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IX - Lavoro, pari opportunità, politiche giovanili e politiche sociali

Presentata la nuova edizione de "l'Annuario del lavoro"

Presentata a Roma, nel corso di un convegno organizzato da Unindustria, l'edizione 2011 de "l'Annuario del lavoro", a cura di Massimo Mascini. Si tratta di uno strumento indispensabile per leggere - attraverso i commenti di giornalisti, economisti, sociologi e giuslavoristi - l'anno appena trascorso dal punto di vista dei cambiamenti introdotti in materia di relazioni sindacali, contrattazione, interventi legislativi, strategia imprenditoriali.
Un anno, il 2011, che ha offerto "un panorama disastrato", come si legge nella prefazione ad opera dello stesso Mascini, con riferimento sia alla situazione economica del Paese, sia al quadro politico che si è andato man mano disfacendosi fino all'arrivo al governo di Mario Monti.
L'introduzione al volume (336 pagine) è a cura dell'economista Carlo Dell'Arringa e si sofferma principalmente sui temi che hanno caratterizzato in misura maggiore il dibattito sulle relazioni industriali del 2011: la rappresentatività, il decentramento della contrattazione e l'articolo 18.
Il caso Fiat la da fa padrone: sia per aver evidenziato dei dissapori interni tra Fiom e Cgil, sia per la clamorosa uscita da Confindustria dell'azienda guidata da Marchionne.
Il risultato, in parte implicito, di tutto quanto accaduto attorno a questa storica vertenza ha rafforzato la contrattazione aziendale a dispetto di quella nazionale. Un decentramento definito però disorganizzato: "ognuno a livello aziendale fa quello che vuole", scrive Dell'Arringa.
Un fenomeno che in Italia si è accompagnato a un aumento generale del costo del lavoro che però non è andato di pari passo con un aumento del potere di acquisto dei salari. Anzi, l'aumento del costo del lavoro e delle retribuzioni è stato proporzionale all'aumento dei prezzi. Nessun miglioramento, quindi, per i salari reali, con il risultato di far perdere competitività alle nostre imprese esportatrici. Un bassa competitività che, avverte l'economista, porta al rischio di "un avvitamento" della nostra economia con ridotte possibilità di crescita.
Dell'Aringa, nel suo intervento, ha da un lato ammonito le parti a non aumentare troppo i costi per le imprese della flessibilità in entrata; dall'altro ha ricordato come la questione dell'articolo 18 non sia di per sé determinante ma resti certamente influente rispetto al funzionamento complessivo del mercato del lavoro e alla possibilità di mandare un messaggio di rinnovamento a tutti i potenziali investitori internazionali.

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