Suicidio a Regina Coeli. Il Garante dei detenuti: "Ogni caso va indagato ed elaborato"
Ancora una volta uno straniero (afghano), sempre con la solita bomboletta
13/10/2021“Ancora un morto in carcere, questa notte a Regina Coeli. Ancora una volta uno straniero (afghano), sempre con la solita bomboletta. Sappiamo bene che i suicidi in carcere non si possono completamente evitare, come fuori e più di fuori. E sappiamo che ministero della Giustizia e regioni si sono impegnati per piani di prevenzione ad ogni livello e in ogni istituto. Quindi, non si può lamentare l’inazione, e tantomeno la sottovalutazione. Né ci piace il gioco del cerino, della ricerca della responsabilità ultima, di chi non ha intuito, non ha vigilato o non ha impedito”. Così il Garante delle persone sottoposte a misure restrittive della libertà personale della Regione Lazio, Stefano Anastasìa, dopo avere appreso che nella quarta sezione del carcere romano di Regina Coeli un detenuto afgano trovato morto nel bagno dai compagni di camera.
“Ogni caso di suicidio va indagato ed elaborato – prosegue Anastasìa -, per capire come sia maturato e che altro avrebbe potuto essere fatto per prevenirlo. Comprendeva la nostra lingua la persona che si è tolto la vita questa notte a Regina Coeli? Sapeva per quale motivo era in carcere e con quali prospettive? Era coinvolto in qualche attività? Aveva rapporti con i familiari o con altre persone care?”.
“E poi, quelle bombolette ...: sono almeno quindici anni che si discute delle piastre elettriche per gli ‘angoli cottura’ delle camere detentive. Invece di costruire nuovi inutili padiglioni – conclude Anastasìa - per tenere in carcere autori di reati da niente, non era meglio usare i fondi del Pnrr per l’adeguamento degli istituti esistenti alla normativa di sicurezza e igienico-sanitaria vigente?”.
A cura dell'Ufficio stampa del Garante dei detenuti della Regione Lazio