La riforma della Sanità penitenziaria risale al 1999, quando il decreto legislativo n. 230 inseriva tale settore nel Sistema sanitario nazionale, sottraendolo dalle competenze del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e del Dipartimento della Giustizia minorile. Alle Aziende sanitarie locali veniva assegnata la funzione di erogare le prestazioni sanitarie, mentre l'Amministrazione penitenziaria manteneva i compiti relativi alla sicurezza. Il passaggio di consegne avvenne il primo gennaio del 2000, con il transito delle funzioni relative alla prevenzione e all'assistenza e cura dei detenuti tossicodipendenti e la previsione del trasferimento delle altre funzioni sanitarie al termine di un periodo di sperimentazione da realizzarsi presso alcune Regioni.
Con la legge finanziaria 2008 - art. 2, commi 283 e 284 - si confermava il definitivo transito in questione da attuarsi mediante l'emanazione di un decreto del presidente del Consiglio dei ministri per la definizione delle modalità e dei criteri per il trasferimento dal ministero della Giustizia al Servizio sanitario nazionale di tutte le funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali, afferenti alla sanità penitenziaria.
II primo aprile 2008 veniva emanato il suddetto decreto, corredato dalle 'Linee di indirizzo per interventi negli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) e nella case di cura e custodia' e dalle 'Linee di indirizzo per gli interventi del servizio sanitario nazionale a tutela della salute dei detenuti e degli internati negli istituti penitenziari e dei minorenni sottoposti a provvedimento penale'.
Al fine di avviare i percorsi indicati dal decreto fu quindi costituito, a Roma, presso il Coordinamento commissione salute della Conferenza delle regioni e province autonome, un gruppo tecnico di rappresentanti delle Regioni al quale sono stati invitati a partecipare delegati del ministero della Salute e del ministero della Giustizia.
Nell'ambito della Conferenza Unificata è stato inoltre costituito un Tavolo di consultazione permanente con sottogruppi di lavoro, con l'obiettivo di garantire l'uniformità nell'intero territorio nazionale degli interventi e delle prestazioni sanitarie nei confronti dei detenuti, degli internati e dei minorenni sottoposti a provvedimento penale, e un Comitato paritetico interistituzionale con funzioni di attuazione delle linee guida per gli interventi negli Ospedali psichiatrici giudiziari e nelle Case di cura e custodia.
La riforma si è posta i seguenti obiettivi di salute e livelli essenziali di assistenza:
- promozione della salute, anche all'interno dei programmi di medicina preventiva e di educazione sanitaria, mirata all'assunzione di responsabilità attiva nei confronti della propria salute;
- promozione della salubrità degli ambienti e di condizioni di vita salutari, pur in considerazione delle esigenze detentive e limitative della libertà;
- prevenzione primaria, secondaria e terziaria, con progetti specifici per patologie e target differenziati di popolazione, in rapporto all'età, al genere e alle caratteristiche socioculturali, con riferimento anche alla popolazione degli immigrati;
- promozione dello sviluppo psico-fisico dei soggetti minorenni sottoposti a provvedimento penale;
- riduzione dei suicidi e dei tentativi di suicidio, attraverso l'individuazione dei fattori di rischio.
Nel 2007, il Consiglio regionale del Lazio è intervenuto sull'argomento con la legge n. 7, avente per oggetto "Interventi a sostegno dei diritti della popolazione detenuta della Regione Lazio", che tra l'altro recita: "La Regione, attraverso le aziende Usl, assicura ai detenuti e agli internati, ivi compresi i minori, livelli di assistenza sanitaria concernenti le prestazioni preventive, diagnostico-terapeutiche e riabilitative, analoghi o equiparabili a quelli previsti per gli individui in stato di liberta" (articolo 2, comma 3).