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Marrazzo: il Lazio chiude le porte alle mafie


22/01/09 - Il Presidente della Regione: "A fronte di un calo generale degli illeciti, crescono i reati riconducibili alla criminalità organizzata". Laurelli: "Un Patto per la sicurezza per Latina e Frosinone". Prestagiovanni chiede l'adozione di un codice etico

"Il Lazio ha chiuso e chiuderà sempre le porte alle mafie". Con questa frase il Presidente Piero Marrazzo ha aperto il consiglio regionale straordinario sulla criminalità organizzata. "Non si tratta di un'emergenza - ha proseguito il presidente della Regione - ma esiste un pericolo reale, reso ancora più insidioso dalla profonda crisi che stiamo attraversando. In tempo di crisi, infatti, le mafie moltiplicano i loro affari". Marrazzo ha indicato tre emergenze su cui concentrare gli sforzi: usura (Roma è la provincia che detiene il record italiano delle vittime, il Lazio è il secondo nella Penisola), presenza di imprese legate alla camorra nel settore degli appalti pubblici ed infiltrazioni criminali nel basso Lazio.
Il Presidente ha ricordato, a quest'ultimo proposito, che nel giugno scorso la Direzione nazionale antimafia ha individuato i comuni di Fondi, Terracina, Formia e Gaeta come centri in cui le mafie sono attive e hanno "pericolose contiguità con la politica". Per questo il governatore ha sollecitato l'approvazione rapida in Consiglio della proposta di legge sugli appalti approvata in settimana in Giunta ed ha lanciato un appello a Silvio Berlusconi ed al Consiglio dei Ministri: "E' più che mai urgente prendere al più presto una decisione sullo scioglimento del Comune di Fondi, perché nemica della trasparenza è l'incertezza".
In momenti di debolezza, secondo Marrazzo, anche la pubblica amministrazione entra nel mirino delle mafie. "Il Lazio ha già fatto grandi passi: siamo la Regione con il più alto coefficiente di trasparenza in Italia". Annunciata al proposito la costituzione di un comitato - costituito da magistrati penali, contabili e amministrativi - per modificare dei sistemi di spesa dell'amministrazione regionale al fine di renderla impermeabile a ogni infiltrazione malavitosa.
Riferiti poi da Marrazzo alcuni dati dell'Osservatorio sui reati nel Lazio: a Roma nel primo trimestre del 2008 i reati sono calati del 21 per cento. "Questo dimostra - ha precisato - che nella nostra regione non esiste un'emergenza mafie. Tuttavia, a fronte di un calo generale , sono in crescita gli illeciti riconducibili alla criminalità organizzata: + 14,8 per cento associazioni a delinquere, + 17 per cento spaccio, + 13, 4 per cento per sfruttamento della prostituzione. Aumentano le denunce per estorsione. E l'operazione conclusa ieri dai Ros del Carabinieri ha messo in luce la presenza di un impressionante giro di affari imperniato su Roma. Sarebbe pericoloso non considerare con la massima serietà questi dati, che devono spingerci dar vita ad un ulteriore sforzo di coordinamento tra gli enti territoriali, seguendo il modello positivo del Patto per Roma sicura".

Dopo la relazione del presidente della Regione, Piero Marrazzo, il Presidente del Consiglio, Guido Milana ha ringraziato i tanti rappresentanti delle associazioni, dei sindacati e delle istituzioni che assistono ai lavori dell'aula: "L'attenzione che circonda questa nostro dibattito sulla penetrazione delle organizzazioni mafiose nel nostro territorio testimonia quanto fosse necessario".

Anche il Presidente dell'Osservatorio regionale sulla sicurezza, Enzo Ciconte ha ribadito che il dibattito di oggi rappresenta un "importante segnale di attenzione, a un fenomeno non solo criminale ma anche economico, sociale e politico. Un fenomeno in forte e rapida evoluzione. Il punto fondamentale è l'enorme liquidità di cui dispongono le organizzazioni mafiose: enorme liquidità in una situazione in cui interi settori produttivi hanno il problema opposto. Questo rappresenta una possibilità enorme per la mafia. Un fenomeno da non sottovalutare, ma a cui bisogna guardare con realismo".
Due le caratteristiche a cui fare attenzione - ha concluso Ciconte - intanto, oggi, nel Lazio, sono dominanti 'ndrangheta e Casalesi. E poi esiste una sorta di "camera di composizione" dei contrasti fra queste organizzazioni. Ci sono accordi precisi fra le cosche. Ci sono pezzi di territorio che rischiano di essere sotto il controllo delle mafie, per questo è importante dire, come ha fatto Marrazzo, che il Lazio chiude le porte alla mafia.

"Anche i 40 arresti di camorra realizzati ieri a Roma - ha detto Luisa Laurelli (Pd), presidente della commissione consiliare Sicurezza - ci ricordano che le mafie non sono invisibili, ma operano alla luce del sole controllando settori commerciali e, sul litorale, nel campo del traffico di sostanze stupefacenti. Alla criminalità organizzata occorre rispondere rendendo nota la nostra conoscenza del fenomeno, il nostro interesse a garantire sicurezza e legalità in tutto il territorio, la volontà di non ignorare il fenomeno, né di sopravvalutarlo".
Secondo Laurelli la Regione "deve svolgere il suo ruolo di coordinamento e di impulso di politiche di sviluppo del territorio, a garanzia della funzionalità dei servizi sociali ed educativi, della tutela dell'ambiente e del lavoro". La presidente ha ribadito la necessità di approvare rapidamente la legge regionale sugli appalti delle opere pubbliche, oltre al piano delle cave e al piano dei porti. "Occorre verificare - ha concluso Laurelli - la necessità di preparare un Patto sulla sicurezza per le zone più a rischio, come ad esempio Latina e Frosinone e intervenire per rafforzare la presenza dei presidi delle forze dell'ordine a garanzia di un controllo del territorio più incisivo".

E' intervenuto poi il vicepresidente del Consiglio regionale, Bruno Prestagiovanni (An-Pdl) che ha incentrato il suo intervento sul ruolo che le amministrazioni possono svolgere. "Il nostro compito - ha spiegato - è quello di mettere in atto politiche di prevenzione e politiche educative, per evitare che si nasca e si cresca con la mentalità della cosca. Dobbiamo lavorare per controlli efficaci sugli appalti, dobbiamo lavorare per combattere il rischio educativo. Etica e morale devono essere il fulcro della gestione della cosa pubblica". "Per questo - ha proseguito Prestagiovanni - rivolgo un appello a Marrazzo: in una Finanziaria veniva previsto che questa giunta si dovesse dotare entro 60 giorni di un codice etico, non è stato fatto. C'è una mia proposta di legge, insieme al mio gruppo: sgombriamo il campo dai dubbi in casa nostra. Serve chiarezza e trasparenza innanzitutto sul nostro operato. Bisogna mettersi tutti in discussione, serve un sistema dei controlli efficienti, servono sanzioni esemplari per amministratori e funzionari per chi non si attengono a quel codice comportamentale. Se non facciamo questo, ogni anno ci troveremo qui a denunciare la nostra impotenza".

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