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Il "caso Lazio" alla Commissione Antimafia



22/01/09 - Il Consiglio regionale del Lazio, presieduto alternativamente da Guido Milana e dai vicepresidenti Carlo Lucherini e Bruno Prestagiovanni, ha approvato a maggioranza una mozione che impegna il governo regionale a promuovere una serie di azioni per il contrasto alla criminalità organizzata nel territorio regionale. Il documento impegna il presidente del Consiglio regionale a trasmettere il testo alla Commissione parlamentare Antimafia.

Il documento “è stato presentato da tutta la maggioranza e condiviso anche da Vladimiro Rinaldi della Lista Storace – ha spiegato la presidente della commissione Sicurezza Luisa Laurelli (Pd), prima firmataria – mi dispiace, però, che non si sia potuti arrivare a una convergenza completa. Un voto unitario avrebbe dimostrato alle mafie che il Consiglio regionale è compatto nelle azioni di contrasto alla criminalità”.

La mozione impegna il presidente Marrazzo e gli assessori competenti a  proporre al Ministero dell’Interno e agli enti locali interessati un Patto per la sicurezza nel sud pontino. I consiglieri chiedono che ciò avvenga in particolare per le province di Latina e Frosinone. Chiesto inoltre il rafforzamento dei presidi delle forze dell’ordine nelle aree di Ostia, Guidonia, Ardea, Pomezia, Aprilia, Minturno e Cassino, nonché la creazione di una sezione operativa della Direzione Investigativa Antimafia per il Lazio meridionale. Il documento impegna anche a sollecitare il Governo  affinché si pronunci quanto prima, nell’interesse della comunità di Fondi, in merito alle vicende segnalate dalla commissione d’accesso della prefettura di Latina, che ha chiesto lo scioglimento del Consiglio comunale per condizionamento da parte della criminalità organizzata.

Il documento approvato dal Consiglio, inoltre, chiede un rafforzamento immediato degli organici della magistratura nei territori più esposti a fenomeni di infiltrazione. I consiglieri sollecitano a proseguire nella piena applicazione delle normative regionali in tema di sicurezza, usura, diritti dei detenuti, diritti degli immigrati, vigilanza urbana e violenza alle donne.

Richiesto inoltre il rafforzamento dell’azione regionale per il pieno ed effettivo riutilizzo sociale dei beni confiscati alle mafie, sia attraverso il sostegno a Comuni e soggetti destinatari dei beni, sia attraverso l’acquisizione diretta dei beni stessi. Sollecitati, poi, l’incremento del controllo della Regione sui propri atti e il rafforzamento delle azioni per la semplificazione e la trasparenza delle procedure amministrative.

Il governo regionale è stato anche impegnato a prevedere la semplificazione delle stazioni appaltanti - rafforzando le attività di controllo - ad approvare piani di inclusione  per le vittime di reati e programmi di contrasto alla povertà per soggetti a forte rischio di esclusione, nonché a realizzare servizi di accoglienza, con particolare riguardo alle donne e ai minori vittime di violenza e alle vittime di tratta. Si chiede anche di operare per il raggiungimento degli obiettivi del Patto per Roma sicura e di predisporre un piano regionale per l’educazione alla legalità e contro il lavoro nero.

Il presidente Marrazzo e i competenti assessori sono stati impegnati inoltre a indire due conferenze pubbliche sul tema dell’abusivismo edilizio - una nel sud e una nel nord della Regione - a rafforzare il coordinamento con gli enti parchi, per contrastare i reati ambientali, a preparare il piano delle cave e a verificare progetti di sviluppo di porti, laghi e fiumi.

Richiesta, infine, la trasmissione all’Osservatorio tecnico scientifico e alla commissione Sicurezza di una relazione sull’andamento dei processi di criminalità organizzata in cui la Regione si è costituita parte civile, oltre al rafforzamento delle strutture e dei mezzi dell’organismo.

Una mozione alternativa, presentata dal consigliere Desideri e larga parte dell’opposizione, è stata respinta dall’aula. Il documento partiva dalla considerazione che il Lazio può essere suddiviso in due grandi aree: Roma, Frosinone e Latina, da una parte, investite da varie forme di penetrazione – seppur non stabilmente radicate – delle tradizionali organizzazioni di stampo mafioso che li usano come base per traffici illeciti e reinvestimenti diversificati dei proventi. E, dall’altra, Viterbo e Rieti, dove questo genere di reati, sebbene non nella stessa forma, “presentano tuttavia preoccupanti tentativi di radicamento”.

Accanto al dilagare della criminalità organizzata – per la quale sono di interesse gli appalti, il settore dei “preziosi” e il ciclo di smaltimento dei rifiuti – i consiglieri dell’opposizione ponevano poi l’attenzione sulla “microcriminalità”, sull’immigrazione irregolare, sulle tossicodipendenze, sull’industria del falso e sul commercio a basso costo. 

A seguito di tali considerazioni, la mozione di minoranza, intendeva impegnare Marrazzo e la giunta regionale ad approntare – nel rispetto delle norme vigenti – sistemi di prevenzione ed a porre in atto provvedimenti adeguati ad eliminare le cause da cui origina la criminalità, organizzata e non. Infine ne veniva richiesta la trasmissione alla Commissione parlamentare antimafia.

Aldo Forte , capogruppo Udc, ha annunciato l’astensione del suo gruppo su entrambe le mozioni.

 

A cura dell'Ufficio stampa del Consiglio Regionale del Lazio
Info: 800 01 22 83
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