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Rifiuti; Lazio, cosi' per risolvere situazione consorzio gaia


20/06/06 - La difficile situazione in cui versa il consorzio Gaia, che effettua la raccolta dei rifiuti in 44 comuni della provincia di Roma e Frosinone, è stata affrontata, con l’audizione di una delegazione dei sindaci dei comuni fondatori, in commissione congiunta Ambiente, presieduta da Giuseppe Celli (Rnp), e Piccola e media impresa, presieduta da Umberto Ponzo (Ds).
All’audizione dei sindaci di Artena, Colleferro, Cave, Valmontone, Carpineto, Fiuggi e dell’amministratore delegato di Gaia, Luigi Visconti, erano presenti l’assessore Francesco De Angelis (Ds), ed i consiglieri Fabrizio Cirilli (An), Daniele Fichera (Lista Marrazzo), Mario Perilli (Ds), Donato Robilotta (Socialista riformista), Ivano Peduzzi (Prc), Bruno Prestagiovanni (An), Mario Di Carlo (DL), Marco Verzaschi (Udeur), Giuseppe Parroncini (Ds), Franco Fiorito (An), Guido Milana (DL), Wanda Ciaraldi (Udeur), Alessio D’Amato (Ambiente e Lavoro), Enrico Luciani (Prc).
Da quanto esposto dall’Ad di Gaia, Luigi Visconti, è emerso che “tutti i servizi erogati ai comuni sono in perdita e alcuni degli stessi comuni sono in mora perché non in grado di versare quanto dovuto. Inoltre, c’è carenza di liquidità perché le banche hanno chiuso i fidi, con una situazione creditizia verso i comuni che sarà, al 30 giugno prossimo, di ben 19 milioni di euro. Non abbiamo soldi a sufficienza per garantire gli stipendi di giugno, mancano i soldi persino per il gasolio ed il 40% della flotta è fermo in officina. La soluzione - ha spiegato Visconti - è quella di vendere il 49% del capitale azionario con gara internazionale, riformare la situazione debitoria, riequilibrare i costi e le entrate in modo da vendere un prodotto che fa utili. I sindaci presenti, dal canto loro, hanno tenuto a precisare “che non chiedono soldi alla Regione Lazio, in quanto la vendita del 49% compenserà il disavanzo. Ci doteremo di un nuovo piano aziendale in grado di eliminare le perdite, ponendo la società al servizio del Piano regionale dei rifiuti. Certo - hanno sottolineato - prima è necessario mettere a posto tre cose: tenere conto dei prezzi di mercato, istituzione di una commissione tecnico-funzionale per concertare insieme cosa fare, collocazione del personale in esubero”.
Per Giuseppe Celli (Rnp), un’ipotesi da tenere in considerazione è quella di “realizzare un’azienda regionale per gestire siti da bonificare sparsi sul territorio della regione, penso per esempio alla Valle del Sacco. Riguardo l’eventuale ingresso di soci privati, ritengo che non sempre privato è bello. E’ chiaro, invece, che abbiamo il dovere di tutelare l’occupazione per dare certezza a migliaia di lavoratori. Forse - ha ribadito Celli - la vendita non è indispensabile, non scarto neanche l’ipotesi che si possa risanare ‘ricarburando’ la macchina complessa che è Gaia. Rivediamo e rimoduliamo il piano regionale dei rifiuti predisposto dalla giunta precedente - ha concluso - e procediamo, una volta che avremo chiara la situazione, al riassetto dell’intero settore”.
Umberto Ponzo (Ds), ha ricordato che “Gaia è tra le più importanti aziende esistenti sul territorio con circa 1280 dipendenti. Con la legge finanziaria regionale, la Regione ha già stanziato dei fondi a supporto delle Piccole e medie imprese, potremmo verificare - ha detto Ponzo - se Gaia può essere considerata tale e potrei fruire dei finanziamenti. La volontà è quella di trovare una strada comune per risolvere un problema che interessa le istituzioni e i cittadini”.
Per Guido Milana (DL), “bisogna partire dal punto fermo che occorre conferire pari dignità a comuni soci e comuni fondatori. Riduzione dei costi e ricollocamento dei lavoratori sono, al momento, due cose fondamentali. E’ doveroso poi, agire con chiarezza per fare emergere le ragioni che hanno determinato la situazione attuale ed individuare i costi eccessivi. Quando nel ’77 fu creata Gaia - ha spiegato Milana - i dipendenti erano circa 200, da allora, sono cresciuti a dismisura. Oggi, non si tratta di trovare risorse economiche, peraltro non richieste, piuttosto, è necessario concentrarsi sul futuro dei lavoratori”.
Ivano Peduzzi (Prc), ha affermato “quando sento parlare dell’ingresso di nuovi soci privati, rispondo: perché no, allora, Province e Regione? Sono convinto, che l’elemento di crisi va ricercato nel passaggio da consorzio pubblico a spa”, mentre Bruno Prestagiovanni (An), ha detto che “abbiamo il dovere di salvaguardare il patrimonio umano rappresentato dai lavoratori e di accompagnare il piano di risanamento. il Cda, responsabile di una siffatta e grave situazione, deve andare a casa”.
Franco Fiorito (An), si è detto convinto che gli amministratori “non vogliono risanare ma solo vendere la parte buona di Gaia, i termovalorizzatori, per fare cassa” e Donato Robilotta, socialista riformista, ha sostenuto che “non sempre tutto quello che è pubblico va bene” e poi, d’accordo con Fiorito, “non vorrei che qualcuno voglia prendere la parte migliore di Gaia e lasciare alla Regione Lazio i debiti accumulati”. Per Fabrizio Cirilli (An), “cosa certa è che non è possibile procedere in nessun senso in mancanza di un piano industriale. Il rischio è che gli imprenditori e i potenziali acquirenti, conoscano prima di noi il reale stato dei fatti. Il sospetto è che si stia esasperando un’emergenza per forzare la mano. Dobbiamo vincolare ogni decisione - ha insistito - prima di avere chiaro il quadro della situazione”.
Infine, Wanda Ciaraldi (Udeur) ha posto l’interrogativo “a che serve vendere per tappare il buco, se i problemi rimangono insoluti? Aspettiamo il piano aziendale e soprattutto - ha ammonito - teniamo bene in vista il problema dei dipendenti”.
138/Ntr/ac/20giugno2006

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