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Lazio. Di Stefano: "Mi sento tradito ma resto nel Pd"


25/02/09 - Rimpasto, l’ex assessore al Personale conferma il suo sostegno al presidente Marrazzo

Si è sentito tradito ma non farà mancare il proprio sostegno alla Giunta Marrazzo l’ex assessore alle Risorse umane, demanio e patrimonio, Marco Di Stefano (Pd). Di Stefano è intervenuto nel corso del dibattito nell’Aula del Consiglio Regionale del Lazio, che è stato aperto stamane con le comunicazioni del presidente della Regione, Piero Marrazzo. In apertura del suo intervento, stamane Marrazzo aveva ufficializzato la revoca delle deleghe agli assessori Di Stefano e Mario Michelangeli (Pdci) e l’ingresso in Giunta al loro posto di Francesco Scalia (Pd) e Vincenzo Maruccio (Italia dei Valori).

“Lei ha fatto un blitz – ha detto in Aula l’ex assessore Di Stefano, consigliere Pd - Lo ha fatto quarantotto ore prima ed è fuggito materialmente in una nota località turistica. E’ fuggito anche moralmente, non dicendo una parola di commento su quanto accadeva in materia di rimpasto. un silenzio assordante. Non ha fatto un commento da leader del partito democratico quale dovrebbe essere su quello che è stato un po’ il de profundis della gestione politica del Pd in questi giorni”.

“Le questioni politiche all’interno del Pd – ha proseguito Di Stefano - credo che le dobbiamo vedere in un’altra sede, non qui dentro, sperando che il Pd ci dia una sede per discutere anche di queste cose, sperando che ci sia un’iniziativa politica, sperando che si torni a parlare di politica e non di poltrone. Bisogna tornare a fare politica nel Pd, lo facciamo dopo il regolamento di conti interno. Lo facciamo dopo alcune vendette, perché magari non ho votato il segretario di questo partito nel congresso. Dopo tutto questo speriamo di poter  tornare a parlare di politica, quella vera, quella che ci appassiona. Quella politica di cui ho tentato di parlare con migliaia di persone, e alle quali ho provato a spiegare le ragioni del suo atteggiamento, mi permetta di dire anche del suo tradimento. E ho capito una cosa molto importante. La gente vive un momento molto difficile, quella gente che non riesce a curarsi tanto bene in questa regione, non per colpa sua ma per colpa di un sistema. La gente che sta andando incontro alla più grave crisi del dopoguerra che metterà a repentaglio centinaia di migliaia di posti di lavoro. Credo che a questa gente, caro presidente Marrazzo, dei suoi mesi persi dietro al rimpasto non gliene importi assolutamente nulla. Credo che dei regolamenti all’interno del Pd non interessi nulla, come delle beghe all’interno della politica. Credo che esista un codice deontologico in politica. Credo che lei questo codice lo abbia calpestato con supponenza e arroganza”.

Di Stefano ha illustrato il lavoro svolto come assessore e ha chiarito la questione delle 146 delibere di Giunta da lui approvate, assieme agli altri assessori, senza averle lette, “perché le mie deleghe erano altre” e “perché mi fidavo del presidente Marrazzo”. Di Stefano ha parlato anche dei cosiddetti “pizzini”, le segnalazioni che gli sarebbero pervenute nell’ambito dei concorsi interni regionali.  Secondo Di Stefano la questione sarebbe stata enfatizzata dai media: “Lo voglio chiarire bene,  - ha detto l’ex assessore – ma basta guardare la registrazione della mia conferenza stampa su facebook, per capire come sono andate veramente le cose”.

“Le progressioni verticali – ha spiegato Di Stefano – sono concorsi interni che permettono  avanzamenti di carriera ai dipendenti regionali. Come è noto, quando ci sono questi concorsi interni ci sono sempre strascichi e polemiche, ma va dato atto della nostra serietà e trasparenza: per la prima volta nella storia di un ente pubblico, sono rimasti liberi ben 50 posti. Le pressioni e i pizzini sono arrivati da tutto il mondo e dalla Giunta e li ho rispediti al mittente. Se non fosse stata una cosa seria non sarebbero rimasti cinquanta posti liberi. Anche le mie uniche due segretarie sono rimaste fuori. Questo ho detto nel corso della conferenza stampa che chiunque può vedere. Non credo che ci sia niente di scandaloso in queste mie dichiarazioni. Non ho mai subito diktat e ricatti politici e  credo che il governo di una regione come quella del Lazio non debba prendere ordini, bensì si debba valutare sulla meritocrazia. Sono libero e non mai accettato ricatti”.

“La mia presenza qui, oggi, a parlare di questa vicenda del rimpasto – ha concluso Di Stefano - nasce dalla mia lealtà nei suoi confronti, presidente Marrazzo. Ho pagato il prezzo ma resto nel Pd. Non mancherà il mio sostegno al presidente Marrazzo”.

Sulla questione del rimpasto, subito dopo le comunicazioni del presidente Marrazzo era intervenuta anche la consigliera Maria Antonietta Grosso, capogruppo Pdci, la quale aveva anche comunicato all’Aula le sue dimissioni dalla carica di vicepresidente della Commissione lavoro:  “La nostra lealtà è stata ripagata estromettendoci dal governo regionale con un atto di imperio, adottato senza un confronto politico con la maggioranza”.

 “Si tratta di un atto grave – aveva proseguito la Grosso - che ha leso la dignità di un partito e a cui potevamo rispondere solo con il passaggio all’opposizione”. Grosso ha dichiarato di aver perso la fiducia nell’operato del presidente - a partire dalla questione dei ticket sanitari, di cui ha chiesto l’abolizione - e ha definito “uno schiaffo al buon senso” la sostituzione di Di Stefano con un assessore che è ancora presidente di una provincia, vale a dire Scalia, presidente della provincia di Frosinone.

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