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Lazio: Distretti rurali, prima legge che cambia agricoltura


11/01/06 - Approvata dal Consiglio Regionale del Lazio la proposta di legge per l’istituzione dei distretti rurali ed agroalimentari di qualità. La normativa – che prevede un finanziamento di 6 milioni di euro distribuiti nel triennio 2006/2008- definisce distretti rurali i sistemi economici esistenti sul territorio caratterizzati da una identità storica e territoriale omogenea, derivante dall’integrazione fra attività agricole ed altre attività locali. A queste considerazioni si aggiungono la produzione di beni e servizi di particolare specificità, in coerenza con le vocazioni naturali e territoriali. Dal confronto con le province, gli enti locali interessati, le rappresentanze economiche e le autonomie funzionali, la Giunta Regionale determinerà la loro individuazione. Saranno considerate le aree di programmazione integrata per la valorizzazione ambientale, culturale e turistica del territorio, alle quali si aggiungeranno i percorsi riguardanti le strade del vino, dell’olio d’oliva e dei prodotti tipici e tradizionali, favorendo anche il consolidamento dell’agricoltura biologica.

Replicando agli interventi dei consiglieri l’Assessore all’Agricoltura Daniela Valentini (Ds) ha parlato di “prima legge in materia che viene approvata dall’Aula del Consiglio Regionale, una legge che accompagnerà il cambiamento, riqualificando le produzioni agricole e mettendo in moto collaborazioni tra gli enti locali, che sono stati coinvolti anche nella fase di elaborazione del testo”. Per Daniela Valentini, “il territorio del Lazio, che è patrimonio di tutti, sarà interessato ad una nuova fase di sviluppo socioeconomico”.

In dettaglio, i distretti agroalimentari sono sistemi economici locali, anche a carattere interregionale, caratterizzati da significativa presenza economica e da interrelazione ed interdipendenza produttiva delle imprese agricole ed agroalimentari, nonché da una o più produzioni certificate e tutelate dalla normativa comunitaria o nazionale, oppure da produzioni tradizionali o tipiche. Da tali sistemi, non saranno escluse le aree agricole delle periferie urbane che presentano uno spiccato interesse agricolo, anche se comprese in contesti insediativi extragricoli.

“Da queste legge – ha commentato il Presidente della commissione Agricoltura Mario Perilli (Ds) – si evince la volontà di fornire un ulteriore spinta propulsiva all’agricoltura del Lazio. La piena concordanza con l’assessore Valentini ha permesso di redigere un testo innovativo che avrà un ritorno economico e di occupazione di cui beneficerà il settore agricolo e non solo. Se si considera l’attenzione prestata alla salvaguardia dell’ambiente, le possibilità di sviluppo dell’artigianato, la ricaduta sulle attività turistiche e le possibilità offerte anche alle imprese agricole a conduzione familiare ed il notevole impegno di spesa nell’arco di un triennio – ha concluso Perilli – riteniamo di aver fornito norme e mezzi necessari per garantire il sicuro rilancio ad un settore economico vitale per l’intera regione”.

Di “norme illusorie, difficilmente attuabili con finanziamenti previsti assolutamente insufficienti” ha parlato Antonello Iannarilli (Fi), “esistono già – ha ricordato – leggi regionali concernenti l’agricoltura, questa di oggi intende determinare i distretti ma lo fa in modo sbagliato”.

Per Francesco Saponaro (Lista Storace), si tratta “di una legge significativa e importante per il territorio, ma che ha bisogno di una nuova ‘forma mentis’. Attenzione – ha ammonito – ad azioni di campanilismo e a scelte politiche dannose, occorre invece specializzazione per giungere a scelte mirate per individuare le aree e i prodotti d’eccellenza. Non avere inviato un nostro rappresentante all’ultimo vertice del WTO – ha sottolineato Saponaro - lì si è discusso di agricoltura e di fondi da investire, l’assenza della Regione è stato un errore”.

Secondo Claudio Moscardelli (Margherita), con questa legge “si va nella direzione giusta. L’impianto legislativo è coerente con gli obiettivi che le norme si propongono. Il binomio produzione-qualità è rispettato, così come le prospettive di sviluppo del territorio”.

Bruno Prestagiovanni (An), si è detto convinto che “'il piano di sviluppo sui distretti rurali non può essere elaborato dalla Giunta regionale, che ancora una volta pecca di scarsa sensibilità partecipativa. Credo – ha sottolineato - che a elaborare questo piano dovrebbero essere gli enti locali assieme alle associazioni di categoria, questo è il solo modo di arrivare ad una legge che sia in grado di garantire un reale sviluppo economico del territorio: applicare il principio di sussidiarietà, tanto sbandierato ma mai realmente praticato dalla sinistra”. Prestagiovanni ha preannunciato l’astensione, come anche ha fatto Fabio Desideri della Lista Storace.

Di un “primo passo verso un rapporto nuovo tra Regione e agricoltura”, ha parlato il capogruppo Ds Giuseppe Parroncini, indicando “il segno di una attenzione diversa rispetto al passato verso un settore su cui il Lazio deve puntare non solo in chiave economica ma anche per lo sviluppo sostenibile del territorio”. Parroncini ha detto di condividere l’accentuazione fatta da Guido Milana (Margherita), Vice-Presidente del Consiglio Regionale del Lazio, per il quale nella legge doveva essere prevista una maggiore partecipazione degli Enti locali, in una visione ‘non dirigistica’ del governo del territorio.

Secondo Ivano Peduzzi, capogruppo Prc, “Con l’approvazione di questa legge si apre un percorso nuovo di programmazione e partecipazione per il rilancio delle aree rurali e la tutela dei consumatori e dei lavoratori che operano nel settore”.

Soddisfatto il Presidente del Consiglio regionale Massimo Pineschi che ritiene “l’approvazione della legge sull’istituzione dei distretti rurali e dei distretti agroalimentari di qualità un atto importante che può favorire, attraverso un metodo di programmazione integrata, un’attività fondamentale per la regione Lazio e che ha necessità di sviluppo e di promozione” rilevando che “il provvedimento può accrescere le opportunità di reddito e di occupazione del settore e garantire, grazie ad un più stretto sistema di relazioni tra agricoltura, prodotti enogastronomici, turismo, beni culturali, ambiente e paesaggio, anche la valorizzazione dell’identità storica e culturale del territorio”.

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