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Lazio: Rebibbia, Consiglio Lazio per diritti detenuti


16/01/07 - Laurelli, Mariani e Lollobrigida in visita al ‘nuovo complesso’
Luisa Laurelli (DS), presidente commissione Sicurezza e lotta alla criminalità, Peppe Mariani (Verdi) e Francesco Lollobrigida (AN) hanno compiuto oggi la prima visita all’Istituto penitenziario di Rebbibia (nuovo complesso) sulla Tiburtina, a Roma. Seguiranno altre visite alla Casa circondariale, a Rebibbia femminile e alla terza casa Rebibbia. Il ciclo di visite si concluderà il 20 febbraio, poi a marzo la commissione si recherà a Casal del Marmo.
Oltre 900 detenuti, la struttura relativamente moderna e architettonicamente pensata come modello di carcere dove la detenzione sia più umana possibile, si è avvertito qui l’effetto indulto. La diminuzione dei detenuti ha consentito di ottimizzare il rapporto tra il personale della Polizia penitenziaria e la popolazione detenuta, con un miglioramento dei controlli e dei servizi. La commissione ha rilevato la buona funzionalità del carcere, pur essendo ancora insufficiente l’organico della Polizia penitenziaria. “Nel nostro giro nelle carceri del Lazio, riscontriamo qui condizioni di vita dei detenuti migliori che in altre situazioni. Certo, molto resta da fare per ‘accompagnare’ il periodo di detenzione con iniziative di socializzazione e di reinserimento dei detenuti, una volta che hanno scontato la pena”. Ha così sintetizzato Luisa Laurelli l’impegno della Regione Lazio per questo delicato settore della società, aggiungendo che “il tema dei diritti dei detenuti attiene comunque ai diritti della persona e il dovere delle Istituzioni è quello di essere al servizio dei cittadini, di tutti i cittadini, nessuno escluso, anche se si tratta di detenuti”.
Al braccio G8 che ospita transessuali, alcuni detenuti hanno chiesto proprio questo: l’interessamento delle Istituzioni per il ‘dopo-carcere’, il diritto al lavoro, il diritto ad una casa, il ‘diritto’ a vivere decentemente per non tornare a delinquere, per non tornare più in carcere.
Analoghe le esigenze nel reparto che ospita tossicodipendenti, assistiti dal Sert della Asl Roma B e che sono in carcere per aver commesso reati. Processi di recupero, cure, possibilità di riscattarsi per tornare a una vita ‘normale’. Questo chiedono. E’ prevista anche una visita presso la struttura assistenziale per detenuti che sorge da oltre un anno presso l’ospedale ‘Sandro Pertini’, “a testimonianza che il nostro impegno su questo fronte è a tutto campo. La Regione intende collaborare con la Asl e con l’Istituto penitenziario per risolvere i problemi”.
Il nuovo complesso di Rebibbia ospita anche detenuti in regime di 41-bis, il cosiddetto ‘carcere duro’ per chi ha commesso delitti di mafia, con forti limitazioni anche alla libertà di comunicare con l’esterno e sottoposti a stretta vigilanza. “Queste misure restrittive sono necessarie –è stato spiegato- perché la ‘pericolosità di questi soggetti è non sono dovuta a eventuali contatti con i congiunti, ma soprattutto per eventuali connessioni che essi hanno con i contesti sociali di provenienza, che sono, per l’appunto, contesti mafiosi”.
4/Ntr/ac/16 gennaio 2007

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