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IV - Agricoltura


Presidente autorità portuale riferisce su golfo di Gaeta

02/10/08 -
Il tema della situazione del golfo di Gaeta, della delocalizzazione degli allevamenti di pesci e mitili, e della prossima applicazione della nuova legge regionale sull'acquacoltura, approvata lo scorso marzo dal Consiglio regionale, è stato oggetto questa mattina di un'affollata audizione di fronte alla commissione Agricoltura del presidente dell'Autorità portuale del Lazio, onorevole Fabio Ciani. In chiusura dell'incontro, l'assessore alla Mobilità, Franco Dalia, competente in materia in attesa che l'argomento passi nelle mani dell'assessore all'Agricoltura, ha chiarito la propria posizione: "Non intendo penalizzare chi lavora con questi impianti - ha detto Dalia - ma occorre perseguire l'interesse generale, per questo farò solo provvedimenti per impianti off-shore".
Il presidente della commissione Agricoltura, Mario Perilli (Pd) ha ricostruito la vicenda che ha portato ad ascoltare il presidente dell'Autorità portuale. "Questa commissione da diversi mesi ormai sta discutendo della questione degli interventi sul golfo di Gaeta, dopo aver affrontato la legge sull'acquacoltura" ha detto Perilli, ricordando come la questione della delocalizzazione degli iimpianti sia centrale e per questo si sia deciso di fare il punto sull'attuazione della legge. Il nodo cruciale, sollevato dal consigliere Aldo Forte (Udc) è questo: in attesa del regolamento di attuazione della legge sull'acquacoltura, nel golfo di Gaeta sta avvenendo una delocalizzazione degli impianti di allevamento di pesci e mitili che non rispetta lo spirito della normativa approvata, visto che gli impianti sono stati spostati verso la costa. La norma infatti fissa al 3% la superficie dei cosiddetti siti riparati utilizzabile per queste attività, stabilendo inoltre che questi impianti stiano lontano dal litorale per ridurne l'impatto ambientale.


Nel suo intervento Ciani è partito dall'accordo che nel giugno 2006 fu sottoscritto dall'Assessorato alla Mobilità della Regione, dalla provincia di Latina, dai Comuni di Formia e Gaeta, dall'Autorità portuale e dalle associazioni degli allevatori. Per consentire i lavori di scavo del porto di Gaeta e l'allungamento della banchina, in modo tale da permettere l'attracco alle navi da crociera, fu stabilito di spostare gli impianti di itticoltura. Al tempo stesso venne deciso di avviare una sperimentazione di allevamenti off-shore per verificare se gli animali potessero completare il loro ciclo di crescita anche lontano dalla costa, così come richiesto con forza dai Comuni di Formia e Gaeta, desiderosi di tutelare la qualità delle acque a fini turistici. "Per effettuare i lavori è stata bandita una gara d'appalto che contemplava anche la delocalizzazione degli impianti, in gran parte ormai avvenuta. "Il nostro problema - ha sottolineato Ciani - è che se la Regione dovesse sospendere l'attività, la società non potrebbe effettuare i lavori in questo periodo. L'arrivo della brutta stagione impedirebbe di proseguire e verrebbero chieste delle penali". Non completare le opere, inoltre, impedirebbe lo sviluppo del porto di Gaeta. Per quanto riguarda la localizzazione off-shore degli impianti, ha inoltre chiarito Ciani, la sperimentazione non è demandata all'Autorità portuale del Lazio, ma riguarda la Regione.


Al termine dell'audizione, cui hanno partecipato anche i consiglieri Paola Brianti (Pd), Enrico Fontana (Verdi), Nicola Palombi (Fi-Pdl), Ivano Peduzzi (Prc), il presidente Perilli ha ribadito l'impegno della Commissione nel guardare con attenzione alla costruzione del regolamento attuativo della legge sull'acquacoltura. "Gli impianti di itticoltura devono andare off-shore e per quelli di mitilicoltura si devono di volta in volta trovare le procedure giuste perché producano il minor impatto ambientale" ha detto Perilli.



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