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Sicurezza nel Lazio: il dibattito in Consiglio regionale - 1


22/01/09 - Dopo gli interventi del Presidente della Regione Piero Marrazzo, di quello dell’Osservatorio sulla sicurezza del Lazio Enzo Ciconte, della presidente della commissione Sicurezza Luisa Laurelli (Pd) e del vicepresidente del Consiglio regionale Bruno Prestagiovanni (An-Pdl), il dibattito è proseguito con la discussione tra i rappresentanti dei vari gruppi consiliari.

Per Fabio Desideri (Movimento libertà e solidarietà), la criminalità nel Lazio, così come in altre regioni, è caratterizzata da tre forme: organizzata, straniera e predatoria. Ma a differenza di Sicilia, Calabria, Campania – ha detto – da parte di queste organizzazioni nel nostro territorio non c’è un controllo sistematico. Rispetto poi a usura, appalti, lotta al riciclaggio del denaro sporco, ha affermato: “Non credo che la Regione abbia competenza per fare azioni di contrasto ma, questo sì, politiche di prevenzione, che non sono soltanto l’approvazione di una legge, bensì una serie di scelte a salvaguardia del territorio nel suo complesso". Annunciata una risoluzione su questi argomenti.

Secondo Claudio Moscardelli (Pd) l’azione della Regione non può limitarsi alla prevenzione: “Il contrasto alla criminalità è essenzialmente un atto politico. Alzare il livello di guardia delle istituzioni non è screditare il territorio. Ignorando questi fenomeni facciamo il peggior servizio alla comunità. Una particolare attenzione deve essere posta all'area sud – ha proseguito – alle province di Latina e Frosinone, aree particolarmente interessate alle infiltrazioni camorristiche che hanno posto basi forti sul territorio. L’azione di contrasto della Polizia – ha denunciato – non riesce ad arginare violenze ed estorsioni”. Bene quindi, per Moscardelli, la sezione della Direzione investigativa Antimafia proposta da Laurelli, un patto per la sicurezza per Latina e Frosinone e il rafforzamento della magistratura.

“Non possiamo negare che nel Lazio esista un’emergenza criminalità – ha dichiarato il consigliere Augusto Pigliacelli (Udc) – e che, in passato, ci sia stata una colpevole sottovalutazione”. Sottolineando la necessità di prendere coscienza della presenza di infiltrazioni mafiose nel territorio regionale, Pigliacelli ha ammonito a non ridurre il problema al sud pontino. “Dobbiamo arginare il continuo tentativo di infiltrazioni all’interno del sistema degli appalti, procedere ad una semplificazione normativa, attivare un collegamento con il mondo del lavoro e della società civile e puntare sulla prevenzione”.

Per Giuseppe Mariani (Lista civica per il Lazio), vicepresidente della commissione Sicurezza, “conoscere i fenomeni mafiosi in atto nel nostro territorio è fondamentale. Le istituzioni possono sconfiggere la mafia soltanto se si coordinano, se hanno la capacità di rispondere con rapidità a quello che succede nel territorio. E questo dibattito è un segnale culturale importante, vuol dire che noi siamo presenti su questo terreno”.

E’ intervenuto poi Romolo Del Balzo (FI-Pdl): “Abbiamo il dovere di essere concreti – ha dichiarato – chiedo alla Giunta quali sono le azioni poste in essere per contrastare la criminalità organizzata, al di là della creazione di una commissione che viene usata come clava sul territorio ed è servita soltanto a creare nuove poltrone. C’è un attacco strumentale contro il sud pontino e contro Fondi in particolare. E’ una battaglia a scopi politici, nella qualche vengono diffuse notizie in maniera distorta, che mina l’attività amministrativa e istituzionale. A quale titolo Marrazzo chiede lo scioglimento del Comune di Fondi?”. Del Balzo ha richiamato che i dati dell’Osservatorio regionale non parlano di casi di associazione mafiosa o di confische di beni nel territorio di Fondi ed ha sottolineato, invece, come l’attenzione andrebbe puntata su Roma e provincia.

Secondo Antonietta Brancati (Repubblicani, Liberali e Riformatori) “l ’ennesimo stupro di ieri sera, dimostra che la bestia della violenza è sempre viva. Non si tratta di un episodio isolato, sono gesti spregevoli che danno un senso di insicurezza, soprattutto nelle donne. A questo si aggiunga l’aumento della presenza della criminalità organizzata nel territorio laziale, che ormai va oltre le attività illecite e comincia a penetrare anche in quelle lecite. La criminalità trova un facile humus soprattutto nelle aree degradate, nella povertà e per questo dobbiamo riappropriarci del territorio. La Regione sta svolgendo un grande lavoro, soprattutto attraverso l’assessorato agli Affari istituzionali, avendo stanziato oltre 24 milioni di euro per l’affermazione della legalità e della lotta contro la criminalità. Non dobbiamo abbassare la guardia”.

“Sin dai tempi della relazione della commissione antimafia della legislatura 1897-1992 – ha affermato Antonio Cicchetti (An-Pdl) – emerge una penetrazione della malavita organizzata nel nostro territorio. Quindi, non c’è nulla di nuovo sotto il sole. Oggi si parla solo di prevenzione, senza sapere che accanto ad essa occorre la repressione, la risposta forte dello Stato. Mi sembra che non ci sia “animus”, ma solo provvedimenti amministrativi, tutti impugnabili. Rincorriamo il fenomeno senza affrontare il nodo principale.

Si deve mettere mano alle leggi, intanto eliminando quell’odioso retaggio che è il soggiorno obbligato, rivedendo il sistema degli appalti, che vanno centralizzati, migliorando il cosiddetto “41 bis”. Il problema, dunque, non riguarda solo il basso Lazio, bensì l’intero Paese”.

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