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Lazio: mozione Milana chiude vicenda perequazione dipendenti


26/09/08 - Con una mozione, presentata dal Presidente del Consiglio Regionale del Lazio Guido Milana, si è chiusa pochi minuti fa la vicenda della perequazione dei dipendenti regionali, che si trascinava da tempo. La mozione è stata votata dalla maggioranza con l’astensione dell’opposizione.

“Il Consiglio regionale impegna la Giunta e l’Ufficio di Presidenza dell’Assemblea nelle more dell’avvio delle procedure concorsuali, ad attivarsi nell’ambito delle rispettive competenze in materia di organizzazione degli uffici (art.53 dello Statuto), anche attraverso le opportune modifiche ai Regolamenti di organizzazione, affinché i sopra citati dipendenti siano formalmente adibiti alle mansioni superiori in considerazione delle funzioni da essi precedentemente esercitate”. Questo è il dispositivo della mozione attraverso il quale sarà possibile affidare incarichi dirigenziali per sei mesi prorogabili fino a dodici, procedura che potrà essere messa in atto anche per i funzionari, in attesa dell’avvio delle procedure concorsuali per la copertura dei posti vacanti.

In estrema sintesi, è questa la soluzione che si è trovata per chiudere la storia della perequazione, che trova origine nel lontano 1996, quando fu approvata la legge 25 che demandava a un Regolamento il superamento di alcune situazioni di sperequazione tra dipendenti, determinate da precedenti provvedimenti. Regolamento che fu emanato il 10 maggio 2002 dalla Giunta, ma che non fu mai portato all’esame del Consiglio. Proprio su questo mancato passaggio in Consiglio, si è pronunciato negativamente il TAR Lazio l’11 aprile scorso e successivamente il Consiglio di Stato. Nella seduta del Consiglio Regionale del 5 agosto 2008 fu approvata una risoluzione che impegnava il Presidente del Consiglio a convocare una seduta straordinaria, previa acquisizione di un parere pro veritate di due esperti giuristi, per definire la condizione del personale perequato. Queste procedure sono state tutte espletate.

Alla seduta di oggi si è giunti con la presentazione di una proposta di legge unificata di due proposte di legge firmate dai consiglieri Donato Robilotta (Socialisti riformisti per il PdL) e Rodolfo Gigli (UdC) e con la mozione presentata da Milana. Diversi consiglieri dell’opposizione (Rodolfo Gigli, Donato Robilotta, Vincenzo Saraceni, Massimiliano Maselli, Antonio Cicchetti, Francesco Saponaro) sono intervenuti per sostenere la soluzione legislativa, ma il Presidente Milana, intervenendo come semplice consigliere dai banchi dell’emiciclo, ha invece sostenuto la soluzione prospettata dalla mozione insistendo molto sui principi di legalità e di trasparenza. Concetti ripresi dal capogruppo del Pd Giuseppe Parroncini e dal capogruppo dei Verdi Enrico Fontana, oltre che da Wanda Ciaraldi. In apertura dei lavori, era intervenuto l’Assessore al Personale Marco Di Stefano, che aveva ricostruito, passaggio dopo passaggio, l’intera storia della perequazione, pronunciandosi favorevolmente sulla mozione Milana.

La legge Robilotta-Gigli non è stata posta in votazione, dichiarata decaduta, perché i due articoli di cui si componeva sono stati ambedue respinti.

Al termine della seduta il Presidente Milana ha replicato “per fatto personale” ad alcune affermazioni di alcuni consiglieri durante il dibattito dichiarando di “non meritarle”.

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