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Regioni: controlli più appropriati e intensi


09/10/07 - “E’ la prima volta, da quando sono state costituite nel 1970, che le regioni italiane si ritrovano fra loro per mettere a confronto le differenti modalità e tipologie di controllo, previste negli Statuti, nei Regolamenti consiliari o nelle leggi di contabilità delle diverse regioni”. Così, Augusto Pigliacelli, Presidente del Comitato di controllo contabile della Regione Lazio, ha aperto i lavori del convegno che ha voluto e organizzato presso l’Aula Mechelli del Consiglio Regionale, rivolgendosi ai Presidenti dei Comitati di controllo contabile delle Regioni d’Italia. Presenti ai lavori, Guido Milana, Presidente del Consiglio Regionale del Lazio; i consiglieri; Mario Di Carlo, componente del Comitato di controllo; Luigi Nieri, assessore al Bilancio; Giuseppe Parroncini, componente del Comitato di controllo; Fabio Desideri, componente del Comitato di controllo, Donato Robilotta e Francesco Saponaro.

“In questi trentasette anni - ha spiegato Pigliacelli - il controllo di regolarità amministrativa e contabile sul rendiconto generale, uno dei controlli fondamentali per la spesa pubblica, è avvenuto nei modi più diversificati nelle varie regioni. Molte regioni (Lazio, Veneto, Toscana, Liguria, Umbria, Marche, Abruzzo, Molise, Calabria) hanno affidato questa tipologia di controllo a organismi eletti dal Consiglio regionale e formati da consiglieri: Collegi dei Revisori dei conti, Comitati di controllo contabile, Commissioni di controllo e vigilanza. In altre, è la commissione bilancio che si esprime sul rendiconto generale della Regione, in altre ancora, questi organismi sono presieduti dalla maggioranza, in altre dall’opposizione”.

Successivamente, Pigliacelli ha illustrato le caratteristiche principali degli organismi contabili e ha rilevato che “nessuno di questi organismi è formato da specialisti (revisori contabili)” e che, soprattutto, “la presenza di politici non garantisce quella imparzialità che dovrebbe garantire un organismo di controllo. Oltretutto, ogni regione ha una normativa assolutamente diversa dalle altre, ciascun organismo ha competenze diverse e i controlli non si esercitano quasi mai sulle stesse materie”. Su quest’ultimo aspetto, Pigliacelli ha precisato che “se questo avveniva prima della riforma del Titolo V, adesso questa caratteristica è ancora più accentuata perchè l’autonomia delle Regioni rende non praticabile una normativa omogenea a livello nazionale in tema di controlli. Normativa, su cui sarebbe invece auspicabile un’autoregolamentazione delle Regioni”.

Tra le possibili soluzioni al problema, Pigliacelli indica quale strumento adeguato “un orientamento assunto in seno alla Conferenza dei Presidenti dei Consigli regionali, con l’individuazione di organismi efficaci e moderni e soprattutto professionalizzati”. A tale proposito, Pigliacelli ha ricordato che “in alcuni Statuti in fase di approvazione, penso prima di tutto a quello della Campania, il Collegio dei Revisori dei Conti formato da consiglieri è stato sostituito da un Collegio dei revisori dei conti formato da specialisti esterni, dello stesso tipo di quelli previsti nei comuni e nelle province.

Vedremo se questa sarà la versione definitiva che uscirà dall’aula. Quello che è certo - ha ribadito - è che il dibattito è ormai aperto e che l’autonomia delle regioni non può prescindere da una visione generale condivisa, almeno nelle sue linee di fondo, e dalla sperimentazione di modelli di controllo anche innovativi”. Il Presidente del Consiglio Regionale Guido Milana ha sottolineato che il controllo del processo amministrativo “è la chiave di volta” su cui poggiano le Istituzioni pubbliche. “E’ importante – ha aggiunto – che partecipi a questi lavori anche la Corte dei Conti con la quale c’è un rapporto di massima collaborazione. Le amministrazioni pubbliche – ha detto Milana – sono diverse dalle società private: il loro lavoro va basato anche sulla base della qualità degli interventi legislativi svolti”.

Successivamente, Milana ha affermato che il lavoro dei comitati di controllo “non deve limitarsi ad una verifica contabile e quantitativa ma deve spingersi a una valutazione qualitativa che possa fungere da supporto all’attività legislativa, ma anche ordinaria, dei consigli regionali. I controlli – ha spiegato Milana – assumono maggiore efficacia quando accompagnano ‘in itinere’ i processi amministrativi, anziché verificarli al termine del loro percorso”.

Il dibattito è stato arricchito anche da voci diverse da quelle dei consiglieri regionali: Vittorio Zambrano, presidente della sezione regionale della Corte dei Conti del Lazio, Maria Teresa Nardo, docente all’Università della Calabria e Francesco Serao, presidente dell’Istituto dei Revisori contabili. Da tutti gli interventi è emersa l’esigenza di sperimentare modelli di controllo anche innovativi e di individuare le “best practices” atte ad effettuare al meglio i controlli previsti dalla normativa vigente, nel quadro di un uso ottimale delle risorse pubbliche. 216/Ntr/ac/9 ottobre 2007

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