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Consiglio straordinario sanità: gli interventi e la replica

Numerosi interventi nel dibattito seguito alla relazione del presidente Zingaretti e in conclusione la replica dell'assessore D'Amato.
13/02/2019
Primo a intervenire nel dibattito, Antonello Aurigemma di Forza Italia ha detto che il formale rispetto dei dati per il rientro dal deficit non è dovuto ad una politica sanitaria mirata, bensì ai trasferimenti ricevuti; le assunzioni di cui parla Zingaretti sono in gran parte di personale precario, non nuove immissioni quindi. Il problema annoso delle liste di attesa, grave specialmente nelle Asl RM 1 e 2, la mobilità passiva verso altre regioni fanno sì che “affrontare questo tema in maniera definitiva” sia necessario. “Manca un piano per la sanità” per Giuseppe Simeone di Forza Italia; la percezione dei cittadini resta quella dei pronto soccorso sempre affollati e delle liste di attesa, ancora lunghissime, per Simeone, che cita come esempi negativi  le case della salute, i punti di pronto intervento chiusi, la mobilità passiva e l’obsolescenza delle attrezzature. Per Stefano Parisi di Lazio 2018 dalla relazione di Zingaretti manca un dato, il disavanzo del 2018. Parisi ha ricordato tra i motivi del risanamento l’utilizzo dell’addizionale Irpef, che però ora è destinata solo per il dieci per cento a questo scopo. “Se non cambia il modello, non appena usciti dal commissariamento la spesa rischia di riesplodere”, ok ad Azienda zero, per Parisi, “solo se serve per razionalizzare la spesa”. Anche i larghi vuoti nella maggioranza testimoniano, secondo Fabrizio Ghera di Fratelli d’Italia, il fallimento delle politiche sanitarie; la principale conseguenza è il fatto che si ricorra alle cure private, a suo avviso. I risultati conseguiti, se pure ci sono stati, “sono stati prodotti da tagli”. Marco Cacciatore del Movimento 5 stelle si è riferito, a titolo di esempio della politica sanitaria attuale del Lazio, al caso dell’ospedale dei Castelli, che è stato aperto a costo della chiusura di altre tre strutture sanitarie. Chiara Colosimo ha annunciato di non voler fare numeri, anche perché “sono tristemente noti”, a suo avviso; questa regione rischia di essere discriminatoria, se curarsi “non è più per tutti” secondo la consigliera di Fratelli d’Italia. Gaia Pernarella del M5s ha sottolineato in particolare le carenze nei servizi sanitari della provincia di Latina, quella più meridionale del Lazio, concludendo che la situazione di quest’ultima è “da terzo mondo”, a suo avviso.

Per Marta Bonafoni, “sull’uscita dal commissariamento non è utile dividersi” perché è un interesse comune dei cittadini del Lazio quello che il Consiglio abbia la piena disponibilità di decidere sulla materia della sanità; anche il dato sul tasso di mortalità diminuito è un successo sul versante sanitario, per la consigliera della lista Zingaretti. Secondo Sergio Pirozzi, se il Lazio esce dal commissariamento i motivi sono solo due: uno è costituito dai tagli dei posti letto effettuati e l’altro è da individuare nei trasferimenti ottenuti dalla Regione in questi anni. Loreto Marcelli, tra i vari temi toccati, ha detto che “le case della salute sono in molti casi degli edifici fantasma”; aggiungendo a ciò la chiusura dei punti di primo intervento, il rischio è che il territorio resti privo di copertura sanitaria, secondo il consigliere del Movimento 5 stelle. Per Davide Barillari del Movimento 5 stelle, gli impegni non sono stati rispettati; non si può “spendere la stessa cifra avendo molti operatori in meno”, ha detto Barillari, che ha notato come non si sia riusciti ad abbattere il debito nonostante il contributo statale di un miliardo e mezzo. Stare insieme per l’uscita dal commissariamento, secondo Pasquale Ciacciarelli di Forza Italia, rifacendosi all’intervento di Bonafoni, comporta anche “accogliere qualche proposta dell’opposizione”, specie in una situazione in cui la maggioranza in Consiglio non è netta. Un tavolo di confronto per uscire dall’impasse dovuta alle appartenenze politiche è la sua proposta.

Evitare la propaganda e la demagogia su questi argomenti è stata la raccomandazione di Paolo Ciani del Centro solidale; oggi si parla dell’uscita dal commissariamento, non dello stato della sanità del Lazio, che è tema più complesso, ha aggiunto Ciani. Secondo Massimiliano Maselli di Noi con l’Italia, per il “modello Lazio” di cui parla Zingaretti bisogna migliorare anzitutto la situazione dell’emergenza sanitaria, ma senza incentivi per attrarre il personale nei pronto soccorso ciò non è possibile; “la prima battaglia è comunque la semplificazione”, ha concluso Maselli. “Un tavolo su cui si decida tutti insieme” deve essere l’obiettivo non appena usciti dal commissariamento, secondo Francesca De Vito del Movimento 5 stelle, per la quale la cosa più importante è il carattere pubblico della sanità.  “Un punto di partenza” deve essere l’uscita dal commissariamento anche per Daniele Giannini della Lega, che ha preferito focalizzare l’attenzione su ciò che dovrà essere fatto dopo in campo sanitario nel Lazio. Roberta Lombardi del Movimento 5 stelle ha contestato nel merito i dati stessi esposti dal presidente Zingaretti, specie sul miglioramento dei punteggi dei Lea; “meno posti letto e anche mal gestiti”, a suo avviso. Le carenze gestionali sono l’elemento decisivo per Angelo Tripodi della Lega, secondo cui si vanifica così anche l’impegno dei lavoratori. Mauro Buschini del Partito democratico ha voluto ricordare “il punto dal quale si è partiti sei anni fa”, che in troppi a suo avviso hanno dimenticato: miglioramento dei Lea e piano assunzionale sono ora invece sotto gli occhi di tutti. Con l’uscita dal commissariamento “si apre una nuova stagione”, ha concluso Buschini.

Il documento unitario di tutte le regioni italiane per un nuovo patto per la salute è stato ricordato nella replica dell’assessore Alessio D’Amato: questo documento è finalizzato ad adeguare i finanziamenti nazionali al sistema sanitario e al contempo a chiudere la stagione dei commissariamenti. I parametri sono di quindici anni fa e necessitano quindi di essere rivisti, ha proseguito l'assessore. I prossimi mesi di marzo e di giugno, con il consuntivo 2018, sono le ulteriori tappe per l’uscita dal commissariamento, per D’Amato. Ottemperare a entrambi i criteri fissati per l’uscita dal commissariamento, quello dei Lea e quello del disavanzo, sarà “motivo di soddisfazione per l’intera regione”, al di là delle appartenenze partitiche, secondo D’Amato. La sfida è orientata al futuro, secondo l’assessore, che ha ricordato anche i casi di eccellenza della sanità laziale che fanno da contraltare alle criticità del sistema, che sono le sole ad essere messe in evidenza in modo talvolta un po’ “ingeneroso”, ad avviso di D’Amato, che però ha detto di aver anche apprezzato un clima generale collaborativo. A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio

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