03/03/2021Obiettivo: specifici percorsi diagnostico-terapeutici all’interno dei principali ospedali. Dibattito aperto sulla mozione per Roma capitale
Il Consiglio regionale del Lazio, presieduto da Mauro Buschini (Pd), ha approvato, con 39 voti a favore, la proposta di legge regionale n. 205 del 3 febbraio 2020, “Disposizioni per l'istituzione e la promozione di un percorso ad elevata integrazione socio-sanitaria, in favore di persone con disabilità ‘non collaboranti’”, d’iniziativa dei consiglieri del gruppo Fratelli d’Italia - prima firmataria Chiara Colosimo.
La nuova legge regionale, approvata con alcuni emendamenti sia degli stessi proponenti sia di altri consiglieri sia dell’assessore alla Sanità, Alessio D’Amato, fissa l’obiettivo del superamento delle problematiche connesse alla prevenzione e alla cura di “pazienti ad alta complessità, ossia persone con necessità di sostegni intensivi”, promuovendo, attraverso le Asl territoriali, specifici percorsi diagnostico-terapeutici in ambito specialistico all’interno dei principali ospedali del Lazio. Il testo si compone di quattro articoli oltre all’articolo dell’entrata in vigore. L’articolo primo, relativo alle finalità della legge, richiama i principi sanciti dalla Costituzione e dalla Convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, individuando i destinatari del provvedimento: pazienti disabili affetti da gravi deficit cognitivo sensoriali.
Gli interventi previsti sono all’articolo due che impegna la Regione Lazio a promuovere percorsi all’interno dei maggiori ospedali che consentano ai pazienti che non possono accedere autonomamente alle prestazioni sanitarie, ma devono essere accompagnati dal proprio assistente familiare, di accedere agli esami diagnostici necessari a prevenire e curare patologie non direttamente legate alla malattia principale da cui sono affetti. Si prevedono, inoltre: la promozione di un aggiornato archivio informatizzato, in grado di assicurare in tempo reale la raccolta e la trasmissione di dati anagrafici, anamnestici e i referti delle prestazioni sanitarie di cui tali pazienti hanno usufruito; percorsi formativi e di aggiornamento per il personale; azioni di supporto e monitoraggio periodico dello stato di salute delle persone inserite nei percorsi diagnostico-terapeutici.
Con due specifici emendamenti del consigliere Paolo Ciani (Cs Demos), la legge prevede la predisposizione di un apposito documento volto a riepilogare la storia clinica dei pazienti, facilitando così la presa in carico degli stessi, e la promozione di apposite campagne informative circa le azioni e i servizi previsti dalla legge, coinvolgendo le principali associazioni dei pazienti e dei loro familiari, gli ospedali, gli operatori socio sanitari, gli enti locali, la consulta regionale, le consulte territoriali per le politiche in favore delle persone con disabilità, nonché gli enti del terzo settore maggiormente rappresentativi operanti in materia.
Il dibattito su Roma capitale
La seduta era stata aperta in mattinata dal presidente Buschini con la comunicazione dell’attribuzione delle deleghe della dimissionaria assessora al Bilancio, Alessandra Sartore al vicepresidente Daniele Leodori e l’espressione del cordoglio per la scomparsa di Gabriella Sentinelli, assessora regionale alla pubblica istruzione e alle politiche giovanili dal 2010 al 2013. Subito dopo, si era svolto un dibattito sulla mozione n. 436, con oggetto “status di Roma capitale della Repubblica italiana” avente come primo firmatario Fabrizio Ghera, capogruppo di Fratelli d’Italia. Mozione con una “funzione propositiva e assolutamente non di parte”, come l'aveva definita Ghera, ricordando come la capitale abbia una macchina amministrativa di ben 23 mila dipendenti, più quelli delle partecipate, come Roma ospiti il Vaticano e la Fao, le ambasciate degli stati esteri e una popolazione e una estensione territoriale che non hanno eguali in Italia, per non parlare dei monumenti e tesori artistici e archeologici. A fronte di tutto ciò Roma ha perso, secondo Ghera, la sua vocazione come centro di attrazione naturale degli interessi, anche economici e imprenditoriali.
“Unità necessaria” quella da perseguire con questo atto, a parere di Eugenio Patanè (Pd), per tentare di conferire un ruolo degno a Roma capitale, e in tal senso il consigliere del Pd aveva chiesto quindi di sospendere la discussione per arrivare a un testo condiviso. Dello stesso avviso Valentina Corrado, del Movimento 5 stelle. Antonello Aurigemma di Fratelli d’Italia ha apprezzato il fatto che gli altri gruppi politici abbiano colto il senso dell’iniziativa, che è quello di fare un percorso unitario su questo tema per completare un iter, già previsto dalla legge 42 del 2009 e mai attuato fino in fondo. Ancora per Fd’I, Giancarlo Righini ha insistito sul paradosso per cui una città di respiro mondiale come Roma debba essere governata con gli stessi strumenti predisposti per comuni di pochi abitanti. Enrico Cavallari del gruppo misto aveva parlato della necessità di equiparare Roma a una regione, con una legge costituzionale: ma servono anche misure di devoluzione di poteri a Roma in medio tempore. Per Marta Leonori del Pd il dibattito avviato oggi può essere “utile”, specie se condotto in modo unitario. Anche per Giuseppe Simeone di Forza Italia sospendere i lavori del Consiglio per trovare un punto di accordo era necessario. Gianluca Quadrana della lista Zingaretti si è detto un fautore del ruolo autonomo di Roma rispetto a qualunque altra istituzione: “Roma regione nella regione” è l’unica via da percorrere. Il solo Davide Barillari del Misto ha messo in guardia contro i possibili scopi elettoralistici del fatto di mettere al centro del dibattito Roma e il suo status in questo momento, in cui manca poco al voto nella capitale. Sulla base di questi interventi, Ghera aveva chiesto di posporre la mozione agli altri atti all’ordine del giorno di oggi e il presidente Buschini aveva fatto sua questa proposta, non incontrando opposizioni da parte dell’Aula.
A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio