Consulta Femminile Lazio, bilancio progetto "Mai più violenza - Mai più complici"
Con l'approdo dello spettacolo teatrale "Ada e Fly girls" al Teatro dell'Istituto Penitenziario Minorile di Casal del Marmo, si è concluso il 19 maggio scorso il primo ciclo del progetto
"Mai più violenza- Mai più complici", proposto dalla Consulta Femminile Regionale per le Pari Opportunità della Regione Lazio con il Movimento "Se non ora quando?" e il sostegno del Ministero dell'Istruzione, dell'Università e della Ricerca.
"Una straordinaria esperienza che ha unito donne e uomini adulti, ragazze e ragazzi in una presa di coscienza collettiva del dramma umano della violenza contro le donne, interrogandosi sul valore del confronto e delle differenze. Attraverso le interviste agli altri studenti e agli adulti, gli incontri con la cittadinanza e le Istituzioni, la diffusione dei lavori prodotti (video e newsletter) e la rappresentazione teatrale, l'iniziativa ha sollecitato il protagonismo delle nuove generazioni" - ha dichiarato Donatina Persichetti, presidente della Consulta - "Pur confermando come sia ancora lungo il cammino per il superamento degli stereotipi di genere e come sia necessario proseguire nel confronto e nell'apertura della scuola come luogo di preparazione alla vita - ha aggiunto Persichetti - "Mai più violenza- Mai più complici" ha aperto nuovi orizzonti di speranza per una società senza discriminazioni."
"Ada e Fly girls", prodotto e messo in scena dalle alunne ed alunni degli istituti superiori "Quarenghi Braschi" di Subiaco e "Giorgio Ambrosoli" di Roma, rappresentato anche in altri due teatri romani (Golden e Quarticciolo) e al Teatro della Sezione femminile dell'Istituto Penitenziario di Rebibbia, ha segnato uno dei punti salienti del progetto per la spinta propulsiva del messaggio di denuncia e di proposta del superamento di un modello culturale retrivo e lesivo dei diritti umani.
Un invito rivolto all'intera collettività a rompere l'omertà che circonda uno dei più infamanti delitti contro la persona e ad agire per rendersi fautori del cambiamento non solo all'interno del proprio territorio ma anche nelle difficili realtà della reclusione.