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Regione Lazio contro tratta e prostituzione



11/12/08 - Una normativa regionale che affronti la complessità del tema e un maggiore investimento sulla rete dei servizi sociali. Queste le principali proposte emerse dal convegno “Merlin, fata o strega? Enti locali, prostituzione, tratta, il giusto rapporto tra tutela dei diritti e sicurezza sociale”, svoltosi questa mattina al Consiglio regionale del Lazio. Il seminario ha preso lo spunto dai cinquant’anni dell’approvazione della legge che porta il nome della senatrice socialista Lina Merlin: nel 1958 grazie al suo impegno vennero abolite le case di prostituzione liberando le donne che vi lavoravano. L’obiettivo dell’incontro è stato fare il punto sulle politiche nazionali e locali, attraverso l’esame di dati, esperienze e buone pratiche.

“Si tratta di una materia su cui il Consiglio regionale ha fatto bene a interrogarsi – ha dichiarato il presidente Guido Milana in apertura dei lavori – perché è un tema di ‘violenza sociale’.” Criticando l’impostazione di chi, come il sindaco di Roma Gianni Alemanno, pensa di risolvere il problema multando prostitute e clienti, il presidente ha aggiunto: “Io penso che a fenomeni complessi vadano date risposte articolate, affrontando la questione attraverso il ripristino di forme di assistenza vere, ponendo le condizioni per far uscire le donne dallo stato di schiavitù”. Concludendo, Milana si è interrogato su quale possa essere il ruolo del Consiglio regionale, ma si è detto certo che il tema debba essere affrontato senza divisioni di parte. Su questo sono stati d’accordo tanto il vicepresidente Bruno Prestagiovanni che il consigliere Luigi Celori, entrambi di An. “Dobbiamo prendere le mosse dal rispetto della dignità umana e cambiare un sistema partendo da radici di natura culturale – ha affermato Prestagiovanni - con l’impegno che certi argomenti che mettono al centro la dignità della persona vadano affrontati senza divisioni”. “Non ci divideremo a livello culturale su questo tema – ha detto Celori – anche se le soluzioni prospettate sono diverse. L’ordinanza di Alemanno ha avuto il merito di ridimensionare il fenomeno sulle strade, si tratta comunque di un problema complesso che va affrontato con il buon senso”.

Contraria alla soluzione di proibire la prostituzione sulle strade si è detta la presidente della commissione Sicurezza del Consiglio Luisa Laurelli (Pd): “Le politiche proibizioniste contribuiranno ad aggravare lo sfruttamento di donne e minori, vittime della tratta. Proibire significa solo nascondere, spostare il fenomeno da un luogo all’altro, da fuori a dentro, in luoghi chiusi e lontani, difficili da indagare da parte delle forze dell’ordine e da raggiungere per gli operatori sociali”. Fornendo i dati delle persone destinatarie di progetti di aiuto e assistenza (più di 11 mila negli anni tra il 2000 e il 2006) Laurelli ha aggiunto: “E’ dimostrato che si può agire attraverso i servizi. La Regione Lazio intende proporsi come soggetto istituzionale per coordinare le politiche locali e dare impulso a servizi che rispondano all’emergenza creando centri antiviolenza, oggi assolutamente insufficienti e case di fuga attualmente esistenti solo a Roma e provincia”.

Giudicando la legge Merlin una conquista importante, Anna Pizzo (Prc), dell’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale, ha criticato l’impostazione del disegno di legge Carfagna, nel quale “prevalgono elementi estetici, quasi che il problema sia solo punire e pulire. Sono invece indispensabili politiche che promuovono i diritti umani delle persone che si prostituiscono, attivando azioni di supporto ai percorsi di ‘uscita’; si deve rendere più efficace il contrasto alla tratta, mantenere gli interventi sociali sulle strade, costruendo sistemi ad elevata integrazione socio-sanitaria”. Una legge che affronti il fenomeno nei limiti delle competenze regionali può essere lo strumento per realizzare politiche di intervento.

Portando la testimonianza concreta dell’impegno investigativo di ogni giorno, Vittorio Rizzi, dirigente della squadra mobile di Roma, ha riferito della presenza di 3 poliziotti rumeni che lavorano in Questura per contrastare il fenomeno offrendo supporto strategico e non solo mediazione culturale. Un esempio della necessità  e dell’importanza di lavorare “in rete” con altri enti, anche stranieri, e con associazioni laiche e religiose per combattere il fenomeno. Il ruolo svolto da queste ultime è stato sottolineato anche dal procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Tivoli, Luigi De Ficchy. “Il punto fondamentale da cui partire è stabilire se la prostituta sia vittima o autore del reato: su questo non c’è via mediana” ha detto De Ficchy. “Proibire la prostituzione in strada ha determinato lo spostamento dell’attività che ora troviamo nei Comuni dell’hinterland, e la sua mimetizzazione nei locali notturni o negli appartamenti. Il fenomeno va combattuto tenendo presente che la prostituzione di oggi non è paragonabile a quella esistente fino agli anni Ottanta, quella era ancora una cosa ‘artigianale’; oggi è un’attività gestita da organizzazioni criminali trans-nazionali che reclutano le donne provenienti da Paesi poverissimi, spesso vendute dalle loro stesse famiglie. Se pensiamo che siano libere come le occidentali, dobbiamo chiederci quanto sia vittima una romena o una nigeriana”.   

 

A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio
Info: 800 01 22 83
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