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IX - Lavoro, pari opportunità, politiche giovanili e politiche sociali


Medicina penitenziaria, dalla Pisana un gruppo di lavoro ad hoc

18/01/11 - Seduta congiunta delle commissioni Sanità e Lavoro e politiche sociali, presiedute rispettivamente da Alessandra Mandarelli e Maurizio Perazzolo, per favorire l'istituzione di un gruppo di lavoro che si occupi in maniera specifica della medicina penitenziaria. In particolare, del delicato passaggio di competenze in questo settore dalle strutture del ministero della Giustizia alle Aziende sanitarie locali, e dunque alle Regioni. Una riforma datata 1999, che tuttavia non trova ancora completa applicazione nelle 14 carceri laziali.

Il primo passo in questo senso sarà costituito da uno scambio tra i due presidenti dalle informazioni acquisite nel corso delle audizioni su questa tematica svolte finora dalle commissioni. Materiale che sarà recapitato ai commissari e a tutti i consiglieri che ne faranno richiesta, insieme alle relazioni su questi argomenti elaborate dagli uffici competenti. Inoltre, verranno programmate le audizioni dei direttori degli istituti di pena regionali.

"Nel nostro caso - ha introdotto la presidente Mandarelli - i dati forniti in audizione dal Garante dei detenuti sono stati estremamente preziosi per leggere la difficile situazione patita dai detenuti tossicodipendenti, con gravi malattie, o anche delle detenute che vivono i vari momenti della maternità dietro le sbarre. Per dare piena attuazione alla riforma nazionale della sanità penitenziaria - ha proposto Mandarelli - abbiamo già richiesto alla Giunta di prevedere la presenza dei direttori degli istituti di pena all'atto di definire i piani di zona socio-sanitari, ossia i principali documenti di programmazione territoriale".
Secondo il presidente Perazzolo, che dall'agosto 2010 ha intrapreso una serie di visite presso le case circondariali regionali, per raggiungere questi e altri obiettivi "si rende necessaria la creazione di un gruppo di lavoro che ponga attorno allo stesso tavolo i principali enti decisori in tema sanità penitenziaria: la Regione, le Asl, il Garante, il ministero di Giustizia, le carceri stesse. Questo organismo avrebbe un duplice scopo: fotografare la situazione esistente ed elaborare al contempo ipotesi di lavoro per la risoluzione delle criticità emerse".

Alla seduta hanno partecipato quattordici consiglieri (di maggioranza e opposizione) e rappresentanti degli assessorati competenti, tutti sensibili alla tematica e favorevoli alla proposta. Nel corso dei numerosi interventi, è emersa la volontà di dare immediato seguito alla riunione odierna attraverso la convocazione dei responsabili medici delle strutture penitenziarie e l'acquisizione del rapporto annuale, a cura della Giunta, sulla situazione sanitaria in carcere. Particolare sensibilità è stata manifestata sul fenomeno delle morti nelle carceri: sia relativamente ai suicidi, sia ai decessi 'naturali', spesso dovuti a patologie non individuate e curate tempestivamente.

Il quadro normativo
La riforma della Sanità penitenziaria risale al 1999, quando il decreto legislativo n. 230 inseriva tale settore nel Sistema sanitario nazionale, sottraendolo dalle competenze del Dipartimento dell'amministrazione penitenziaria e del Dipartimento della Giustizia minorile. Alle Aziende sanitarie locali veniva assegnata la funzione di erogare le prestazioni sanitarie, mentre l'Amministrazione penitenziaria manteneva i compiti relativi alla sicurezza. Il passaggio di consegne avvenne il primo gennaio del 2000, con il transito delle funzioni relative alla prevenzione e all'assistenza e cura dei detenuti tossicodipendenti e la previsione del trasferimento delle altre funzioni sanitarie al termine di un periodo di sperimentazione da realizzarsi presso alcune Regioni.

Con la legge finanziaria 2008 - art. 2, commi 283 e 284 - si confermava il definitivo transito in questione da attuarsi mediante l'emanazione di un decreto del presidente del Consiglio dei ministri per la definizione delle modalità e dei criteri per il trasferimento dal ministero della Giustizia al Servizio sanitario nazionale di tutte le funzioni sanitarie, dei rapporti di lavoro, delle risorse finanziarie e delle attrezzature e beni strumentali, afferenti alla sanità penitenziaria.

II primo aprile 2008 veniva emanato il suddetto decreto, corredato dalle 'Linee di indirizzo per interventi negli ospedali psichiatrici giudiziari (Opg) e nella case di cura e custodia' e dalle 'Linee di indirizzo per gli interventi del servizio sanitario nazionale a tutela della salute dei detenuti e degli internati negli istituti penitenziari e dei minorenni sottoposti a provvedimento penale'.

Al fine di avviare i percorsi indicati dal decreto fu quindi costituito, a Roma, presso il Coordinamento commissione salute della Conferenza delle regioni e province autonome, un gruppo tecnico di rappresentanti delle Regioni al quale sono stati invitati a partecipare delegati del ministero della Salute e del ministero della Giustizia.

Nell'ambito della Conferenza Unificata è stato inoltre costituito un Tavolo di consultazione permanente con sottogruppi di lavoro, con l'obiettivo di garantire l'uniformità nell'intero territorio nazionale degli interventi e delle prestazioni sanitarie nei confronti dei detenuti, degli internati e dei minorenni sottoposti a provvedimento penale, e un Comitato paritetico interistituzionale con funzioni di attuazione delle linee guida per gli interventi negli Ospedali psichiatrici giudiziari e nelle Case di cura e custodia.

La riforma si è posta i seguenti obiettivi di salute e livelli essenziali di assistenza:
- promozione della salute, anche all'interno dei programmi di medicina preventiva e di educazione sanitaria, mirata all'assunzione di responsabilità attiva nei confronti della propria salute;
- promozione della salubrità degli ambienti e di condizioni di vita salutari, pur in considerazione delle esigenze detentive e limitative della libertà;
- prevenzione primaria, secondaria e terziaria, con progetti specifici per patologie e target differenziati di popolazione, in rapporto all'età, al genere e alle caratteristiche socioculturali, con riferimento anche alla popolazione degli immigrati;
- promozione dello sviluppo psico-fisico dei soggetti minorenni sottoposti a provvedimento penale;
- riduzione dei suicidi e dei tentativi di suicidio, attraverso l'individuazione dei fattori di rischio.

Nel 2007, il Consiglio regionale del Lazio è intervenuto sull'argomento con la legge n. 7, avente per oggetto "Interventi a sostegno dei diritti della popolazione detenuta della Regione Lazio", che tra l'altro recita: "La Regione, attraverso le aziende Usl, assicura ai detenuti e agli internati, ivi compresi i minori, livelli di assistenza sanitaria concernenti le prestazioni preventive, diagnostico-terapeutiche e riabilitative, analoghi o equiparabili a quelli previsti per gli individui in stato di liberta" (articolo 2, comma 3).






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