti; regime fiscale per imprese di piccole dimensioni; lotta alla povertà; riduzione delle erogazioni alle Regioni); l'impatto della spesa media annua per lo sviluppo nel settore pubblico allargato; gli effetti delle spese medie annue per la politica di coesione 2014-2020; gli effetti della manovra regionale 2016-2018; la prosecuzione dei benefici economici del pagamento dei debiti della pubblica amministrazione regionale ai creditori.

Il disavanzo 2014 e il debito regionale

Complessivamente la Regione ha avuto accesso alle anticipazioni di liquidità per 8,7 miliardi (debiti sanitari per 3,85 miliardi e debiti non sanitari per 4,85 miliardi), con benefici sui tempi di pagamento verso i creditori e un andamento positivo delle entrate fiscali (incrementi regionali superiori al trend nazionale). Il disavanzo sostanziale per il 2014 è risultato pari a 3,88 miliardi. A seguito del giudizio di parificazione con prescrizioni del Rendiconto generale 2014 da parte della Corte dei conti, il disavanzo figurativo per il 2014 - attraverso la sterilizzazione delle entrate derivanti dalle anticipazioni di liquidità (7,04 miliardi) - è stato rideterminato in circa 10,93 miliardi. Nel corso del 2014 e nella prima parte del 2015 si è provveduto all'operazione di riduzione dei mutui concessi agli enti locali dalla Cassa depositi e prestiti con la conseguente riduzione della spesa per oneri finanziari. E' stata inoltre avviata la ristrutturazione del 40% del portafoglio regionale che ha comportato: una riduzione del tasso di interesse per l'accensione del nuovo mutuo e una riduzione della durata finanziaria (il minor esborso annuo sarà di oltre 90 milioni sino al 2037). Nel corso del 2015, sono stati rinegoziati quattro prestiti il cui debito residuo ammonta a 3,2 miliardi.

Nel 2014 l'esposizione debitoria regionale complessiva era pari a 19,3 miliardi, in aumen-to rispetto al dato 2013 (14,818 miliardi), come conseguenza delle anticipazioni di liquidità. Il debito regionale dovrebbe arrivare a 20,404 miliardi nel 2015 per poi ridiscendere a 18,651 miliardi nel 2018. Il servizio del debito, vale a dire l'ammontare dei pagamenti per interessi e rate di ammortamento in scadenza, dovrebbe passare da 1,122 miliardi del 2016 a 1,038 miliardi del 2018. Il risanamento finanziario in atto sarebbe anche il risultato del processo di razionalizzazione delle società con dismissioni, procedure di liquidazione, accorpamenti, razionalizzazioni nel settore dei trasporti pubblici locali, manovre su costi e ricavi, semplificazione dei servizi e aumento della trasparenza.

La manovra regionale di finanza pubblica 2016-2018

Per raggiungere il pareggio di bilancio negli esercizi del triennio 2016-2018, si agirà sia sulle entrate sia sulle uscite al netto delle risorse vincolate e delle partite finanziarie.
Il quadro programmatico delle entrate prevede, per l'anno 2016, un ammontare di 2,75 miliardi per arrivare, nel biennio successivo, a 2,9 miliardi dopo un incremento del 4,7% nel 2017 e una sostanziale stazionarietà (+0,7%) nel 2018.
Le uscite a libera destinazione ammonteranno, nel 2016, a 3,05 miliardi. L'incremento previsto per il 2017 è dell'1% che porterà le uscite al livello di 3,08 miliardi; nel 2018, le spese complessive torneranno sui livelli del 2016 (circa 3 miliardi).
Con la manovra 2016-2018 sarà confermata l'esenzione dell'addizionale Irpef per i redditi inferiori a 35 mila euro oltre alle altre agevolazioni previste per il 2015 per i nuclei familiari con reddito non superiore a 50 mila euro e con tre o più figli fiscalmente a carico o nuclei con figli disabili a carico; ha rafforzato il processo di dismissioni patrimoniali e ha adottato il Piano di rientro dal disavanzo 2014 previsto dall'art. 9 (Disposizioni concernenti le regioni e in tema di sanità e università), comma 5 del Decreto Legge 19 giugno 2015, n. 78.
A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio

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